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L'origine di un metodo di cottura alchemico

22 Settembre 2014

Lo sapete che quando fate una cottura a bagnomaria state compiendo un'operazione alchemica?

...E che si attribuisce l'invenzione di questo metodo a una delle rarissime donne alchimiste della storia dell'umanità?

Proprio così, il bagnomaria pare sia stato ideato da Maria l'Ebrea, o la Giudea, una scienziata ante litteram, per alcuni la sorella di Mosè.

La più concreta menzione di Maria la Giudea nel contesto dell'alchimia viene da Zosimo di Panopoli, che nel IV secolo scrisse il più antico testo alchemico conosciuto.

Zosimo descrive molti degli esperimenti compiuti da Maria e degli strumenti inventati da lei, inoltre nei suoi scritti essa viene sempre menzionata come una dei "saggi" vissuti nel passato. Giorgio Sincello, un cronista Bizantino del secolo VIII, presenta Maria come una insegnante di Democrito il quale la incontrò a Menfi, in Egitto, al tempo di Pericle. Il testo del decimo secolo intitolato Kitāb al-Fihrist, di Inb al-Nadim, la cita come uno dei cinquantadue più famosi alchimisti, che conosceva la preparazione del caput mortuum.

Il filosofo romano Moriene la chiamò “Maria la profetessa” e gli Arabi la conoscevano come la "Figlia di Platone" il nome che in seguito nell'alchimia occidentale, venne riservato allo zolfo bianco.

Ad ogni modo, la sua vita fu davvero interessante. Maria, o Miriam, visse attorno al I secolo ad Alessandria d'Egitto, uno dei luoghi culturalmente più avanzati di allora. Tra le varie discipline studiate nelle scuole alessandrine, l'alchimia aveva di sicuro un posto di rilievo.

E Maria studiava questa scienza, come testimoniano alcuni frammenti ritrovati delle sue dissertazioni, in particolare un testo intitolato “Maria Practica”, nelle quali si firmava spesso “Miriam la profetessa, sorella di Mosè”. Si dilettò inizialmente nelle ricette di cosmesi, ma poi trovò la sua strada, lo studio di apparecchiature per la distillazione e la sublimazione.

Così fu sua l'idea del “balneum mariae”, una sorta di contenitore a doppia parete per il risaldamento omogeneo, come fu sua anche l'idea del “tribijos”, un'apparecchiatura per la distillazione, principalmente composto da un recipiente di terracotta e un alambicco per condensare il vapore.

Un'altra sua invenzione fu il “kerotakis”, un'apparecchiatura per sublimare le sostanze, soprattutto volatili.

Insomma, la prossima volta che prepariamo qualcosa a bagnomaria ricordiamoci di mandare un pensiero a questa donna che ha voluto vivere e lavorare in un settore praticamente solo maschile.

E con ottimi risultati.

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