Dottore, l’obesità infantile è uno dei mali del nostro tempo, quali secondo lei le cause?

La sedentarietà come prima cosa, ed indubbiamente la disponibilità a livello commerciale di alimenti dall’alto potere calorico, non presenti sul mercato fino ad un ventennio fa.

Ovviamente, nell’immediato dopoguerra ma anche fino a pochi anni fa la vita era molto più dura di quanto non sia adesso, anche nello stesso mondo del lavoro.

Oggi il benessere ci ha portato la sedentarietà, e quindi la possibilità di far scattare in modo più frequente quell’interruttore, che porta al sovrappeso, anche nei bambini.

Eppure, i bambini di oggi si muovono più che un tempo, molti bambini fanno sport anche a livello agonistico. Perché allora questo fenomeno è in aumento?

Perché, per quanto lo sport possa essere diffuso fra i bambini, in realtà il livello agonistico si raggiunge nel caso si facciano 3/4 ore di allenamento al giorno.

In questo caso ci può essere un reale consumo delle calorie ingerite.

In caso contrario, quando lo sport è praticato a livello di passatempo, non si raggiunge il livello necessario di moto per bruciare il grasso superfluo, soprattutto se i bambini in questione esagerano con il consumo di alimenti che hanno un quoziente calorico superiore al fabbisogno reale.

Se si tiene conto che lo spinning, attività poco praticata da bambini ed adolescenti, è uno degli sport che fanno bruciare più calorie – circa 800 calorie in un’ora – già questo può dare un’idea di quanto poco possano fare un paio d’ore di calcio o di arti marziali in una settimana.

Inoltre, la tendenza a fare sport sta diminuendo a favore di altre attività, come la musica ed il doposcuola, che ovviamente non contemplano uno sforzo fisico anche minimo, utile a contrastare il rischio di obesità.

In realtà, i bambini che praticano sport non sono poi così diffusi come sembra.

Quali potrebbero essere allora le soluzioni per ovviare al problema dell’obesità infantile?

Intanto ci vorrebbe un aiuto da parte delle istituzioni, come nel caso della lotta al fumo.

E’ stato fatto divieto di fumare nei luoghi pubblici e nei locali, e la gente ha smesso.

Come ho già detto la presenza di molti alimenti un tempo assenti sul mercato, come le merendine confezionate che sono tra gli incubi del pediatra medio, è tra le cause primarie dell’aumento dell’obesità tra i bambini.

Ovviamente, se non si può vietarne il commercio, almeno si prendano provvedimenti importanti su altri livelli, ad esempio proibendone il consumo a scuola nell’ora di ricreazione.

A scuola dovrebbe essere imperativo che i bambini abbiano per merenda frutta, o dolci semplici e fatti in casa, od al limite un panino con burro e marmellata, che è sempre meno calorico di una merendina.

Oggi, fortunatamente, sono sempre di più gli istituti scolastici, privati e pubblici, che si stanno muovendo in questa direzione, ad esempio con il progetto frutta a merenda.

Ci vorrebbe quindi un intervento a livello commerciale?

Certo quello sarebbe il massimo, ma è una battaglia persa per non dire un’utopia.

L’industria delle merendine ha dei veri e propri giganti, come la Kinder, che creano commercio e posti di lavoro per centinaia di persone.

Non verrà mai fatto un intervento per proibire il commercio di prodotti che da soli trainano buona parte dell’industria del Paese, così come non verrà mai vietato il commercio delle sigarette.

Inoltre, come sappiamo il consumo di queste merendine è incentivato dalle raccolte punti una volta e dai concorsi on-line oggi, dall’inserimento di premi e giochini nelle confezioni e da mille altri trucchi che rendono quasi impossibile dire no al figlio che ti chiede di comprarle.

Quindi ci dovrebbe essere un intervento in quelle strutture dove i bambini soggiornano molte ore al giorno, in modo che il consumo sia limitato all’ambito domestico.

L’obesità infantile può avere una predisposizione genetica?

