Conosco Luca da anni, da quando lavorava al Mercato Centrale.
Ho mangiato più volte la sua pizza. E’ una sicurezza, è fare una bella figura quando ci porti gli amici (o il fratello, com’è successo ieri) e poi è un piacere mangiarla, scoprire le storie e le evoluzioni dei prodotti che usa nelle sue preparazioni,vivere le sperimentazioni, le nuove scoperte, gli assaggi, i progetti, è un percorso in continuo divenire perchè Luca, lui, non si ferma mai.

Nel 2020, in pieno lockdown, quando i locali erano chiusi non si è perso d’animo,

si è rimboccato le maniche e ha diversificato, ha ritirato fuori dal cilindro della tradizione la Falia, un antico pane delle sue zone, l’ha prodotto, c’ha conquistato le persone e ha iniziato a distribuirlo. Stessa cosa a fine anno, sotto Natale, ennesime chiusure, ennesimi disagi e lui che fa? La Ciammella, un prodotto da forno a metà tra un dolce e un pane, buono da solo, buono con la marmellata a colazione e buono pure col salame. Stesso iter della falia, distribuita per permettere ai più di scoprire (in alcuni casi di ri-scoprire) i prodotti delle tradizioni che tanto gli sono care.

Le pizzerie di Luca, una a Priverno e una a Frosinone,

accolgono i clienti con supplì di vario genere (io ho provato quello alla carbonara con pasta e guanciale, meraviglioso come si vede dalla foto) poi tanto altro, come le montanare, le pizze fritte, le pizze napoletane. Tra queste ultime c’è l’imbarazzo della scelta: bianche, rosse, di stagione, il comun denominatore e la sua forza stanno nei singoli ingredienti che le farciscono e che sono di qualità così elevata da accrescere il successo della pizza in maniera esponenziale.
Se vi rimane posto per un dolce vi consiglio di scostarvi dali classici di pasticceria e di assaporare le sue creazioni. La seadas, rivisitata usando pizza fritta ma ripiena di ricotta, miele e zeste di limone oppure di lasciarvi guidare verso il suo ultimo progetto,”Come se fosse”, che dipinge su una tavolozza di pizza fritta i classici della pasticceria italiana. Ora come ora in menù c’è il suo omaggio alla pastarella alle visciole di Sezze ma so già che molti altri ne seguiranno e che io andrò lì per assaporarli.

 

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Vicedirettore di questa rivista nonché blogger, giornalista, laureata in comunicazione, parlo di food ma non solo; recensisco locali ed eventi, racconto di persone e situazioni su siti e riviste. Qui su Cavolo Verde – sperando di non essere presa troppo sul serio – chiacchiero, polemizzo, ironizzo, punzecchio e faccio anche la morale.
In sintesi? Scrivo – seriamente – e mi piace. Tanto.