Lo stile delle birre luppolate è oramai entrato stabilmente nel gusto degli appassionati. Infatti termini come IPA, APA, NEIPA ecc. si sentono sempre più spesso nei pub o si leggono sulle etichette delle bottiglie, e da circa dieci anni i birrai si sbizzarriscono nel trovare nuove ricette e nuove interpretazioni di questo stile.   

L’utilizzo del luppolo ha dato alla birra gusto, stabilità e conservabilità oramai da diversi secoli, infatti le prime tracce del suo utilizzo nella birrificazione, risalgono all’anno 1000 d.C. nella città di Brema, nel nord della Germania, che, libera dall’influenza della Chiesa, si affrancò dall’obbligo di uso del “Gruit” (costoso mix di erbe, la cui gestione era detenuta dai “pezzi grossi” dell’epoca, ovvero Chiesa e Stato) che oltre ad essere poco efficace come stabilizzante, era in realtà una forma di tassazione alla produzione di birra.

L’arrivo del luppolo, invece, diede una svolta importante alla conservabilità e disinfezione della birra che finalmente poteva essere anche “esportata” e non solo consumata velocemente sul posto di produzione.

E queste birre più secche ed amare ebbero grande successo specialmente in Inghilterra, tanto che già all’inizio del 1600 le Ale erano aromatizzate col luppolo. Ed i birrai inglesi divennero così bravi in questo stile, da esportarlo, specialmente in Olanda, e nei possedimenti dell’Impero. Perciò queste birre più luppolate e più alcoliche, chiamate IPA, erano pronte ad affrontare un lungo viaggio in mare per dissetare i compatrioti nelle Indie orientali… Ma andò veramente così?

La storia che le prime pale ale luppolate uscirono dalla birreria di George Hodgson, la Bow Brewery, battezzandole India Pale Ale, è stata messa in discussione da alcuni anni da diversi storici, perlomeno nel diritto di nascita della stessa. Varie prove vengono portate per suffragare questa teoria: già da diversi anni esistevano birre luppolate, i trasporti in nave non erano cosi drammatici come pensiamo noi con il nostro metro moderno, che Hodgson non fu il primo e solo a creare birre luppolate e più alcoliche, ma probabilmente la sua fabbrica era molto vicina ai moli da dove partivano le navi per l’oriente e che il termine IPA, come lo intendiamo noi, è una creazione più recente…

Ma allora dove sta la verità? Difficile dirlo. La storia ci conferma che oltre al nostro George, altri birrifici si mossero per creare birre molto luppolate, specialmente i birrai di Burton-upon-Trent, come la famosa Bass presente nel quadro di  Edouard Manet, “Il Bar delle Folies Bergère”, cercando nei ricchi mercati orientali e le Indie in particolare, un nuovo e lucroso sbocco. Perciò queste nuove birre con malti ricchi da trasformare in alcol e generose dosi di luppoli Fuggle e Kent Golding, solcarono i mari per conquistare un nuovi palati, oltre quelli che già andava conquistando in patria ed in Europa.

Poi, successivamente, arrivarono birre con luppoli americani, neozelandesi, sudafricani, ma questa è un’altra storia, da raccontare in futuro…

Se volete provare birre IPA inglesi vicine all’originale:  St.Peter’s IPA, Shepherd Neame Ipa, Meantime India Pale Ale. A cosa le abbiniamo? Roast Beef o a un Buxton Blue DOP

Photo by Natasha Kapur on Unsplash

Nato a Roma, classe 1956, dopo il liceo classico ha rischiato di diventare medico. Purtroppo o per fortuna, la dedizione allo studio l’ha poi dirottata verso altre materie: è infatti Sommelier e Docente Certificato Fisar, degustatore di Olio Onav, degustatore di Whisky ed è iscritto all’Università di Viterbo alla facoltà di Agraria Enologia e Viticoltura. È stato presidente di ADB Lazio e ora è fondatore e docente di Unione Degustatori Birre. La sera fa tardi nel suo piccolo grande locale, il Beerstyle, che gestisce per passione insieme ad altri soci anche loro degustatori, al mattino si sveglia prima del sole: per lavoro cura la Rassegna Stampa per il Ministero dell’Interno. Probabilmente a volte dorme anche lui.