Ho appena guardato le immagini dei falò anti-lupo in Alto Adige, ho ascoltato le parole delle persone assiepate attorno al fuoco e sono stata pervasa da un profondo senso di tristezza…

Mi chiedo come sia possibile, ancora nel 2019, tanta confusione e così poca organizzazione tra gente che ho sempre ammirato, soprattutto per la capacità di rendere fruibili praticamente a tutti le bellezze naturali del Trentino Alto Adige.

La rete dei sentieri, la loro ottima manutenzione, la pulizia, il sistema di seggiovie, funivie e simili, la diffusione dei rifugi e dei servizi ovunque, l’ottima ristorazione fino in alta quota, tutto questo e molto altro hanno suscitato in me da sempre profonda ammirazione per questa regione e i suoi abitanti. Trovo sconcertante, quindi, che si perdano d’animo quando si tratta di proteggere le loro greggi, i loro beni, la loro incolumità.
Riflettiamo un attimo sullo strano destino del lupo. Nell’immaginario collettivo ha sempre rivestito un ruolo ambivalente: del cattivo nelle favole, attraverso le quali impariamo a temerlo fin da bambini, tanto che qualche incauto genitore arriva a usarlo addirittura come minaccia per farsi ubbidire; senza contare che è associato alla temibile licantropia e a una serie innumerevole di detti non proprio edificanti, come ‘tempo da lupi’, ‘fame da lupi’, ecc.

Eppure, in molte culture, il lupo è legato alla conoscenza magica, alla luce, all’iniziazione e alla fecondità.

In fondo, lo stesso augurio ‘in bocca al lupo’ fatto in occasione di una prova difficile o impegnativa, oggi tende ad essere interpretato non più tanto come finire nelle fauci di una bestia feroce sperando che crepi, quanto piuttosto essere amorevolmente afferrati come cuccioli da mamma lupa e tratti in salvo. Non dimentichiamoci di Romolo e Remo, che la leggenda vuole allattati proprio da una lupa!
Nella catena alimentare, il lupo è un superpredatore. Non troppo diversamente da noi, è anche un animale sociale, vive in branco, è monogamo e difende il suo territorio. L’ultimo attacco accertato nei confronti dell’uomo risale, comunque, a quasi duecento anni fa. Il lupo è un animale prudente e teme l’uomo. Certo, è un animale selvatico ed è bene che lo resti, ma il suo ritorno non può che essere salutato con gioia perché significa che l’ecosistema è sano e che anche gli altri animali della catena alimentare godono di buona salute. Il lupo uccide per sfamarsi, non per il gusto di uccidere.

Può succedere, in rarissimi casi, che ammazzi più capi di quanto gli occorra, ma solo se un gregge è incustodito e perché la fuga delle bestie può scatenare il suo istinto predatore, come avviene del resto per la martora nei pollai.

Perlopiù il lupo è un opportunista e non disperde inutili energie. Se trova la selvaggina caccia e mangia quella, di solito gli esemplari più deboli, favorendo la selezione naturale e il miglioramento delle specie predate. Se le leggi venatorie consentono invece all’uomo una caccia incondizionata, allora è evidente che la selvaggina si ridurrà drasticamente e il lupo sarà costretto a cercare altrove il suo cibo…
Quindi, più che ostinarsi a prendercela col lupo, che tra l’altro fa molti meno danni all’economia di quanti ad esempio ne fanno i cinghiali e i tassi, dovremmo essere lungimiranti e tentare di promuovere interventi mirati a ristabilire un minimo di equilibrio naturale.

Chi ha animali da reddito dovrebbe proteggerli con recinti e cani da pastore. In certe zone, bisognerebbe fare massima attenzione a non lasciare andare liberi i propri cani per evitare non solo che siano sbranati, ma che si formino branchi inselvatichiti e, soprattutto, per eliminare il pericolosissimo problema dell’ibridazione. E dove la buona volontà non basta, si deve muovere la macchina dei risarcimenti.

Un ruolo fondamentale per la comprensione dell’importanza vitale di abitare un ecosistema sano dovrebbe svolgerlo la scuola. Fin da bambini dovremmo conoscere il valore della catena alimentare e di tutti gli anelli che la compongono. Dovremmo conoscere il nostro territorio e rispettarlo. In un contesto del genere, il lupo sarebbe per tutti un valore aggiunto. Richiamerebbe tra l’altro osservatori e appassionati e il turismo ne gioverebbe. Del resto, esempi di convivenza virtuosa esistono già: penso in particolare alla mia gente d’Abruzzo e alla naturalezza con cui, soprattutto in montagna, uomo e lupo coabitano. Senza drammi e senza falò.

Foto di Maria Cristina Di Nicola

M. Cristina Di Nicola, attrice e traduttrice, nasce a Teramo e vive a Roma ma ama la neve, il freddo e le aurore boreali, quindi un giorno chissà?  Appena può viaggia e se non può cammina – preferibilmente il mattino presto – in montagna, nei parchi, in città, ovunque!  Non ha mai smesso di stupirsi del mondo e prova a fermare la sua meraviglia con la macchina fotografica o con la penna. Golosa e curiosa, ha il culto del cibo, come elemento conviviale, culturale ma anche di puro divertimento.