“Il caffè è un piacere, se non è buono, che piacere è?!”
Nino Manfredi, slogan della Lavazza Anni ’80

Alzi la mano chi non ha mai partecipato ad una diatriba sul caffè!
È migliore quello fatto con la moka? È più buono in alcuni luoghi d’Italia? Il segreto per un’ottima riuscita sta nell’acqua? Meglio amaro? Più buono con lo zucchero, meglio ancora se aromatizzato?
Insomma, potrei davvero andare avanti per tutto questo articolo con gli interrogativi che ruotano intorno a questo prodotto e potrei non trovare altrettante risposte sull’argomento, perché diciamoci la verità dopo il calcio, l’argomento più dibattuto nelle case dei famosi o giù di lì “sessanta milioni di Italiani” è proprio sulla qualità e la preparazione del caffè.
Campanilismi e gusti a parte, possiamo sperimentare che effettivamente anche la miglior miscela di caffè che acquistiamo, passato qualche giorno, assume “quel non so che di non so cosa” che non è che ci fa proprio storcere il naso, ma ci rende quella tazzina meno gustosa.
Vediamo quindi come preservare il più possibile la qualità e l’aroma del nostro caffè.

No frigorifero: qualche anno fa, mi sto chiedendo ancora il perché, qualcuno ebbe l’idea di suggerire di conservare il caffè “al fresco”, nulla di più sbagliato. Avete mai provato? Beh, non fatelo. Il caffè tende a compattarsi vista la sua capacità di assorbire l’umidità, ma soprattutto “aspira” tutti gli odori possibili ed immaginabili del frigorifero. Risultato? Caffè acquoso al gusto e profumo di arbre magique aperto nel 1982 appeso in una macchina di un fumatore.

Congelatore: qui la risposta potrebbe essere “dipende”. Il caffè, rigorosamente in chicchi, si può congelare per un breve periodo, non più di una ventina di giorni. Il segreto è metterlo sottovuoto prima di congelarlo, avendo poi cura, quando viene scongelato di fare asciugare bene i chicchi su di un piano foderato di carta assorbente, prima di procedere alla macinatura. Mi raccomando porzionatelo in modo tale da scongelare solo quello che vi serve.

Confezione originale: anche in questo caso tutto dipende da come viene chiusa la confezione, il massimo sarebbe ricreare, una volta prelevata la quantità che ci serve, il sottovuoto o se questo non fosse possibile cercare di togliere più aria possibile e poi chiudere il tutto con delle “clip” chiudi sacchetti.

Macinate il caffè solo quando serve: ovvero nel momento in cui state per prepararlo e naturalmente per berlo, se la quantità macinata è maggiore e quindi necessitate di conservarla, sappiate che l’aroma durerà per pochi giorni, quindi potreste avere un caffè un po’ “scarico”.

In dispensa in un contenitore di ceramica o di vetro scuro con chiusura ermetica: bingo! Questo è il metodo più consigliato ed effettivamente, provandolo personalmente, devo dire che è il modo che permette di preservare il più possibile la qualità del caffè. Naturalmente questo vale sia per il caffè macinato che per quello in chicchi.

Ed ora prima di salutarci, due chicchi… ehm due “chicche” sul caffè.

Si narra che il Re di Francia Luigi XIV amasse così tanto il caffè da prepararlo personalmente per sé e per i suoi ospiti.
Ma soprattutto: sapevate che nel XVII secolo il Paese Europeo dove si beveva più caffè era l’Inghilterra?

Nata a Roma ma cittadina del Mondo, scrivo in giro per il web, e non solo, di cucina, collezionismo e sicurezza. Sommelier A.I.S. ma soprattutto curiosa lettrice appassionata, autrice di un libro e di una favola natalizia per bambini. Uso la cucina come autoanalisi, soprattutto la pasticceria come esercizio per allenare la pazienza. Le tradizioni, per me, sono come la copertina per Linus, mi fanno sempre sentire a casa ovunque io sia. Impazzisco per la pasta alla Norma e i Maritozzi con la panna, ma soprattutto sono fermamente convinta come recita un noto aforisma che: “Il cioccolato è la risposta. Chi se ne importa qual è la domanda!”