Spesso e volentieri, un bambino rifiuta a priori un cibo, il più delle volte senza neppure assaggiarlo.

Tale rifiuto non è quasi mai supportato da ragioni specifiche, ma questo non impedisce al bambino di impuntarsi con la caparbietà di un mulo nel dire no ad un determinato alimento.

Che fare in questi casi?

Tanto per cominciare, dobbiamo sempre ricordare che i capricci dei bambini, in ambito alimentare, non sono quasi mai legati a motivazioni coscienti.

Fino ai 6/7 anni infatti, il campo della nutrizione per un bambino è gestito per la quasi totalità dal subconscio, che fa appello ad istinti primordiali ormai sopiti ma che nei bambini sono ancora estremamente forti e presenti.

Tali istinti sono legati alla sopravvivenza.

Un esempio?

Nell’articolo legato ai capricci abbiamo osservato come l’attrazione per il superfluo sia nel bambino collegata all’istinto di fare scorta, accumulando riserve fisiologiche per i momenti di necessità.

Per questo motivo, i capricci si orientano verso cibi colorati, attraenti, ricchi di zuccheri e di grassi, sostanze nutritive che vengono stoccate nel fegato e nel tessuto adiposo, e che rappresentano i due principali carburanti dell’organismo.

Allo stesso modo, i capricci di rifiuto verso alcuni alimenti si orientano generalmente nei confronti di cibi dai sapori insoliti, dagli odori forti, soprattutto se compaiono raramente sulla tavola.

Tra gli alimenti maggiormente rifiutati infatti troviamo il pesce e la verdura.

Questo rifiuto si collega all’istinto di difesa dell’organismo, attivato solitamente dall’ormone adrenalina, che suggerisce al cervello di diffidare degli alimenti sconosciuti, per evitare il pericolo costituito da potenziali veleni.

Se ci pensiamo, l’uomo primitivo aveva maggiore facilità a cacciare che a pescare, e la frutta era certo più reperibile della verdura, pressoché sconosciuta, a parte alcune piante spontanee, fino alla comparsa delle prime coltivazioni.

Quindi, pesce e verdura sono istintivamente per il bambino alimenti di difficile reperibilità, potenzialmente pericolosi e di conseguenza da evitare.

Alla luce di ciò, ed assoldato che per il bambino piccolo il capriccio non sia un semplice vizio ma un vero e proprio meccanismo di difesa, attivato dalla paleocorteccia, cioè l’area del cervello collegata alla prima fase evolutiva, è chiaro come fare muro contro muro davanti agli spinaci sia stressante, oltre che perfettamente inutile.

Che fare quindi?

Intanto, bisognerebbe abituare il bambino ad un alimentazione mista sin dallo svezzamento.

La comparsa sul mercato di omogeneizzati di ogni genere, se da una parte ha facilitato la fase dello svezzamento, dall’altra ha falsato in maniera decisiva la percezione del sapore da parte dei bambini.

Grazie al tipo di preparazione infatti, i sapori forti vengono smorzati e resi più appetibili, in modo che per il bambino sia più difficile rifiutarli.

Tuttavia, questo ha reso più complessa l’accettazione del bambino verso l’alimento nudo e crudo.

Sarebbe quindi buona norma alternare gli omogeneizzati ad alimenti preparati in maniera casalinga, per fornire ai bambini una gamma di sapori più ampia, ed abituarne il palato anche a sapori più decisi.

Ovviamente, non è che si possano preparare le verdure ripiene ad un bambino da svezzare, ma il pediatra sarà perfettamente in grado di indicarvi il modo più adatto per preparare i pasti del vostro frugoletto, senza necessariamente ripiegare sempre sul classico vasetto.

In seguito, alla presenza di un bambino ormai svezzato e perfettamente in grado di dire no, è indubbio che tentare di forzare il suo appetito verso cibi evidentemente sgraditi non sia cosa facile.

Per prima cosa dobbiamo metterci in testa che se un alimento non compare spesso in tavola, perché magari i genitori non lo amano particolarmente, sarà ben difficile che il bambino lo apprezzi.

In pratica, se il papà non mangia gli spinaci perché non gli piacciono, non è che potete imporli al bambino perché fanno bene.

E’ bene ricordare che quanto prima alcuni sapori vengono introdotti nella dieta del bambino, tanto più sarà facile che lui impari ad apprezzarli.

Tuttavia, se per vari motivi il bambino, incontrando alcuni alimenti per la prima volta, oppone un netto rifiuto, l’unico modo per scardinare questo rifiuto è entrare nel suo mondo subcosciente.

Come? Semplice, con il gioco.

Il gioco infatti rappresenta la dimensione cosciente della vita interiore del bambino, quindi può agire sulla parte subcosciente, in maniera graduale e non aggressiva.

Un sistema molto semplice per proporre ad un bambino dei sapori insoliti è quindi il gioco dei sensi, da fare insieme, magari quando si sta cucinando, coinvolgendo attivamente il bambino nella preparazione del pranzo e della cena.

