Si è concluso con successo Roma Baccalà 2023, la tre giorni che ormai da quattro anni popola e dà vita ad una delle piazze più belle e storiche di Roma, Piazza Damiano Sauli nel quartiere Garbatella. Giunto alla sua IV edizione, anche quest’anno l’evento tutto dedicato al baccalà ha registrato una grande partecipazione e attenzione da parte del pubblico. Appassionati e no, infatti, hanno avuto la possibilità di assaggiare e di scoprire i molteplici utilizzi di questo pesce in cucina, dalle ricette tradizionali italiane e straniere fino alle pietanze più elaborate e originali.
Quest’anno però Roma Baccalà, che è organizzato sin dalle sue origini con il sostegno del Municipio VIII di Roma, ha voluto porre un accento particolare sulle numerose connessioni tra cibo, storia e addirittura miti e religione. Connessioni che a volte e inaspettatamente sono nate proprio grazie al baccalà e al suo millenario utilizzo nella cucina. Il baccalà è infatti anche un elemento molto presente nelle tradizioni e nelle usanze di alcune comunità, basti pensare a quella ebraica di Roma dove l’utilizzo del baccalà in cucina è fortemente radicato da secoli, oppure alle storie norvegesi di Sant Hans (durante la quale i popoli scandinavi decorano le case con ghirlande di fiori e siedono attorno a enormi falò) che sembrano simili a quelle della Festa di San Giovanni (24 giugno) e alla notte delle streghe. A proposito di legami e di connessioni, quest’anno Roma Baccalà ha avuto come filo conduttore il tema della luce che ha dato anche origine allo slogan della manifestazione, “Più luce per la nostra festa!”. Un tema fortemente legato al Solstizio d’estate e a tutte le leggende e le tradizioni che lo riguardano nel mondo. Per una manifestazione come la nostra che ha le radici nella cultura del cibo e del suo racconto, il solstizio d’estate rappresenta un’occasione per fare il giro del mondo attraverso riti e usanze, accentuare ancora di più tutto l’aspetto del racconto antropologico che Roma Baccalà porta in sé sin dalla prima edizione ha dichiara Francesca Rocchi, direttrice artistica di Roma Baccalà.

Il baccalà è da sempre uno dei pesci più versatili nella cucina di tantissimi paesi del mondo. Per questo motivo, anche quest’anno la Norvegia ha confermato il suo sostegno a Roma Baccalà ed è stata presente con alcuni appuntamenti, a cura dell’Ambasciata di Norvegia e Norwegian Seefood Council, dedicati alla cultura norvegese a tavola coniugata con quella tipica romana. Per la prima volta, presente anche il Portogallo, il paese sicuramente più conosciuto al mondo per la tradizione del “bachalau” e nel quale, si dice, il baccalà viene preparato in oltre mille modi diversi.
Anche la Regione Calabria ha confermato la sua presenza per il secondo anno consecutivo ed è stata protagonista di una serie di appuntamenti dedicati alla cucina calabrese in cui sono stati coinvolti i produttori corregionali presenti alla manifestazione. Grazie a Roma Baccalà in tanti hanno potuto assaggiare le prelibatezze di Mammola, un paese medievale diventato famoso per il modo di cucinare lo stoccafisso oppure hanno potuto scoprirne la storia millenaria grazie ai talk organizzati e condotti dell’Accademia dello Stoccafisso di Calabria e da Calabria Straordinaria.
Novità anche da altre regioni italiane. La Sicilia quest’anno, in collaborazione con Slow Food di Messina (una delle capitali storiche dello stoccafisso del Sud Italia), ha partecipato alla manifestazione per la prima volta proponendo incontri e ricette sul tema del baccalà.

Tra le decine di piatti da assaporare, a noi di Cavolo Verde sono piaciuti soprattutto la Brioche col tuppo farcita con baccalà mantecato e cipolla giarratana di Casa&Putia (Sicilia), il Baccalà con patate e peperone crusco, la panzanella di baccalà, il baccalà in panatura di sesamo e hummus e ovviamente il mitico filetto di baccalà fritto.
Insomma, Roma Baccalà si è confermato anche quest’anno un appuntamento imperdibile non solo per gli appassionati di cibo, ma anche per i curiosi di storia e tradizioni. Un evento in cui è stato possibile degustare tantissimi piatti tradizionali e originali, mantenere i riflettori accesi sul buon cibo e il cibo di qualità, ma soprattutto in grado di coinvolgere le comunità del territorio con l’auspicio che possa estendersi anche in altre zone dentro e fuori Roma.

 

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Sono nata e vivo a Roma. Mi sono laureata in Lettere alla Sapienza e dopo un master in Web Marketing e New Media ho lavorato nel settore della Comunicazione e degli eventi. Oggi mi occupo di divulgazione cinematografica in ambito museale e amo viaggiare in maniera spasmodica. Sono cresciuta in una famiglia di astemi, ma visto che ho sempre fatto il contrario di tutto e di tutti, ad un certo punto della mia vita ho deciso di diventare sommelier. Amo il vino in tutte le sue sfaccettature, ma quello che mi piace di più è indagare i legami e scoprire le intermittenze che ci sono tra il mondo del vino e quello dell’arte. Le mie degustazioni sono sempre delle occasioni per condividere, con amici e curiosi, le suggestioni e i richiami tra le note sensoriali di un vino e l’universo artistico. Forse la mia si può chiamare deformazione professionale, ma ormai non riesco più a coltivare le mie passioni per il cinema, il cibo e i viaggi senza condirle con tannini e perlage.