C’è una parte della Sicilia sudoccidentale, meno conosciuta della più famose e mondane province di Catania e Siracusa, ma ugualmente bella e affascinante, ricca di storia ed eccellenze enogastronomiche, terra natia di scrittori, letterati e premi Nobel, si tratta di Agrigento e della sua provincia. A parte la Valle dei Templi, conosciuta in tutto il mondo per la sua bellezza e maestosità; le chiese, i monasteri, i palazzi nobiliari, così come la cucina e i vini girgentani meritano un viaggio in questa parte della Trinacria.  Il carciofo spinoso di Menfi, le arance di Ribera, le mandorle di Favara, il Cataratto bianco lucido, il Perricone e il pistacchio di Raffadali D.O.P., sono il fiore all’occhiello dell’enogastronomia agrigentina. Tra queste, il Pistacchio di Raffadali D.O.P. merita un discorso a parte per le sue qualità eccellenti al pari del più famoso Pistacchio di Bronte.

Il pistacchio di Raffadali ha ottenuto la certificazione Dop a marzo 2021, dopo un iter lungo iniziato nel 2016, i produttori della zona posso finalmente certificare e commercializzare con il bollino “D.O.P.” il pistacchio della cultivar Bianca Napoletana.

Il pistacchio di Raffadali D.O.P. è originario delle zone aride dell’Asia centrale, furono gli Arabi ad intraprendere la coltivazione nel IX-XI secolo in Sicilia, diffondendola nei terreni poco profondi e calcarei nelle aree interne collinari.

Considerato che non si ha alcuna notizia storica della presenza del pistacchio nel territorio etneo fino al XVIII secolo, si può ritenere che la prima diffusione in Sicilia sia avvenuta proprio nei territori di Agrigento e Caltanissetta, territori peraltro caratterizzati da quei substrati calcarei, differenti da quelli etnei di Bronte, tipicamente di origine vulcanica. Ne consegue pertanto che la prima produzione di pistacchio avvenne proprio nell’area agrigentina. Il pistacchio chiamato dagli Arabi “Frustuq”, nella zona di produzione di Raffadali, ha mantenuto l’originario nome, modificato leggermente da Frustug-Frastuca in Fastuca.

I numerosi terreni agricoli censiti nei comuni limitrofi sono coltivati tutt’ora da agricoltori di Raffadali e rientrano nella D.O.P. Pistacchio di Raffadali. Nel corso dei secoli sono state aggiunte centinaia di piante di pistacchio alle già floride piantagioni, dalle quali si ottenevano pistacchi di ottima qualità destinati ai conventi e monasteri di Palermo, Trapani e Agrigento, dove le sapienti mani delle suore, preparavano i dolci per deliziare i palati di baroni e baronesse. Il pistacchio di Raffadali viene citato nel romanzo “la Banda Sacco” dal maestro Andrea Camilleri, figlio di terra agrigentina. Il romanzo è ambientato a Raffadali e   racconta le vicende di una umile famiglia contadina che riesce ad emergere grazie all’abilità del capofamiglia nella coltivazione del pistacchio. Un ulteriore riconoscimento all’eccellenza del pistacchio di Raffadali D.O.P. è il libro “Sulle orme del pistacchio: coltura e cultura, folclore e storia, tradizioni e usi”.

La cultivar prevalente è rappresentata dalla Bianca o Napoletana, anche se in buona percentuale sono presenti cultivar autoctone tipiche della provincia di Agrigento. L’albero del pistacchio è un albero deciduo, longevo e a crescita lenta che raggiunge un’altezza di 6-10 metri. L’ albero di pistacchio è un albero dioico può avere solo fiori maschili (alberi di pistacchio maschio) o fiori femminili (alberi di pistacchio femmina). Per dare frutti, il polline degli alberi maschi deve viaggiare grazie al vento verso gli alberi femmina.  Nell’impiantamento si usa di conseguenza posizionare gli alberi maschio, facilmente riconoscibili perché più alti, al centro di ogni nove alberi femmina.

Le operazioni di raccolta si svolgono dalla seconda decade di agosto alla prima decade di ottobre; in funzione del corretto grado di maturazione che è legato alle diverse zone di produzione e all’andamento climatico. La raccolta del pistacchio è biennale e viene fatta negli anni dispari. Ogni pianta produce da 5 a 15 chilogrammi di tignosella (così è chiamato il frutto smallato ed asciugato) con punte massime di 20-30 kili. Negli anni di “scarica” ossia di non raccolta, si procede alla potatura verde.

La potatura verde è una tradizione che si perde nella notte dei tempi, probabilmente risalente alla dominazione araba. Si tramanda di padre in figlio senza soluzione di continuità. Testimonianza di una cultura, quella contadina, secondo cui, grazie al “riposo”, la pianta assorbe dal terreno le sostanze necessarie per produrre un frutto più ricco di aromi e pieno sapori inconfondibili.

La raccolta avviene mediante bacchiatura sulle reti o per brucatura, utilizzando panieri o ceste, avendo cura di impedire che i frutti cadano per terra, con unico impiego di manodopera, senza supporti meccanici.

I frutti devono essere smallati manualmente o meccanicamente, per ottenere il prodotto in guscio, entro le 24 ore successive alla raccolta, onde evitarne l’ossidazione e l’eventuale contaminazione. Successivamente alla fase di smallatura, il prodotto in guscio deve essere immediatamente essiccato alla luce diretta o con altri sistemi d’essiccamento e conservato in sacchi di juta in locali igienicamente adeguati.

