Archivio Storico 2011-2017

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Intervista a Luigi Caricato

09 Giugno 2011
un'accorata denuncia sulla situazione in cui versa il mondo dell'olio italiano
Luigi Caricato, scrittore e giornalista, firma autorevole di diverse testate del settore enogastronomico (una per tutte, 'La Cucina Italiana'), è il più famoso oleologo italiano. Anzi, per dirla tutta, proprio il primo, perché è stato proprio lui a coniare il prezioso neologismo, entrato da poco nei dizionari italiani. Il 'papa dell'olio' (come lo ha definito il suo amico e scrittore Giuseppe Pontiggia), letterato, romanziere, saggista e fondatore della rivista telematica di settore 'Teatro Naturale', nonché curatore del seguitissimo blog 'Olio Officina', presenta in due puntate una accorata denuncia sulla situazione in cui versa il mondo dell'olio italiano, abbandonato dalle istituzioni.

(int.) Luigi, innanzitutto ti ringrazio per l'intervista. A bruciapelo: c'è fermento nel mondo dell'olio italiano. Cosa sta veramente succedendo, a sei mesi esatti dalla tua idea di festeggiare 'in pompa magna' a Milano i cinquant'anni dell'Extravergine d'Oliva?

(L.Car.) Non sta succedendo nulla e sta succedendo tutto, sul fronte dell'olio, nel senso che in Italia manca uno spirito propositivo e conciliante; c'è troppa conflittualità, e soprattutto manca la volontà di costruire il futuro. Non sta accadendo nulla perché nessuno si muove e scatena cambiamenti; a chi si industria per cambiare lo status quo - ed è il mio caso, e di altri come il professor Lanfranco Conte dell'Università di Udine – vengono presto tarpate le ali. Ci siamo mossi per difendere una bella novità, ossia il nuovo regolamento comunitario 61/2011, grazie al quale sarà possibile d'ora in avanti sequestrare oli sospetti di frode. Alcuni gruppi di potere particolarmente conservatori in Italia - Coldiretti, Slow Food e Unaprol (quest'ultima, la più grande organizzazione di produttori olivicoli in Italia) – si sono vistosamente opposti lamentando il fatto che tale regolamento lede i consumatori e i produttori onesti. Cosa assolutamente non vera, lo garantisco. Anzi.

(int.) Vai giù pesante, Luigi...

Non posso far diversamente. Tali gruppi hanno un forte impatto mediatico ed orientano, per non dire manipolano l'informazione del settore; pur tuttavia, alla fine, io, il professor Conte e pochi altri, pur non avendo avuto particolari spazi nei quali difendere le nostre idee, siamo riusciti a condurre una feroce battaglia in favore della verità, che poi era sotto gli occhi di tutti. Il Reg. 61/2011, introducendo il parametro degli alchilesteri, salva di fatto consumatori e produttori onesti, perché grazie ad esso finalmente si potranno individuare le azioni fraudolente. Così abbiamo vinto la nostra battaglia, senza ricevere scusa alcuna da parte di chicchessia per aver lanciato un inutile quanto preoccupante allarme.
Il consumatore, quindi, può star tranquillo. L'Unione Europea – verso la quale solitamente sono piuttosto critico - ha introdotto un nuovo parametro a difesa della qualità e genuinità degli oli extra vergine di oliva, e ciò va riconosciuto.
Oltretutto, prima che il regolamento venisse approvato, era stato inviato in bozze a tutte le associazioni di produttori europei, e perfino alle associazioni di consumatori. E nessuno, dico nessuno, aveva fatto osservazioni, segno che andava bene a tutti il contenuto del regolamento. Che strano paese l'Italia! Ancora una volta abbiamo fatto una magra figura all'estero. Prima chiediamo a gran voce nuovi metodi da ufficializzare, onde consentire di tutelare i nostri extra vergini; poi, quando ciò avviene, scendiamo nella piazza mediatica per protestare: siamo proprio incoerenti.

(int.) In effetti, da qualche mese noto dei forti segnali d'allarme lanciati da Teatro Naturale e dal tuo blog Olio Officina, segnali rimbalzati anche sulla stampa nazionale. Mi ricordo un paio di mesi fa, ad esempio, un tuo articolo sul Corriere della Sera...

