E’ stato appena consacrato con ben quattro premi al Pizza Award Italia2019 nelle categorie Miglior pizzaiolo, Miglior pizza d’Italia, Miglior pizza tradizionale, Miglior pizza in Campania, è Ambasciatore del Gusto 2019 e solo pochi mesi fa ha vinto per il terzo anno consecutivo il premio di Top 50 Pizza come Miglior Pizza al mondo. Tutto questo ha solo un nome: Franco Pepe.
Dopo aver lasciato nel 2012 la pizzeria di famiglia a Caiazzo in provincia di Caserta, Franco Pepe ha fondato il suo Pepe in Grani, trasformandolo nel tempo in uno di quei posti che almeno una volta nella vita devi provare, soprattutto se ami la pizza così tanto (come la sottoscritta) da sfidare il traffico e la pioggia pur di mangiarne una speciale.

Collocato in un vicoletto nel cuore di Caiazzo, Pepe in Grani colpisce sin da subito per l’accoglienza del posto e per la gentilezza del personale.

Siamo molto lontani dall’immagine della pizzeria alla buona con le tovaglie a quadretti e i camerieri un po’ caciaroni, ma l’aria che si respira è quella di un posto ugualmente caldo e accogliente, dal design semplice e lineare che ti fa capire da subito che la vera padrona di casa è solo lei: la pizza.
Dal primo sguardo al menù si capisce chiaramente che Franco Pepe non vuole allontanarsi dalla tradizione della pizza italiana, ma punta soprattutto all’originalità degli accostamenti degli ingredienti e alla valorizzazione dei prodotti del territorio. Nonostante ci sia la possibilità di scegliere un Menù Degustazione, io ho preferito assaggiare meno cose, lasciandomi guidare nella scelta soprattutto dall’istinto. Gli antipasti e i dolci a base di impasto di pizza, lo dico da subito, sono stati la vera rivelazione della cena. Ho voluto assaggiare le classiche crocchette di patate di produzione propria (buonissime per la consistenza morbida e una frittura impeccabile), ma il vero colpo di fulmine l’ho avuto per Ciro, un cono di pizza con fonduta di Grana Padano Dop 12 mesi, pesto di rucola e olive caiazzane disidratate, servito in un bicchierino di metallo ramato. L’equilibrio dei sapori è letteralmente una bomba di piacere per il gusto.

Ecco arrivato il momento clou: la scelta della pizza.

Confesso che, prima di andare da Pepe in Grani, avevo letto molte recensioni e mi aveva particolarmente incuriosita la Margherita Sbagliata, diventata forse il simbolo della pizza alla “maniera di Franco Pepe”. Mi sono domandata: come può essere una pizza che già dal nome sembra voler sfidare la famosissima e blasonatissima Margherita? Bene ho fatto a provarla, perché la Margherita Sbagliata non è una sostituzione di quella classica (che tra l’altro c’è nel menù), ma la proposta di qualcosa di diverso. Niente fiordilatte e foglia di basilico come spesso si trova nella versione più tradizionale, ma una base di pizza infornata solo con mozzarella di bufala campana DOP a cui, a fine cottura, vengono aggiunte delle strisce di passata di pomodoro riccio e una riduzione di basilico. Anche la pizza Ai sapori del Cilento con bufala, ricotta del Cilento e carciofi Igp è stata una buona scelta. Inizialmente ero un po’ scettica per la presenza di ricotta e mozzarella sulla stessa pizza, ma alla fine l’insieme dei sapori si è rivelato per nulla pesante.

Caratteristiche in comune tra le due pizze? Sapori delicati, cornicione alto, impasto morbido e altissima digeribilità.

Dulcis in fundo, nel vero senso della parola, una straordinaria Crisommola del Vesuvio, un trancio di pizza fritta farcito con ricotta di bufala aromatizzata alla buccia di limone e confettura di albicocche, granella di nocciole e menta fresca. Sorprendenti anche gli Straccetti al miele e rosmarino fatti di pizza fritta con zucchero, cannella e miele, da intingere in una crema di ricotta di bufala aromatizzata alla vaniglia, rosmarino e sezt di arancia. La leggerezza della frittura è straordinaria.
Con tutto questo cibo però non sono certamente rimasta a secco. Ho provato la Bibok, una birra ambrata a bassa fermentazione suggerita nel menù in abbinamento con la Margherita Sbagliata e la Triticum, una birra prodotta esclusivamente per Pepe in Grani dal Birrificio Antoniano dal gusto più luppolato.

Mangiare da Pepe in Grani è una di quelle esperienze che non servono solo a soddisfare il palato, ma che ti fanno andar via con un carico enorme di curiosità.

La sensazione infatti è di aver provato qualcosa in equilibrio tra tradizione e rivoluzione nell’utilizzo delle materie prime, ma soprattutto in grado di modificare il tuo approccio ad uno di quei cibi che per noi italiani è intoccabile come il Sacro Graal.
NB: se pensate di andarci, ricordatevi che le porzioni sono super abbondanti e che vale la pena provare più cose.

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Sono nata e vivo a Roma. Mi sono laureata in Lettere alla Sapienza e dopo un master in Web Marketing e New Media ho lavorato nel settore della Comunicazione e degli eventi. Oggi mi occupo di divulgazione cinematografica in ambito museale e amo viaggiare in maniera spasmodica. Sono cresciuta in una famiglia di astemi, ma visto che ho sempre fatto il contrario di tutto e di tutti, ad un certo punto della mia vita ho deciso di diventare sommelier. Amo il vino in tutte le sue sfaccettature, ma quello che mi piace di più è indagare i legami e scoprire le intermittenze che ci sono tra il mondo del vino e quello dell’arte. Le mie degustazioni sono sempre delle occasioni per condividere, con amici e curiosi, le suggestioni e i richiami tra le note sensoriali di un vino e l’universo artistico. Forse la mia si può chiamare deformazione professionale, ma ormai non riesco più a coltivare le mie passioni per il cinema, il cibo e i viaggi senza condirle con tannini e perlage.