Il mio primo incontro con il Carricante e i vitigni dell’Etna avvenne durante il corso per Sommelier. Il programma del secondo anno prevede lo studio dei vitigni e il territorio e ricordo la forte emozione che provai nella parte introduttiva della lezione. Daniela Scrobogna, eccellente docente del corso, nonché grande appassionata dei vini dell’Etna, introdusse la lezione a luci spente. Sulle note di “Dark side of the Moon” dei Pink Floyd, apparvero sullo schermo le immagini di un’eruzione dell’Etna. La potenza della natura e contemporaneamente il fascino di quei luoghi mi fecero capire che ci stavamo incamminando in un territorio unico, particolare e che i vitigni dell’Etna meritavano un discorso a parte. Fui conquistata da quel paesaggio e fu così che l’estate successiva decisi di organizzare un viaggio nella Sicilia dell’Etna, tra vitigni secolari di Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante, coltivati a 800 mt. di altezza. Mi innamorai di quei luoghi, di quei vini, delle persone autentiche e degli agricoltori eroici che all’ombra del “Mungibeddu” producono vino da secoli.
Se il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio sono i vini rossi che preferisco, il Carricante è senza dubbio uno dei vini bianchi che adoro.
Il vitigno è autoctono e costituisce la base principale dell’Etna Bianco Doc. Il terroir è straordinario, capace di produrre vini di grande raffinatezza, lo stesso Mario Soldati nel suo viaggio effettuato a metà degli anni ’60 “attraverso l’Italia alla ricerca del buon vino”, ne rimase affascinato. Inconsapevole, assaggiò un bianco prodotto da un’azienda vinicola a Milo, un paese alle pendici dell’Etna, a 750 mt. sul livello del mare e ne fu catturato.
Il paesaggio è caratterizzato da toni forti: terra scura, lava, roccia, vecchie vigne quasi tutte a piede franco. La forte escursione termica e la brezza marina donano ai vini profumi ed aromi intensi.
Il suo nome deriva dall’espressione siciliana “u carricanti”, che sottolinea l’abbondante produzione delle sue piante, capaci di riempire i carri d’uva.
È tradizionalmente coltivato secondo l’uso ad alberello, su suoli di sabbie vulcaniche ricche di minerali. In passato, il Carricante era spesso vinificato in uvaggio con altri vitigni coltivati sull’Etna, come il Catarratto, Minnella bianca e Inzolia. Oggi viene sempre più spesso vinificato in purezza e grazie alla sapienza degli enologi, le sue caratteristiche vengono esaltate al meglio, facendo dell’Etna Bianco DOC, un vino di gran classe.
Il vino si presenta di colore giallo paglierino pallido, con riflessi verdolini. Il profilo olfattivo è elegante, con delicati profumi di zagara e fresche note di frutta bianca, mela, agrumi e sfumature di anice. Al palato colpisce per una fresca acidità, con un buon corredo di aromi fruttati e una piacevole sapidità finale. È un vino di buona struttura e longevità, che si presta sia all’affinamento in acciaio, che ne esalta la freschezza e la fragranza, che al passaggio in legno, per privilegiarne le caratteristiche di complessità e morbidezza. A tavola si abbina perfettamente con la cucina tradizionale del territorio, come ad esempio il Macco di fave con finocchietto selvatico, al pesce spada, al pesce al cartoccio, al fritto di paranza, alle frittelline di neonata (piccoli pesci tipo i lattarini fatti in pastella e fritti), a carni bianche. Perfetto e seducente come aperitivo, servito ad una temperatura di servizio di 8°- 10°, regala emozioni ad ogni sorso.
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