Certamente, per quanto ormai sia divenuto un problema che coinvolge anche bambini non predisposti.

Nel caso vi sia una predisposizione, questa può risolversi con la crescita o è un problema che può solo andare ad aggravarsi??

Nel caso della predisposizione genetica il problema può solo aggravarsi e certo non può risolversi con la crescita. Il solo modo per tenerlo sotto controllo è un corretto regime alimentare.

Ci si deve ricordare che un bambino obeso un domani sarà più esposto al rischio di infarto, di diabete, pressione alta e altre patologie legate al peso in età adulta.

L’unica speranza per la scienza è trovare un farmaco che intervenga sul metabolismo dei grassi, ma è un traguardo ancora lontano.

C’è una tendenza delle famiglie a sottovalutare il problema? Cioè, ci sono le mamme che dicono ma no mio figlio è solo robusto?

Purtroppo sì, anzi sono le più diffuse.

Cosa consiglia a queste famiglie?

Tempo fa il Gaslini aveva approvato un progetto molto ben strutturato con l’intervento in concerto di un dietologo, un pediatra, un endocrinologo e altri specialisti.

Le famiglie coinvolte nel progetto formavano una sorta di gruppo di auto-aiuto che prevedeva gite e incontri per discutere il problema, tuttavia questi progetti sono rari e molto impegnativi, sia a livello economico sia a livello di disponibilità di tempo.

Al di là del fatto che forse un progetto di questo tipo è realmente molto impegnativo e richiede una disponibilità che non tutti hanno, è comunque vero che oggigiorno le famiglie non sono molto ben disposte a fare dei sacrifici per i figli.

Questa è un’affermazione pesante….

Vero, ma deve essere correttamente interpretata.

Certo è vero che i bambini di oggi hanno molto di più rispetto ai bambini di un tempo.

Difficilmente, anche in caso di difficoltà economiche, ai bambini viene negato quello che il denaro può comprare.

Bisogna chiedersi se però i bambini di oggi hanno quello che realmente serve loro, e se questo i genitori sono disposti a darlo.

Prendiamo proprio l’alimentazione.

E’ molto più semplice prendere un bambino da scuola alle quattro del pomeriggio, comprargli per strada due tranci di pizza, portarlo a casa, cambiarlo e metterlo a dormire, piuttosto che mettersi alle sette a preparare un passato di verdura con un po’ d’olio e di parmigiano.

Così come è molto più semplice comprare un paio di confezioni di merendine, piuttosto che mettersi a fare una torta con latte e uova.

E non è un discorso economico.

Se ci pensiamo, una busta di minestrone costa quanto o meno di un trancio di pizza, e gli ingredienti per una torta costano meno di una scatola di merendine.

Il sacrificio che si chiede è in termini di impegno e tempo, tempo che molte famiglie non sono disposte a sacrificare.

Quindi, dopo una necessaria presa di coscienza della realtà del problema, il primo intervento deve essere in famiglia?

Ovviamente, basti osservare l’aumento del consumo dei cibi precotti rispetto agli ingredienti per cucinare anche solo che un piatto di pasta al sugo.

Nessuno chiede alle mamme moderne di mettersi a fare in casa il pane e le conserve, a volte basterebbe correggere leggermente il proprio punto di vista ed eliminare certi comportamenti sbagliati.

Tuttavia, oggi molte mamme lavorano e non sempre per scelta, spesso per necessità. Queste mamme potrebbero risponderle che non hanno tempo per cucinare.

Come ho già detto, per cucinare non si intende mettersi a impastare tutti i giorni.

Il tempo per cuocere una fettina ai ferri o un piatto di pasta al burro è poco più di quello che ci vuole per ordinare quattro pizze.

Ma il tipo di alimentazione cambia considerevolmente, ed in meglio.

Anche dal punto di vista delle merendine, sarebbe assurdo dire non gliele comprate.

Ma dall’acquisto a titolo di eccezione per far contento il bambino, per esempio per aver preso un bel voto, all’acquisto abituale per levarsi il problema di sbucciare un frutto, ce ne passa.