(L.Car.) Sì, sono molti anni che mi muovo (in piena autonomia) a favore degli oli di oliva, e con me collabora una comunità di 'virtuosi' dell'olio. Teatro Naturale, fondato nel 2003, è diventato nel frattempo un settimanale che domina la scena da protagonista per ciò che concerne l'informazione sull'olio ma anche nel portare avanti un pensiero rurale; mentre, con il progetto Olio Officina, nato nel 2010, e che dal 2012 diventa anche un festival, sto cercando di contribuire a fare una vera e sana 'cultura dell'olio', trasferendola in maniera semplice e chiara a tutti, sia agli addetti ai lavori, sia alla gente comune.
Lo faccio – e mi va di sottolinearlo – a zero costi per il Paese: non percepisco nemmeno un solo centesimo di euro dallo Stato e dall'Unione europea, segno che i grandi progetti, se hanno forti idee alle spalle, avanzano in maniera vincente, pur subendo dei veri e propri veti: ad esempio spesso ci viene impedito di essere presenti a convegni nel settore: veniamo imbavagliati addirittura anche dalle istituzioni.
Che Paese strano l'Italia. Non solo non vuole riforme, ma ostacola chi lavora in tal senso.

(int.) Da come lo dipingi, sembrerebbe un quadro a dir poco sconcertante. Ora però vorrei chiederti di parlarmi delle false DOP pugliesi che sarebbero addirittura arrivate sul mercato americano senza che nessuna istituzione si sia interessata a smascherarle e a prendere provvedimenti.E' vero che le istituzioni latitano? E per quale ragione, secondo te?

(L.Car.) Posso dirlo con certezza assoluta: nel settore oleario le istituzioni latitano da sempre. Ed io me la prendo con loro perché alla fine sono sempre io e pochi altri che in questo settore ci mettiamo in gioco. Prendiamo ad esempio il caso Puglia. Da qualche tempo si verificano rapine a mano armata per sottrarre autocisterne colme d'olio. Sono furti che valgono alla criminalità valori di centinaia di migliaia di euro: ogni autocisterna ha un valore di circa 120, 130 mila euro. Entrano in scena con fucili a canne mozze e mitra e sequestrano autista, fuggono, prendono l'olio e lasciano il mezzo abbandonato nelle campagne pugliesi. In tutto ciò la Regione Puglia non è mai intervenuta, non si è mai espressa in alcun modo. In più, la Puglia non riesce a difendere la propria identità: negli Stati Uniti, appunto, si sono inventati una Dop che non c'è, l'olio Dop Puglia. Esistono Dop legate a specifiche zone (Terra di Bari, Dauno, Terra d'Otranto, Colline di Brindisi, Terre Tarentine), ma non esiste una Dop Puglia; eppure negli Usa si spacciavano, con la complicità di un'azienda pugliese, e con il silenzio istituzionale, le bottiglie d'olio a marchio Dop Puglia, e tutto questo nel silenzio più totale.
Quanto al Sud in generale, e al fatto che detenga il primato dei numeri, la sua debolezza non aiuta purtroppo il settore. La produzione olearia italiana si concentra per circa l'88% nel centro sud. Ebbene, se fosse il contrario, noi oggi non staremo qui a parlare di crisi dell'olivicoltura e del comparto oleario. E lo dico da persona nata nel Sud, nel Salento. Il grande male dell'olivicoltura consiste nel fatto che le regioni del Nord non sono avvantaggiate da condizioni climatiche favorevoli come nel caso del vino. Diversamente sarebbe tutta un'altra storia. Pensate alla grande Italia del vino. La vera spinta è stata determinata dalle regioni del centro nord: dalla Toscana in su.

(int.) Parole dure, Luigi. Olio, dunque, spacciato come DOP italiano e probabilmente invece prodotto altrove a costo decisamente inferiore: questo spiegherebbe la piaga degli extravergine venduti sottocosto a meno di tre euro il litro sui banchi dei supermercati.

(L. Car.) A meno di tre euro? Ma alla Lidl il 31 dicembre una bottiglia da litro di olio extra vergine di oliva era messa in vendita a 1,69 euro: uno scandalo. E' come se una Ferrari nuova e sfolgorante di bellezza venisse venduta a 30 mila euro. E' mai possibile? Cosa c'è sotto? Cosa si nasconde? Ci sono troppe responsabilità, troppe complicità, in tutto ciò.
Sono convinto che il consumatore meriti di pagare per le proprie irresponsabilità. Quando ero ragazzo e nel 1986 morirono per il caso del vino al metanolo, fui duro con il mio giudizio: ciascuno sceglie la propria sorte. Come si fa a scegliere un alimento puntando al prezzo sottocosto? E' da scriteriati irresponsabili! Siccome esiste la libertà d'azione, ognuno scelga per sé come crede. Solo che il libero arbitrio comporta delle conseguenze. Chi vuol risparmiare a tutti i costi, pagherà comunque sulla propria pelle.

(fine prima parte)
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