Il 3 febbraio scorso l’Aglianico ha varcato per la seconda volta la soglia del Radisson Blu Hotel di Roma, e lo ha fatto in pompa magna.

Estimatori, giornalisti, gourmands e semplici curiosi hanno approfittato della seconda edizione di “Aglianico a Roma” per degustare e apprezzare questo delizioso vino a bacca rossa.  Sold out anche per i due seminari tematici organizzati all’interno della rassegna. 

Riserva Grande, associazione che si occupa da tempo della promozione della cultura del vino e Percorsi di vino, il wine blog di Andrea Petrini, in collaborazione con Luciano Pignataro, giornalista e gastronomo, hanno offerto alla città eterna questa felice parentesi rosso rubino. 

Ai banchi d’assaggio un’esposizione di oltre 150 vini di aziende soprattutto lucane e campane, ma anche pugliesi. 

È un vitigno antico quello dell’Aglianico (termine risultante da una probabile storpiatura di Ellenico), introdotto presumibilmente in Italia dai Greci nel VII secolo a.C. e diffuso in diverse zone centro-meridionali della penisola, tanto da essere soprannominato il “barolo del sud”. 

A differenza però del barolo, che utilizza un unico vitigno in un territorio pressoché omogeneo come quello delle Langhe, l’Aglianico si produce in zone con caratteristiche morfologiche diverse, che imprimono a ciascun vino una personalità distinta.  Così, un Aglianico della zona di Salerno, più vicino al mare, sarà probabilmente più delicato e avrà note diverse rispetto a un ‘cugino’ della zona di Benevento o di Avellino, generalmente più deciso e speziato. 

Per non parlare del nettare del Vulture, forse l’Aglianico per eccellenza, frutto di terra vulcanica, prodotto in una regione montuosa praticamente equidistante da Adriatico, Ionio e Tirreno, dal bouquet più balsamico e floreale. 

Noi eravamo a digiuno e ci siamo quindi dovuti limitare negli assaggi, ma abbiamo apprezzato in particolare il Serpara della Cantina Re Manfredi-Terre degli Svevi, Aglianico del Vulture Superiore DOCG, annata 2013, un barricato da uve cresciute in terra vulcanica a 550 metri sul livello del mare; il Rosé Verbo IGT della Cantina Venosa, ottenuto da una pressatura più soffice delle uve, rispetto al rosso; l’Irpinia Aglianico DOC 2017 dell’Azienda Agricola Orneta, che ci ha colpito per il profumo straordinario e avvolgente; il Civico 28 IGT della Tenuta Fontana di Pietrelcina (BN), un aglianico bio che, benché conservi un certo carattere, scivola sul palato ed è perfetto per il desco quotidiano.

Variazioni sul tema Aglianico, dunque, affidate a note, crome e semicrome, toni e semitoni, in cui spaziare e perdersi. 

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Unico faro per orientarsi e – almeno per noi – ritrovare la via di casa, il banco con la Cioccolata di Modica Casa Don Puglisi, per una pausa dal sapore anche solidale. 

Cioccolato e Aglianico: abbinamento vincente e, in taluni casi, salvifico!

Maria Cristina Di Nicola

M. Cristina Di Nicola, attrice e traduttrice, nasce a Teramo e vive a Roma ma ama la neve, il freddo e le aurore boreali, quindi un giorno chissà?  Appena può viaggia e se non può cammina – preferibilmente il mattino presto – in montagna, nei parchi, in città, ovunque!  Non ha mai smesso di stupirsi del mondo e prova a fermare la sua meraviglia con la macchina fotografica o con la penna. Golosa e curiosa, ha il culto del cibo, come elemento conviviale, culturale ma anche di puro divertimento.