Senza contare che spesso si innescano comportamenti negativi, dove sono i bambini a imporre la loro volontà sul tipo di alimentazione che vogliono seguire, che sono l’anticamera dei disturbi alimentari.

Ed i genitori, vuoi per stanchezza, vuoi perché dire di è più semplice che dire di no perché così ti eviti i capricci, si arrendono subito.

Ovviamente, un bambino che capisce che decide lui cosa mangiare è un bambino a cui la frittata non gliela farai mai mangiare, neppure se gli piacesse.

Ma se ci fosse, come lei sostiene, una rieducazione del regime alimentare a livello familiare, a quel punto lo strappo alla regola sarebbe possibile? La pubblicità oggigiorno è pesante.

Purtroppo è vero che oggi i bambini sono bombardati da pubblicità, spot televisivi e altro, quindi il no categorico è impensabile.

E’ però preciso dovere dei genitori stabilire delle regole e delle priorità, che releghino questi alimenti a livello di eccezioni, e non di abitudine.

Ad esempio, il sacchetto di patatine te lo compro una volta alla settimana quando esci dalla piscina, non tutte le sere come merenda.

Quindi sì, se ci fosse un impegno delle famiglie a tornare ad un’alimentazione per quanto possibile casalinga, a quel punto lo strappo alla regola sarebbe più che possibile.

Tornando alle mamme lavoratrici, quali possono essere le soluzioni per ripristinare un’alimentazione casalinga in caso di mancanza di tempo?

Ci deve essere una rieducazione familiare su più piani, non solo in quello alimentare.

Intanto, è un fatto che per molte mamme oggi il lavoro non sia un appagamento personale, ma soprattutto una necessità.

In special modo nell’ultimo decennio il costo della vita è aumentato in maniera spaventosa, basta guardare la rata di un mutuo per capire che spesso uno stipendio non è sufficiente.

Certo, alle spese necessarie non si dovrebbero aggiungere, se non ce le si può permettere, quelle accessorie come le vacanze in Tunisia o il cellulare ultimo modello.

Come in tutte le cose ci vuole equilibrio, questo vuol dire che se il lavoro della mamma è necessario, deve esserlo per il benessere della famiglia.

E questo significa lavorare otto ore per pagare le bollette, e non lavorarne dodici per comprare il televisore da 40 pollici.

Parimenti, sempre parlando di equilibrio, come alle mamme viene chiesto di lavorare, allora è il caso che anche i papà ci mettano del loro.

E questo vuol dire che se il papà arriva alle sette e la mamma alle nove, il papà può certo cucinare un piatto di pasta o di minestra anziché prendere il telefono ed ordinare quattro pizze.

Il problema è sempre quanto i genitori, entrambi, vogliano sacrificarsi.

Per l’alimentazione è lo stesso.

E’ inutile che il figlio lo fai cenare alle sette con il trancio di pizza, se poi sta alzato fino alle dieci per guardare i cartoni.

Fallo cenare alle nove con una fettina di carne.

E non dobbiamo dimenticare che la stessa industria alimentare che ci fornisce le merendine può anche darci molti validi aiuti in termini di tempo.

Sono moltissimi i prodotti freschi e surgelati, come pesce e verdure, che possono far risparmiare alle mamme tempo e fatica.

Come dico spesso a molte mamme dei miei piccoli pazienti, il pesce surgelato è più fresco di quello fresco, certo se intendiamo quello fornito da negozi che commerciano il pesce surgelato a livello di pescato e non certo di precotto.

Il pesce viene surgelato direttamente a bordo nave, praticamente vivo, in condizioni igieniche molto più sicure di quelle del banco della pescheria.

Anche la verdura viene surgelata freschissima, spesso già sbucciata e pulita.

Il minestrone adesso lo congelano già passato.

Ci sono mille modi per fornire ai bambini un’alimentazione più sana, occorre soltanto uno sforzo di buona volontà.

