Dove eravamo rimasti? Proviamo a ripetere i concetti, a grandi linee s’intende.
Eravamo partiti da Darwin e dal suo “adatto”, colui che, attento a diversi aspetti e mutamenti, risulta il fautore vero dell’evoluzione.
Non il più forte, non il più grosso e cattivo, ma il più “adatto”. Poi i darwinisti sociali, che lessero tutto con la lente della prepotenza del “pesce grande” e poi il grande Kropotkin, scienziato anarchico, che smentì la bufala della prevalenza del più forte che dettava linee evolutive attraverso scontri ferali, e introdusse invece il concetto di cooperazione reciproca, che chiamò “mutuo appoggio”. Infine la grande scienziata Margulis che, negli anni sessanta, confermò, con le sue ricerche sui cloroplasti vegetali, che dalla cooperazione – mutuo appoggio – nascono gli adattamenti positivi negli esseri viventi, siano essi vegetali o animali.
Qui ci eravamo fermati con la promessa di proporre qualche esempio che potesse far capire a tutti di cosa si tratta quando si parla di SET – teoria endosimbiotica seriale – che la Margulis dimostrò. Sono termini che possono disorientare, parolone, capisco. Ma oggi il termine che prevale e che tutti conoscono è simbiosi. Di che si tratta? Due righe per chiarire.
“La simbiosi (dal greco συμβίωσις “vivere insieme”, da σύν “insieme” e βίωσις “vivere”) è qualsiasi tipo di interazione biologica stretta e a lungo termine tra due diversi organismi biologici, sia essa mutualistica, commensalistica o parassitaria.
Gli organismi, ciascuno definito simbionte, possono essere della stessa specie o di specie diverse. Nel 1879, Heinrich Anton de Bary lo definì come “la convivenza di organismi diversi”.”Questo ci dice il dizionario.
Ora, per chiudere la mia argomentazione a sostegno del più adatto e del mutuo appoggio, oggi simbiosi, eccovi alcuni esempi a cui in pochi fanno caso, pur avendoli spesso davanti agli occhi ogni giorno.
Certamente vi sarà capitato di vedere, su muri o statue o rami d’alberi vecchi, delle strane crescite colorate, spesso in verde, a volte in arancio o in grigio. Bene, quelli che avete visto sono i licheni, un bellissimo e vittorioso esempio di cooperazione che lega oramai in modo indissolubile un’alga e un fungo e che ha permesso loro di mettere insieme le capacita fotosintetiche di una piccola alga con le capacità di un fungo di trattenere acqua e sali minerali. Ambedue singolarmente avrebbero avuto poche possibilità di vivere in condizioni estreme di umidità e temperature. Ma insieme, da millenni, sono una specie a sé stante, licheni appunto, con una potenza vitale incredibile.
Pensate che alcuni licheni sono sopravvissuti fuori dalla stazione spaziale in orbita nel cosmo per sue settimane, esposti a raggi cosmici e a temperature proibitive. Questo accadeva nel 2005. Poi li troviamo in Antartide o nei deserti più aridi, insieme; alga e fungo. Quasi invincibili.
Ma voglio parlarvi di un’altra meraviglia vegetale, perché è nel mondo degli esseri vegetali viventi che la simbiosi ha dato da sempre il meglio di sé.
Forse pochi di voi hanno potuto vedere dal vivo una Gunnera Manicata. Una pianta dalle foglie gigantesche, che arrivano a diametri di 140 centimetri e con picciolo di 4 metri. Nella foto a corredo si può vederla a confronto con una normale bicicletta.
Io ne vidi una, anni fa, in un giardino botanico in Germania e rimasi stupefatto. Bene, la sua potenza vegetale e la sua vitalità grandiosa nascono dalla simbiosi che la Gunnera ha sviluppato da tempo immemore nella sua terra di origine, il Brasile, con un batterio che ha un nome secco e strano: Nostoc.
Questo batterio riesce, con alcune reazioni chimiche del suo metabolismo, a fissare l’azoto atmosferico e – come si sa – l’azoto insieme a carbonio, ossigeno e idrogeno è uno dei 4 elementi chiave per la vita sul nostro piccolo pianeta azzurro. Con questo, insieme alla sua capacita di fare fotosintesi, il Nostoc fornisce alla Gunnera tutto l’azoto necessario alla sua gigantesca crescita vegetale. Simbiosi anche in questo caso vincente.
Insomma, diciamo che fare squadra… paga.
Chiudo banalizzando, ma viste le recenti manifestazioni di milioni di ragazzi avvenute nel mondo occidentale con a tema il cambiamento climatico che qualcuno ha paragonato alle riunioni globali del ’68 direi che ci può stare.
Mi abbandono perciò alla nostalgia (sono, diciamo, maturo…) con un noto e amato grido di battaglia: fate l’amore non fate la guerra. Ce lo dice anche la Gunnera…
Photo Credits: arboreafarm.com
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