Caccia al cinghiale: un’attività che si pensava fosse esclusivamente appannaggio maschile. In realtà, da poco tempo anche le donne cominciano a imbracciare carabine e doppiette per partecipare a battute che coinvolgono diverse decine di cacciatori.
Il mensile Armi e Tiro ci offe un’anteprima sul reportage di una insolita battuta al cinghiale della squadra Cinghiale Macchie Aquila Tucano, la più antica dell’Umbria. Fra i suoi membri vi sono infatti tre appartenenti al gentil sesso, Sheila Mariani, Loretta Conocchia, e la giovanissima Azzurra Posati, da poco maggiorenne.
Tre storie diverse, convergenti su un unico obiettivo: diventare cacciatrici del suino selvatico che sta devastando il territorio nazionale, essendo ormai riprodottosi in più di un milione di esemplari.

I danni prodotti dal cinghiale non riguardano solo l’uomo, con gli incidenti stradali, spesso mortali che provoca e con i danni ingentissimi all’agricoltura, ma sullo stesso ambiente faunistico.
L’ungulato non è solo un competitore alimentare, ma è anche, infatti, un insaziabile predatore. Come una vera ruspa, ara il soprassuolo alla ricerca di tuberi e radici, impedendo la rigenerazione del bosco. Soprattutto, mangia tutti gli animali più piccoli: roditori, rettili, tartarughe, bisce, uccellini e uova, leprotti, perfino cuccioli di capriolo.
Per questi motivi, le cacciatrici intervistate si ritengono a pieno titolo “guardiane dell’ambiente”.

D. Come ti sei decisa ad avvicinarti a questo sport?
Sheila: Diciamo che ho sempre avuto la passione nel sangue, essendo mio padre un cacciatore, ma solo da un anno ho preso il patentino. Mentre la caccia è stata un’esperienza nuova ed emozionante, con le armi avevo già la mia esperienza, essendo stata campionessa italiana di Tiro a palla su sagoma mobile (50 mt) e poi di Carabina su sagoma fissa di camoscio (200 mt)”.
Loretta: Anche io sono figlia e nipote di cacciatori. Solo l’anno scorso ho deciso di accontentare questa vcchia passione. Con i figli ormai grandi e libera dal lavoro (commerciante d’abbigliamento n.d.r.), finalmente mi sono decisa a iniziare.
Azzurra: “Sono cresciuta in mezzo ai cani di mio padre Riccardo che, oltre a essere cacciatore e presidente della squadra, è anche un noto allevatore di cani da seguita. Io stessa, nel 2016, ho vinto il Campionato Italiano per cani da seguita su cinghiale. Finalmente sono arrivati i 18 anni e così ho potuto prendere porto d’armi e patente in modo da realizzare tutto quello che avevo acquisito”.

D. Come sei stata accolta in una squadra ancora tutta al maschile?
Sheila: “Bene devo dire, anche se la fiducia dei compagni te la devi guadagnare sul campo. Ho preso il mio primo cinghiale al “debutto” e questo mi ha aiutato a inserirmi nella squadra”.
Loretta: “Il cinghiale per me è arrivato alla seconda battuta. I ragazzi della squadra trovano che la presenza femminile abbia portato un tocco di ingentilimento alla squadra e anche un grosso aiuto nel momento della preparazione della carne”.
Azzurra: “I compagni di battuta sono gentili e comunque tutti sanno che la caccia l’ho respirata, in famiglia, fin da piccola. Inoltre, per quanto riguarda i cani posso mettere al servizio della squadra una certa preparazione”.

D. Le amiche cosa pensano di questa tua scelta?
Sheila: “Per gli amici di città, la cosa è abbastanza insolita. Ne sanno poco, inevitabilmente. Certo, qualche frecciatina dalle amiche vegane non manca mai…
Loretta: “Gli amici animalisti mi contestano il fatto che i cinghiali fanno questi danni perché è nella natura di questi animali. Le amiche pensano che io sia matta, ma non sanno quanto la caccia al cinghiale (altre non mi interessano) possa essere emozionante e quale sia il servizio alla natura che produce”.
Azzurra: “Le mie amiche il fine settimana vanno in discoteca, per loro è difficile accettare che io mi dedichi alla caccia. Mi prendono per pazza, ma è tutto il contrario, in realtà: per tenere un’arma in mano c’è bisogno di grande responsabilità e lucidità. Altro che pazzia”.


Tutto fa supporre che, in futuro, vedere una donna con in braccio la carabina in una posta sarà un caso sempre meno eccezionale.

Andrea Cionci

(Andrea Cionci, storico dell’arte, giornalista, cantante lirico e ufficiale riservista. Scrive per i quotidiani La Stampa, Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, Il Tempo, Libero, occupandosi di storia, arte e argomenti militari. Inviato di guerra in Afghanistan e Libano è anche un survivalista e ha compiuto spedizioni nella savana del Kenya e sulle vette dell’Himalaya. Ha inventato “Mimerito”, un metodo educativo poi sperimentato dal Miur che gli è valso il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica.)

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