Le feste legate al Natale e al Capodanno sono appena terminate. Ma ecco avanzare a grande velocità il “caos” carnevalizio, che sovverte l’ordine delle cose e delle identità: maschere, sfilate, dolci fritti e scherzi di ogni genere che in questo periodo “valgono” e si diffondono nelle strade e nelle piazze di mezza Europa.
In attesa delle ricette, che fioriranno su ogni rivista o giornale che abbia qualche intenzione di proporre cultura del cibo, forse vale la pena ricordare alcune premesse storiche di questa festa che ci fa “rimettere in carne” prima del periodo quaresimale, dove saranno le regole dietetiche a dettare legge, imponendo l’astensione dalla carne e la sobrietà.

Iniziamo dalla parola stessa: Carnevale.

Oggi la tesi più accreditata è quella che vede la parola derivare dal latino “carnem levare” cioè togliere dalle tavole la carne, anche se qualcuno ancora riporta altre possibilità di origine. Ad esempio la parola latina “carnualia”, che era riferita ai giochi campagnoli; oppure qualcun altro azzarda addirittura la derivazione della parola da feste pagane antiche che prevedevano un “carrus navalis”, corteo navale. Ma io credo, anche allineandomi alla spiegazione che ne dà il sommo Prof. Massimo Montanari, che il “levare la carne” sia la più corretta definizione del significato del termine Carnevale.

Infatti, il Carnevale “muore”, o il re Carnevale viene in molte località bruciato, dopo le grandi abbuffate del giovedì grasso e del martedì grasso, giorni che precedono lo stop quaresimale alla carne.
In Italia era obbligatorio per i macellai chiudere bottega dopo il Carnevale per il periodo della Quaresima e così i venditori di proteina nobile, quando potevano e dove potevano, si riciclavano spesso come pescatori, dato che il consumo del pesce era permesso. Oppure si limitavano alle macellazioni di carni di agnello o capretto che, con deroghe religioso-sanitarie, erano permesse per i malati che non potevano essere esentati causa rischio della loro vita. Ovviamente in molti si davano malati gravi anche quando non lo erano e le scappatoie per arrivare al “boccone carneo” erano diffuse.

Diamo anche qualche data, dicendo che non dappertutto il Carnevale termina con il martedì grasso.

Infatti, ad esempio famosi Carnevali terminano solo la domenica dopo le Ceneri tipo Viareggio, Ovodda, Chivasso, Borgosesia e altri.
Ma rimanendo nelle date, diciamo anche che quest’anno il martedì grasso e la conseguente fine del Carnevale nella maggioranza dei comuni cade il 25 febbraio. Essendo però questa data mobile e legata al Mercoledì delle Ceneri di religiosa tradizione, sappiamo già che nel 2021 il martedì grasso sarà il 16 febbraio e nel 2022 il 1 marzo e così via calcolando.

E vogliamo parlare anche delle maschere?

Certo che sì. E se parliamo di maschere non si può non parlare di Venezia, dove la produzione di maschere raggiunge oggi, e raggiunse anche negli anni d’oro della Serenissima, livelli di vera arte e dove la maschera era anche strumento di livellamento sociale nel suo garantire l’anonimato che permetteva lo scambio di ruoli e la liberazione da ogni regola .
Non sappiamo con esattezza quando i Veneziani abbiano cominciato ad indossare maschere, anche se il più antico documento che ne parla è del 1268, ma sappiamo che nel corso dei secoli successivi il travestimento e i giochi in incognito con utilizzo di maschere erano parte integrante della vita quotidiana veneziana. A quell’epoca il Carnevale iniziava ufficialmente il 26 dicembre .
Quindi durante l’antica Repubblica, il Carnevale sembrava durare tutto l’anno, o per lo meno così appariva la città ai visitatori. La moda veneziana di indossare delle maschere comportava una serie di vantaggi e libertà, che dovevano far sembrare Venezia un vero e proprio paradiso ai molti visitatori stranieri.

Poi, con la caduta della Repubblica veneziana, alla fine del diciottesimo secolo, dopo che la festa in maschera era andata avanti con le maschere che impazzavano, come ho scritto prima, dal 1268, le maschere ebbero un declino velocissimo sino a scomparire. Riapparvero a Venezia pochi decenni fa con l’impegno di un gruppo di giovani Veneziani amanti del teatro e della cultura. Era il 1979 e da allora il crescendo del Carnevale in maschera veneziano è stato imponente. Oggi centinaia di migliaia di persone arrivano a Venezia per il Carnevale e per indossare maschere.

Speriamo solo che le maschere di quest’anno non debbano essere le mascherine anti-infezione, visto i virus con la corona che gironzolano e che con il Carnevale e la festa poco dovrebbero aver a che fare.
Buon Carnevale in ogni caso a tutte e a tutti; e che festa sia.

  • Articoli
Vive in Austria, a Vienna, dal 2014. Studia, scrive e collabora con le sue “ragazze ronzanti” che volano e producono mieli nelle foreste viennesi. Api-cultore, mielosofo, amante della Sapienza applicata al cibo. Libero pensatore nato a Mantova nel secolo scorso. Dice di se: “Vengo… non so da dove. Sono… non so chi. Muoio… non so quando. Vado…non so dove. Mi stupisco di essere lieto.
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