Parliamo di pecore, quelle vere. Quelle che, se abiti in un paesino dell’entroterra sardo, puoi incontrare veramente: ti attraversano la strada per raggiungere un pascolo, le ritrovi una sopra l’altra sotto l’ombra dell’unico albero in un’immensa campagna, ne calpesti la cacca a palline se ti fai una passeggiata.
Perché quelle vere? Perché ci sono veramente, e sono veramente tante, tant’è che le ritrovi in un sacco di piatti della cucina sarda.
Al contrario delle pecore d’Abruzzo (dove ho vissuto e lavorato per quasi otto anni) e che non ho mai visto…
Il famoso “arrosticino” abruzzese (uno spiedino in cui si alternano pezzetti magri di pecora a pezzetti grassi, sempre di pecora) si dice che sia prevalentemente fatto di carne importata dall’Irlanda.
Volete mettere mangiare un pezzo di carne locale a km 0? C’è tutto il gusto e il profumo della campagna, sulla freschezza non si discute nemmeno.
Ma come finiscono in padella (o in pentola o alla brace) in Sardegna le pecore vere?
Bollita (richiede una lunga cottura) con patate, pomodoro secco, cipolla, sedano e carote (io la faccio con il solo pomodoro secco, patate e timo o finocchietto selvatico). Poi con il brodo di pecora si può inzuppare il pane carasau (famoso anche come carta da musica) e farne un ottimo pane frattau (sfoglie di pane inzuppate di brodo di pecora alternate a sugo di pomodoro e pecorino, guarnite con un uovo in camicia).
Le costolette, marinate con olio, prezzemolo e poco aglio, direttamente sulla bistecchiera.
Alla brace, con solo sale, per sentirne tutto il gusto.
In spezzatino con carciofi e/o patate.
Il gusto della carne di pecora ben si sposa con le erbe aromatiche: finocchietto selvatico, timo e alloro.
Mangiare a km 0 non solo è sano e salutare, ma aiuta anche l’economia locale.
E pazienza per la cacca a pallini che incontri durante le passeggiate…
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Conosco diverse erbe del posto dove vivo, la Sardegna, ma non conoscevo affatto l’enula.
Ho potuto scoprirla grazie a Giovanna, una mia nuova amica, che mi ha regalato una bottiglia di liquore e l’olio d’enula… -
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Chiedete ad un sardo emigrato qual’è il profumo che sente appena sbarcato in terra natia: vi dirà il profumo di elicriso!
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Lo so che mi attirerò gli strali di chi considera la cucina una questione di pesi al grammo, ma la sottoscritta, onestamente, non pesa quasi niente, nemmeno per i dolci…
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Aprile è un mese straordinario per la raccolta di erbe spontanee. Oggi ho colto mazzetti di Erba vajola (detta anche Erba tortora) che in questo periodo è in fiore…
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Oggi sono in vena di ricordi e vi parlo di un’esperienza culinaria che risale a ben 40 e passa anni fa…
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Costoso più dell’oro, lo zafferano si può trovare sotto varie forme, ma la resa migliore dal punto di vista organolettico e visivo, è sicuramente data dallo zafferano in pistilli. I pistilli, o stimmi, sono i tre filini rossi che si trovano al centro del fiore e dai quali si ricava la polvere dorata che siamo abituati a vedere.
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Quest’anno, complice un inverno mite e una primavera anticipata, riesco a fare la confettura ai fiori d’arancio a marzo, anziché a maggio…
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I polentoni si chiamano così per aver mangiato tanta polenta. Mia nonna Stella, classe 1899, mi raccontava che la sua generazione è sopravvissuta grazie alla polenta. Non c’era altro da mangiare…
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Che Natale è senza panettone ripieno? Ecco come trasformare un panettone in una vera goduria…
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Mi sono iscritta per gioco (adoro scherzare!) ad un gruppo facebook dal nome che è tutto un programma: “Anonima coccodrilli” dove si confessano le varie dipendenze da cibo, il gruppo si fa sempre più esilarante e si stanno delineando vari profili…
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Le pecore, Perché quelle vere? Perché ci sono veramente, e sono veramente tante…
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