Si preparano su un tavolo un certo numero di alimenti spezzettati, tagliati in modo che per vostro figlio sia più difficile riconoscerli, e si fanno assaggiare al bambino, incoraggiandolo ad identificarli.

Ovviamente, si proporranno inizialmente alimenti noti al bambino, con sapori a lui graditi, che possano essere riconosciuti rapidamente.

In seguito, si inseriranno gradualmente pezzetti di cibi incriminati, che il bambino quindi assaggerà senza troppe storie, e che solo in seguito potrà identificare come antipatici, ma a quel punto ormai almeno li avrà assaggiati.

Un’altra soluzione può essere la preparazione mascherata di alcuni alimenti particolarmente ostici, in modo da renderli gradevoli all’occhio…le riviste specializzate sono piene di ricette il cui scopo è proprio quello di presentare in modo giocoso e divertente anche gli alimenti più detestati.

A questo punto, è ben difficile che un bambino persegua nel suo rifiuto netto, senza essere almeno incuriosito dalla situazione.

Seguendo la stessa linea, si potrà incoraggiare il bambino ad annusare alcuni alimenti dagli odori forti, imparando a distinguerne i differenti aromi senza rifiutarli a priori.

Certo, molti sostengono che i bambini si possano facilmente imbrogliare, utilizzando ricette mirate a nascondere i sapori più sgradevoli, tuttavia è sempre meglio non eccedere, per non trovarsi poi a rimandare il problema dei gusti particolarmente forti ad un età in cui il rifiuto possa diventare definitivo.

In questo caso possono essere ottime alleati polpette, polpettoni, minestroni, ecc.…

Tuttavia, è necessario ricordare che i nutrienti essenziali di alcuni alimenti vengono degradati dalla cottura (es. vitamine), pertanto per poter sfruttare al meglio le qualità nutritive di certi cibi, è necessario consumarli crudi.

In sintesi, per convincere i bambini ad apprezzare gli alimenti difficili, è necessario non solo imparare a mischiare le carte, ma anche e soprattutto imparare a gestire i percorsi psicologici dei nostri piccoli, evitando così lo scontro diretto a favore di un confronto costruttivo  e giocoso, che possa aprire loro il mondo dell’alimentazione sana e corretta.

Foto di Keren Fedida su Unsplash

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Nome: Layla.Cognome: Benazzi. Età: 37 (effettivi, dichiarati e documentati…). Città: Genova (forever!). Layla Benazzi nasce in quel di Genova nel 1981. Di natali liguri ma di origini emiliane, coltiva da sempre la passione per la scrittura, coltivazione finora rimasta limitata alla scrivania, ma che ultimamente inizia a dare qualche risultato che non sia quello di appesantire il cassetto. A tredici anni, non avendo ancora scoperto la vocazione della penna, decide di fare della scienza il suo lavoro. Studia come perito chimico all’ITIS Gastaldi di Genova, scuola dedicata al primo partigiano d’Italia, e nel frattempo inizia a scrivere, buttando giù in cinque anni di studi circa 10 romanzi, tutti finiti ormai al riciclaggio della carta. A 18 anni inizia a lavorare, prima in un laboratorio ospedaliero e poi in varie aziende del settore farmaceutico, tuttavia la passione per la scrittura non la molla, con il risultato di scrivere altri racconti (tutti con lo stesso destino dei precedenti) con i quali affina (si spera) lo stile. Per quel che riguarda la cucina, non riesce mai a fare delle grandi esperienze (però mangia benissimo) a causa del tempo sempre risicato, ma si specializza almeno nella pasta fresca (quel tanto che basta per non disonorare la regione d’origine) e nella paella di pesce, ad oggi suo piatto forte. A 21 anni l’incontro con Laura Rangoni imprime una decisa svolta alla sua vita, creando una sincera e solida amicizia. Nel frattempo, continua a scrivere, visto che non riesce a cucinare. Attualmente, dopo aver abbandonato il mondo del lavoro dipendente a favore della libera professione, sta lavorando come consulente per la sicurezza delle aziende, e nell’attesa di scrivere qualcosa che non resti nella scrivania (un’altra, perché nel frattempo si è sposata ed ha fatto anche un figlio) ha ri-scoperto il giornalismo gastronomico. Amante della ricerca sul campo, grazie alla natura pignola data dal segno della Vergine, si dedica ad articoli legati all’alimentazione e alla nutrizione, aiutata indubbiamente dagli studi fatti, che la portano ad approfondire gli argomenti soprattutto dal punto di vista della composizione degli alimenti. Alla chiamata di Laura per il NUOVO Cavolo Verde, ha risposto con un garibaldino “obbedisco!”, avendo già da tempo iniziato a contribuire ad altri siti, tra cui il Cavolo ORIGINARIO. Se poi pubblicherà qualcosa, ve lo faremo sapere…
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