L’impiego di manodopera specializzata e l’attento e laborioso lavoro nella coltivazione dei pistacchi, spiega il costo finale sul mercato di questo frutto, che può sembrare a noi consumatori caro, ma giustificato dalla qualità eccellente che non ha uguali.  Spesso siamo orientati a preferire l’acquisto di pistacchi meno costosi, ma dobbiamo avere la consapevolezza che stiamo acquistando pistacchi provenienti da altri paesi extracomunitari come la Turchia, Iran, India, Afganistan e persino dagli Stati Uniti, sicuramente di qualità più scadente.

Il pistacchio di Raffadali D.O.P. viene impiegato nella tradizione culinaria siciliana, in particolare nella pasticceria e nella preparazione dei gelati, per citare alcuni tra i più conosciuti come le cassate, i cannoli di ricotta e pistacchio, i dolcetti di pasta di mandorla, le conchiglie agrigentine, il couscous dolce di pistacchio, il buccellato. Nell’ambito di un’alimentazione sana, il consumo di pistacchi è molto importante per i diversi effetti positivi e le proprietà curative che ha sulla salute. Sgranocchiare una decina di pistacchi al giorno migliora la salute cardiovascolare diminuendo i livelli ematici di colesterolo cattivo e trigliceridi e aumentando i valori del “colesterolo buono”. Grazie ad un alto contenuto di vitamina E, favoriscono la protezione del sistema vascolare e possono essere degli ottimi coadiuvanti per combattere l’ipertensione.

Nel terzo fine settimana di settembre si svolge a Raffadali il Fastucafest, un evento nato per la promozione del pistacchio DOP DI Raffadali.  Un’occasione per far conoscere il prodotto e di scambio per le imprese che lavorano nel settore agroalimentare e del food.  Convegni, showcooking, e street food con prelibatezza in cui il pistacchio DOP di Raffadali è il grande protagonista, riempiono per tre giorni le strade del centro storico di Raffadali. Dal panino con hamburger e pistacchio, alla pizza realizzata con grani antichi siciliani e condita con il Ragusano DOP e pistacchio, all’arancina al pistacchio, al pesto di pistacchio, al panettone con crema di pistacchio, alla crema da spalmare “pistacchiosa”, un tripudio di sapori da far leccare i baffi.

Vi lascio con una ricetta tipica agrigentina: i cavatelli di semola di grano duro con il pesto della “Valle dei Templi”

Ingredienti per il condimento x quattro persone

  1. 10 pomodorini Pachino;
  2. 15 mandorle (possibilmente Siciliane);
  3. 1 barattolino di Pesto di Pistacchio di Raffadali;

aglio, origano, basilico, olio evo

Ricotta salata

Procedimento:

in una padella mettere uno spicchio di aglio vestito, olio extra vergine. Lasciare imbiondire l’aglio e poi rimuoverlo. Aggiungere i pomodorini tagliati in quattro, il pesto di pistacchio. Cuocere a fiamma moderata per 10 minuti e spegnere. Aggiungere un pizzico di origano e qualche fogliolina di basilico.

Lessare la pasta, conservare mezzo bicchiere di acqua di cottura. Scolare unire la pasta al condimento e aggiungere un po’ di acqua di cottura e mescolare. Aggiungere su ogni piatto la granella di mandorle e pistacchio e portare in tavola caldo e fumante.

 

Per info e contatti

+39 320 315 4439

pistacchiodiraffadali@gmail.com  

 

 

 

 

 

 

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  • Articoli
Sono Fulvia Maison (all’anagrafe Tiziana Fiorentini) Sommelier diplomata F.I.S. e cuoca per passione. Sono nata e vivo a Roma e nelle mie vene scorre anche un po’ di sangue partenopeo. Cucinare è il linguaggio attraverso il quale esprimo me stessa e le mie emozioni; la tavola, sin da bambina, ha rappresentato il luogo dove poter dialogare, ridere, scherzare, riflettere, emozionarsi, condividere e conoscersi…è proprio dalle mie radici familiari che nasce il mio trasporto nei confronti della ricerca e valorizzazione dei prodotti tipici, del rispetto del territorio, delle tradizioni e del vino….e chi mi conosce lo sa…. Amo viaggiare e spesso unisco le mie due passioni nei viaggi alla scoperta di ricette tipiche, di vitigni autoctoni e di eccellenze. Sono un’appassionata di tradizioni popolari, le feste e sagre paesane sono spesso le mie mete. Il mio sogno nel cassetto è quello di poter viaggiare in giro per l’Italia, da Nord a Sud, alla ricerca del buon vino e del buon cibo , ripercorrendo le orme del grande “Mario Soldati” Mi piacerebbe condividere con voi, racconti legati ai vitigni , dei quali non mi limiterò a descriverne le caratteristiche tecniche, ma costruirò “addosso” un menù che ne esalti le caratteristiche, partendo dal terroir, con incursioni nella sua storia, nelle particolarità delle aree geografiche, nelle tipicità , nelle storie e aneddoti che legano nel tempo un territorio ai suoi vitigni. Pronti ad iniziare questo viaggio insieme?
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