Archivio Storico 2011-2017

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Art Nouveau

14 Aprile 2011
La favola dei Vini Nuovi
Ogni anno, il sei di novembre, le enoteche italiane si animano di una strana euforia.
Molta gente non resiste e si accalca per assaggiare in anteprima il vino del giorno.
Di cosa si tratta?
Il novello esce legalmente in commercio.

Rappresenta una sorta d’apripista enologico che, con la sua fragranza autunnale, c’introduce alla nuova annata. Per tale motivo riscuote un ampio successo, tanto da essere venduto pressoché interamente en primeur. Le bottiglie annue prodotte si avvicinano ai 15 milioni, soprattutto al centro-nord. C’è persino una mostra nazionale, che raccoglie a cadenza annuale tutte le principali etichette produttrici: a Vicenza siamo ormai prossimi alla venticinquesima edizione.

La tradizione italiana prende ispirazione dal francesissimo Beaujolais Nouveau.
Si produce attraverso il processo di macerazione carbonica, che prevede l’immissione di grappoli interi non diraspati in contenitori a chiusura ermetica. L’atmosfera viene saturata con anidride carbonica, in modo da innescare una fermentazione anaerobica all’interno degli acini. Il peso dei chicchi, il calore ed il gas sviluppati portano infine alla rottura della buccia e alla fuoriuscita del liquido, che può considerarsi un proto-mosto.
Secondo lo stile che si vuole conferire, può seguire una breve fase di fermentazione con macerazione.

Il Novello si produce solo da uve rosse. I vini che ne derivano hanno tutti i caratteri di gioventù: sono fruttati, fragranti, tipicamente vinosi. I tannini sono pochissimi per lo scarso o assente contatto con le bucce del succo in fermentazione.
Il tannino ha la funzione di preservare il vino per la longevità: in questo senso, il nome Novello non andrebbe inteso come vino “nuovo”, bensì come vino che “va bevuto nuovo”. Per gustarlo al meglio, infatti, non conviene andare oltre le festività natalizie.

E i Beaujolais?
Il Nouveau – o Primeur – è in vendita dal terzo giovedì di novembre.
Il processo fermentativo è il medesimo: anche in questo si ricorre alla macerazione carbonica.
A differenza del Novello, è prodotto in un’unica zona, tra la Borgogna e la Côte du Rhône ed è tutelato da alcune AOC, la versione francese delle nostre DOC. Si usa esclusivamente uva Gamay, mentre il Novello può esser realizzato a partire da svariati vitigni, e la macerazione carbonica interessa il 100% dei grappoli, al contrario del Novello, dove si arriva ad una percentuale massima del 30%.

Un tratto distintivo transalpino sono le etichette, una vera forma d’arte: di solito su fondo bianco, s’intrecciano delicatissimi disegni floreali.

Nel mondo vinicolo globalizzato, di sicuro questo vino non ha eguali.
E’ rosso? Non proprio. Allora “bianco”? Beh, di sicuro no. Allora, cos’è?!
Per decenni è stato poco più che succo d’uva. Finché negli anni ’60 del novecento in Francia hanno iniziato a commercializzarlo imbottigliato e non più sfuso; una semplice idea di marketing che ha decretato un successo crescente.

In merito, la critica si è sempre schierata in due opposte fazioni: c’è chi lo considera una perla enologica da preservare e diffondere, c’è invece chi inorridisce al solo sentirlo nominare, poiché espressione di quell’atteggiamento da “carpe diem” che non si addice ai veri appassionati.
Il problema è che il Vino Nuovo, potenzialmente delizioso e divertente, molto spesso è un prodotto poco originale, per nulla rappresentativo del territorio che l’ha partorito; il processo produttivo è causa di un appiattimento degli aromi secondari – quelli provenienti dalla fermentazione – alla fine troppo simili tra vini di diversa provenienza. A tutto ciò si aggiunga che sovente è venduto a prezzi eccessivi in rapporto alla qualità mediocre.

E voi, da che parte state?
Nel caso voleste comunque assaggiarlo, scegliete sans hésitation le bottiglie che si fregiano della dicitura AOC Beaujolais-Villages.
E abbinatelo ad un formaggio molle francese non troppo stagionato (tipo St.Felicien) oppure – perché no? – a cibi orientali speziati.
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