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Di cibi scaduti, falsi perbenismi e sprechi alimentari

05 Settembre 2013
Il caso della Grecia
Grecia. Estate 2013. La crisi più profonda si è da tempo impadronita di questa Nazione, gli estremismi politici prolificano e si nutrono della disperazione del popolo, popolo che si aggrappa a chiunque prometta una vita migliore, una rinascita o quantomeno un’ancora di salvezza.

Disoccupazione e povertà sono lì a fare da humus a violente proteste che – ciclicamente - gettano la Grecia nel caos e la mantengono sulla soglia della guerra civile.

Questo è il substrato su cui, tempo fa, è fiorita la proposta del governo ellenico di lasciare sugli scaffali i cibi scaduti, permettendone la vendita a prezzi anche di un terzo inferiori e cercando così di venir incontro agli strati più poveri della popolazione.

La proposta si riferisce solo a cibi non immediatamente deperibili (primi fra tutti olio, pasta e prodotti in barattolo) e la regola da seguire è presto detta: se la scadenza è indicata con giorno mese e anno il prodotto può essere venduto un’altra settimana oltre quella impressa. Se sono indicati solo mese e anno potrà restare sugli scaffali un altro mese e se invece è indicato solamente l’anno resterà vendibile per altri tre mesi.

Facendo una rapida rassegna stampa on line ho notato con divertimento ed un pizzico di fastidio come la notizia sia stata pilotata a secondo del taglio che si voleva dare al pezzo: denuncia o meno.
Denunciano Panorama.it e Ansa: per il primo “il provvedimento dei cibi scaduti per i più poveri colpisce duramente la dignità della popolazione ellenica”, parla di “ulteriore schiaffo di una crisi che […] non concede nemmeno il respiro di una piccola tregua“ e correda il pezzo con il primo piano di donne greche che rovistano su un banco di verdura, distribuita gratuitamente in occasione dell’avvenuto sciopero degli agricoltori contro l’ipotesi dell'aumento dell'IVA (da notare che l’immagine dona pathos all’articolo ma è, evidentemente, riconducibile a tutt’altra notizia); “Il dramma della crisi in Grecia sembra non avere fine” esordisce dal canto suo l’Ansa in una nota d’agenzia.

Di tutt’altro parere Il Fatto Quotidiano “Le campagne contro lo spreco del cibo […] avevano da tempo preso nel mirino l’esagerata abitudine di prendere alla lettera quella data di scadenza”, così come Corriere.it “La data di scadenza indicativa non ha a che vedere con la sicurezza o la qualità del cibo, ma è fissata dalle aziende per ragioni di marketing”.

Siamo sinceri, chi di voi non ha, almeno una volta nella vita, provato ad assaggiare il latte per vedere se, a distanza di un giorno, fosse ancora buono da bere? Questo è un esempio limite ovviamente, ma potremmo continuare: chi di voi controlla scrupolosamente e preventivamente la data di scadenza per assicurarsi che il sottaceto che sta per addentare non sia scaduto, oppure si pone il problema se i rigatoni pronti per esser conditi e portati in tavola debbano essere buttati perché si accorge che è trascorsa una settimana dalla scadenza?

Son stata una bimba inappetente con una madre che per anni le ha ripetuto: “mangia tutto, perché ci sono tanti bambini poveri che non hanno cibo e allora tu, con che coraggio lo lasci lì nel piatto?” e forse per questo son diventata una donna vorace che segue la cruenta regola del “mangio tutto ciò che non corra più veloce di me” (nel qual caso non riuscirei ad acchiapparlo per nutrirmene) ma non son qui, oggi, per parlarvi della mia esperienza in merito; posso però parlarvi della mia città, Roma, in cui il neo eletto sindaco Ignazio Marino per risolvere il problema degli sprechi alimentari e aiutare i cittadini più bisognosi ha da pochi giorni proposto quella che - ve l’assicuro – era un’idea già ampiamente vagliata, discussa e acclamata da anni nei migliori bar di quartiere o nei bocciofili per anziani: perché non regalare il cibo che viene quotidianamente gettato dai supermercati ai più bisognosi? (da qui la trasformazione del detto “hai scoperto l’uovo di Colombo” in “hai scoperto il pane di Marino”).

Sarà che a fianco dei perbenisti che imperano in Italia come da qualsiasi altra parte, a fianco delle regole burocratiche che bloccano e impediscono la messa in pratica delle idee, esiste un popolo di realisti che risolvono le questioni semplicemente facendo una linea e tirando le somme, che non si scandalizzano dell’idea ma vanno subito al sodo, parlano del problema e – incredibile a dirsi – trovano anche una soluzione. E sapete cosa vi dico? Al pensiero che i greci da Settembre mangiano i fagioli in scatola un mese dopo la scadenza e scoprono che il loro sapore non è cambiato ma il prezzo sì, perché li pagano (per fare un esempio) 70 centesimi invece di un euro, beh io comprendo che differenza ci sia tra il dire e il fare e mi chiedo: a quando un simile provvedimento anche in Italia? perché noi – cari italiani che leggete, giudicate e biasimate, vi sembriamo poi così distanti dalla Grecia da poterci permettere l’indignazione di fronte a simili – concrete – risoluzioni?

Credits:
Panorama.it
http://news.panorama.it/esteri/grecia-crisi-economica-cibi-scaduti-samaras

Corriere.it
http://www.corriere.it/esteri/13_settembre_01/grecia-supermercati-cibo-scaduto-crisi_163ac28e-1325-11e3-b29f-7fb8749168ea.shtml

Il Fatto Quotidiano
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/02/cibo-scaduto-in-grecia-e-progresso/698506/

Per la foto si ringrazia http://www.atmosferaitalianablog.it/
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