Il mantra salvifico delle ultime settimane distinte da questa sgradevole corona dello “stiamo in casa” ha creato situazioni varie e a volte imbarazzanti nelle case di mezzo mondo. Stare in casa obbliga a fare i conti con se stessi; con le proprie paure, con le proprie nevrosi da iperattività bloccata che colpiscono molti, con i propri cari non sempre così cari e amati, con i propri animali da compagnia improvvisamente divenuti ancore di salvezza per uscite multiple.
Sui social è anche un fiorire frenetico di forni accesi, pani, farine e lieviti mai dominati e per i più sconosciuti, che spuntano come funghi. Mangiate nervose a tutte le ore, anoressie da tensione e da panico e chi più ne ha più ne metta.
Ma detto ciò anche sul nostro Cavoloverde.it, cultura dei cibi e dei nutri-menti, oggi vorrei parlare di diete.

No, calma, rilassatevi. Nessuna lezione su grammi e calorie.

Per questo esistono centinaia di testi per tutti i gusti. Vorrei invece parlare di una novità apparsa nel panorama diete che, a prima lettura, potrebbe sembrare un ossimoro alimentare, un po’ come un salame suino vegano, o un’insalata crudista condita con lardo di Colonnata.
La novità non è però poi così nuova. Se ne parla infatti già da sei anni, ma solo tra la fine del 2019 e i primi mesi del 2020 è esplosa nella sua strana natura modaiola e di dieta che mette insieme alimenti che normalmente vivono agli antipodi.
Parlo del coniugare le nodali proteine carnee della paleo dieta e le eteree, spirituali, leggerissime e vitaminiche insalate vegane. La dieta ha un nome strano che ricorda un po’ gli infedeli, i cavalli alati e le abbuffate di seitan: Dieta Pegana.
La Dieta che mette insieme fuoco e acqua; carne e proteine unite ai sacri dogmi del veganesimo.

A inventarla un simpatico americano “sessantino”, come direbbe Montalbano: Mark Hyman, medico dietologo ultra famoso negli USA che ha fatto sposare frutta e verdura in dosi massicce tipiche dei vegani con la carne rossa, bianca o acquatica della paleo dieta ricca di fonti proteiche animali.
Ovviamente le proteine devono venire da animali al pascolo. Solo da allevamenti estensivi, animali liberi. Ogni carne è come l’erba diceva Salatin. Questo è già un buon passo avanti. Carni vere e sane, insomma, che hanno incamerato salute stando al vento e al sole e senza abbuffarsi di cereali.

Frutta e verdura certamente in abbondanza – 75% del piatto – ma il fatto della loro provenienza – coltivazioni intensive o estensive – non è così ben precisato. Un accenno alla fitoalimurgia no?

Strane esclusioni poi arrivano puntuali e inspiegabili. No ai latticini, concessi solo quelli di capra e pecora e solo in forma di yogurt, kefir ecc. Strana dimenticanza del latte d’erba e formaggi connessi che viene escluso un po’ … ad minchiam. Poi altra strana esclusione dalla dieta Pegana sono gli oli vegetali, forse per quella innata ignoranza che oltre oceano ancora domina sull’olio da olive e.v. che, California a parte, negli USA è ancora un sanissimo e sconosciuto nutraceutico. Ovviamente zuccheri vietatissimi, nessuna menzione per i mieli e questo mi irrita un po’ e molti di voi che mi leggono e conoscono sapranno anche il perché di questa “irritazione”. Faccio a meno di dire che i cereali – zuccheri travestiti – sono permessi in quantità limitatissime.

Quindi concludendo diciamo che rispetto a tanta stupidità nutrizionale in circolazione questa “Dieta Pegana” in parole povere propone tra le righe un sostanziale e saggio invito a ricordarci della nostra natura onnivora.

Chiudo con alcune considerazioni di etimologia.

Dieta in latino significava “modo di vivere”. Nell’antica medicina greca la “dieta” era il complesso delle norme di vita (alimentazione, attività fisica, riposo, ecc.) atte a mantenere lo stato di salute. Dico così, per dire. Non solo grammi alla mano e sacrificio perciò , ma tanto buon senso. Meditate… se potrete.

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Vive in Austria, a Vienna, dal 2014. Studia, scrive e collabora con le sue “ragazze ronzanti” che volano e producono mieli nelle foreste viennesi. Api-cultore, mielosofo, amante della Sapienza applicata al cibo. Libero pensatore nato a Mantova nel secolo scorso. Dice di se: “Vengo… non so da dove. Sono… non so chi. Muoio… non so quando. Vado…non so dove. Mi stupisco di essere lieto.
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