Quindi sconfiggere l’obesità infantile si può?

Occorre fare una diversificazione.

L’obesità infantile legata all’ereditarietà non si può sconfiggere, ma sicuramente con un regime alimentare intelligente e una buona dose di attività fisica può essere tenuta sotto controllo.

Quella che oggi è definita obesità altro non è che soprappeso legato ad una vita sedentaria e a dei regimi alimentari scorretti che non solo possono, ma devono essere corretti.

In questo caso, sconfiggere l’obesità infantile si può.

Dottore, l’obesità infantile e in generale il soprappeso possono rendere più frequente, in età adolescenziale, l’insorgenza di problemi come l’anoressia o la bulimia, insomma i cosiddetti disordini alimentari?

Certo perché il soprappeso stesso è spesso frutto di un disordine alimentare.

Ovviamente, per un bambino di otto o dieci anni non è un problema guardarsi allo specchio e vedersi più robusto dei suoi coetanei, ma con l’arrivo di un età in cui l’aspetto fisico è strettamente connesso con l’accettazione di sé e la ricerca di una propria identità, questo può innescare un meccanismo contrario, cioè il rifiuto del cibo, che porta ai disordini alimentari.

Tali problemi poi si trascinano per anni, perché sono strettamente legati alla sfera psicologica.

 

(si ringrazia il Dott. Pacciani per la sua disponibilità).

Foto di Patrick Fore su Unsplash

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Nome: Layla.Cognome: Benazzi. Età: 37 (effettivi, dichiarati e documentati…). Città: Genova (forever!). Layla Benazzi nasce in quel di Genova nel 1981. Di natali liguri ma di origini emiliane, coltiva da sempre la passione per la scrittura, coltivazione finora rimasta limitata alla scrivania, ma che ultimamente inizia a dare qualche risultato che non sia quello di appesantire il cassetto. A tredici anni, non avendo ancora scoperto la vocazione della penna, decide di fare della scienza il suo lavoro. Studia come perito chimico all’ITIS Gastaldi di Genova, scuola dedicata al primo partigiano d’Italia, e nel frattempo inizia a scrivere, buttando giù in cinque anni di studi circa 10 romanzi, tutti finiti ormai al riciclaggio della carta. A 18 anni inizia a lavorare, prima in un laboratorio ospedaliero e poi in varie aziende del settore farmaceutico, tuttavia la passione per la scrittura non la molla, con il risultato di scrivere altri racconti (tutti con lo stesso destino dei precedenti) con i quali affina (si spera) lo stile. Per quel che riguarda la cucina, non riesce mai a fare delle grandi esperienze (però mangia benissimo) a causa del tempo sempre risicato, ma si specializza almeno nella pasta fresca (quel tanto che basta per non disonorare la regione d’origine) e nella paella di pesce, ad oggi suo piatto forte. A 21 anni l’incontro con Laura Rangoni imprime una decisa svolta alla sua vita, creando una sincera e solida amicizia. Nel frattempo, continua a scrivere, visto che non riesce a cucinare. Attualmente, dopo aver abbandonato il mondo del lavoro dipendente a favore della libera professione, sta lavorando come consulente per la sicurezza delle aziende, e nell’attesa di scrivere qualcosa che non resti nella scrivania (un’altra, perché nel frattempo si è sposata ed ha fatto anche un figlio) ha ri-scoperto il giornalismo gastronomico. Amante della ricerca sul campo, grazie alla natura pignola data dal segno della Vergine, si dedica ad articoli legati all’alimentazione e alla nutrizione, aiutata indubbiamente dagli studi fatti, che la portano ad approfondire gli argomenti soprattutto dal punto di vista della composizione degli alimenti. Alla chiamata di Laura per il NUOVO Cavolo Verde, ha risposto con un garibaldino “obbedisco!”, avendo già da tempo iniziato a contribuire ad altri siti, tra cui il Cavolo ORIGINARIO. Se poi pubblicherà qualcosa, ve lo faremo sapere…
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