Terminerà il 7 Gennaio lo spettacolo di luci all’Orto Botanico di Roma, in Trastevere. Trame di Luce, alla sua seconda edizione, ci regala angoli suggestivi, vedute preziose, gioia per gli occhi e per i cuori (romantici).

E’ il posto dove portare la ragazza, è la passeggiata con l’amica per collezionare selfie da scandire sui social nei giorni a seguire, è il modo per stupire i bambini e dove passeggiare sotto braccio, mano nella mano, a qualsiasi età.

Conosco l’orto botanico nella sua veste quotidiana, bagnato dalla luce naturale del sole, vivo e fremente nella moltitudine delle sue varietà vegetali esposte con sapienza e poesia. La notte, nel periodo delle feste (Trame di Luce ha aperto i battenti il 18 novembre scorso) indossa le sue vesti più luccicanti, si adorna di istallazioni spettacolose per stupire grandi e piccini, come una narcisa si lascia ammirare distrattamente dai più, brilla della luce che lo imbelletta quasi fosse natu rale per lui avere quell’aspetto ogni giorno, quasi che non ci fossero volute ore e ore di lavoro per tessere le trame di luce che lo adornano e lo rendono uno spettacolo unico.

Vi consiglio di andare, prima che chiuda, prima che le luci vengano smontate, che le notti vengano restituite al buio e al sonno della flora che lo abita da tempi lontani.

Io ci son stata, ho camminato placida, mi sono fatta fotografare, ho tentato di scattare foto a mia volta, mai soddisfatta del risultato che non reggeva il paragone con lo spettacolo negli occhi. A fine giro mi sono intrattenuta nella zona di street food che regala chicche di livello (un nome su tutti? Mozao) mi sono rifocillata su d altalene fiorite, comode come fossero amache, ho sentito l’umido della sera amplificato dal microclima generato dalla rigogliosa vegetazione entrarmi dentro e farsi posto sotto il cappotto.

Ho fatto il pieno di bello, negli occhi e nel cuore, poi, stanca e pacata, mi sono alzata, voltandomi a guardare le luci dell’ingresso, ho attraversato il viale che mi guidava verso l’Accademia dei Lincei, salutando le teste marmoree e i loro giochi di luci ho lasciato l’area e mi sono diretta altrove, piena ma non sazia del bello.

 

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Vicedirettore di questa rivista nonché blogger, giornalista, laureata in comunicazione, parlo di food ma non solo; recensisco locali ed eventi, racconto di persone e situazioni su siti e riviste. Qui su Cavolo Verde – sperando di non essere presa troppo sul serio – chiacchiero, polemizzo, ironizzo, punzecchio e faccio anche la morale.
In sintesi? Scrivo – seriamente – e mi piace. Tanto.