Dal successo di Mina con Le mille bolle blu ad oggi sono cambiati molto i gusti sulle tavole degli Italiani. Oggi parliamo delle alghe, che entrano nei nostri piatti (e nei nostri cosmetici) con una certa disinvoltura, ma anche con tante proprietà; siamo sicuri di conoscerle?

Parliamo di Spirulina, Nori, Wacame e tante altre: cosa sappiamo di questi antichissimi microorganismi? In particolare le alghe verdi-azzure sono propriamente dei cianobatteri ad elevato contenuto di proteine, acidi grassi, minerali e vitamine. La loro disarmante semplicità da un punto di vista strutturale potrebbe essere il motivo della loro lunghissima presenza sulla Terra, risalente a miliardi di anni fa. L’adattamento alla vita acquatica è dovuto alla presenza del “tallo” attraverso cui le sostanze nutritive vengono assorbite.

Ad oggi si contano 40.000 specie di alghe.

Variamente distribuite in tutto il globo terrestre, possono essere di dimensioni microscopiche fino ad estensioni di centinaia di metri, come l’alga Kelp, ma tutte hanno bisogno di un ambiente umido per sopravvivere. Procariote quelle azzurre, Eucariote quelle rosse, brune e verdi, dove i colori rivelano i diversi pigmenti per catturare la luce e vivere a profondità diverse.

Le alghe da sempre hanno avuto un ruolo primario nell’alimentazione, in Oriente da secoli, in Occidente più di recente. Un esempio ormai noto: hosomaki a base di riso e pesce avvolti in alga Nori. Il Parlamento Europeo ha approvato le alghe come novel food liberamente utilizzabili in giro per l’Europa. In particolare, sono le alghe verdi-azzurre le più nutrienti; al gruppo appartiene la Spirulina, Arthrospira platensis, considerata dalla FAO “il cibo del futuro”. Si tratta probabilmente della miglior fonte di proteine del mondo vegetale. Se il contenuto di carboidrati si attesta al 20% 10 g di Spirulina contengono appena 1,3 mg di colesterolo. Apportano vitamine A, D, K e gruppo B ma anche ferro, calcio, fosforo e potassio, si dimostra più digeribile della Chlorella ed entra a buon diritto anche in campo medicinale e dermatologico.

Alla stessa famiglia appartiene l’alga Klamath, che prende il nome dal lago in cui si sviluppa, in Oregon.

Il nome botanico significa “fiore dell’acqua a breve durata”. Anche in questo caso, però, si tratta di un cianobatterio, un procariota unicellulare organizzato in colonie. Le proprietà di cui gode, le derivano dall’habitat, un lago a 1300 mt, inserito in una riserva naturale delle Cascade Mountains con un microclima assolato 300 giorni all’anno! La componente proteica delle alghe Klamath vanta quasi il 65% del peso secco, il 18% di carboidrati ed un rapporto tra gli omega 3 e 6 di 2:1 con ridotti livelli di iodio e sodio.

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