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I moschettieri dell’Oltrepo’

19 Luglio 2014

 

 

Una settimana fa ho ricevuto un invito da parte di un amico ad una serata in Oltrepo’ Pavese, precisamente al ristorante Prato Gaio di Montecalvo Versiggia, proprio vicino a La Versa (http://www.ristorantepratogaio.it/). 

Tema principale: una verticale di un metodo classico delle Cantine Giorgi, a Canneto Pavese, a cui era presente anche il patron junior, Fabiano Giorgi, in foto (http://giorgi-wines.it/).

La cuvée Giorgi 1870, 100% Pinot Nero dell’Oltrepo’, veniva presentata in 4 annate, oltre ad un’anteprima del millesimo 2011 in magnum sboccate alla volée. Le cuvée sono state abbinate a piatti della cucina di Daniela, la cuoca di Prato Gaio, che per quella sera ha spaziato oltre i confini della tipicità pavese e ha presentato un menù sobrio ed estremamente piacevole per una serata estiva.

Ecco il programma:

Aperitivo in terrazza

Magnum di Giorgi 1870 Brut Millesimato 2011 sboccate à la volée 

Coscia di maiale cotta nel suo stampo, tagliata tiepida al coltello e servita con purea di mele renette

Giorgi 1870 Brut Millesimato 2009 

Farsulè di melanzane viola al profumo di maggiorana

Giorgi 1870 Brut Millesimato 2008 

Gnocchi di patate con baccalà, pomodoro, cipollotto e olio extravergine d'oliva

Giorgi 1870 Brut Millesimato 2007 

Faraona disossata con ripieno tipico dell'alta Valle Versa

Giorgi 1870 Brut Millesimato 2005 

La serata a Prato Gaio, la 13esima di una serie iniziata verso la metà del 2012 con l’apertura del blog Oltre La Storia (http://oltre-lastoria.blogspot.it/), ha confermato la volontà di quattro impavidi giovincelli di far conoscere la realtà vitivinicola dell’Oltrepo’ dandole la giusta connotazione.

I vini dell’Oltrepo’ Pavese (O.P. per gli aficionados) non solo possiedono caratteristiche qualitative eccellenti, ma occorre sfatare quella (sbagliatissima) leggenda secondo la quale i vini di questa zona sono solo d’annata, e quindi vanno bevuti entro l’anno.

Nossignori, certo che no.

Vi sono alcuni vini in Oltrepo’, e le cuvée di Giorgi 1870 ne sono testimonianza diretta, che hanno un potenziale di invecchiamento molto alto.

In Francia li chiamano “Vins de garde”, cioè vini da mantenere, da tenere in cantina.

I quattro moschettieri dell’Oltrepo’, come li ho chiamati io in modo spontaneo, o free riders, come amano definirsi loro, sono:

 

Matteo Berté, lungimirante enologo moderno delle cantine Francesco Montagna di Broni;

Giorgio Liberti, patron del ristorante Prato Gaio 

Francesco Beghi, sommelier, giornalista e curatore delle schede del Gambero Rosso sui vini dell’Oltrepo’;

Roger Marchi, enoappassionato itinerante che vive per metà del tempo a Brescia e per l’altra metà a Pavia.

 

Insieme hanno pensato bene di ridare lustro ad una delle zone più vocate in Italia per la coltivazione del Pinot Nero, da utilizzare soprattutto come base spumante per il metodo classico.

Purtroppo sui vini dell’Oltrepo’ ci sono ancora molte inesattezze, dubbi, confusioni che sicuramente non vengono chiarite, comme-il-faudrait, dal Consorzio incaricato.

Perché?

Non sta a me dirlo, ma quel che è certo è che nei vini che io ho degustato quella sera ve n’erano un paio che mi sono sembrati eccellenti e meritevoli di essere tenuti in cantina per un altro periodo di tempo in modo da poterne valutare l’evoluzione.

Le due annate in questione sono la 2008 e la 2005.

Riposo sugli lieviti per almeno 36 mesi per queste cuvée, ma qui si parla di un periodo estremamente lungo che ha sicuramente giovato al vino.

La 2008, per me in pole position, ha regalato un’eleganza e una compostezza veramente sorprendenti.

Profumi di frutta bianca fresca, note di tostatura appena appena accennate, sentori molto percettibili di anice stellato.

Il sorso è di gran bella trama, conferma tutti i profumi prima descritti. E’ avvolgente e rincuorante. Carezza il palato, come dicono i vicini d’Oltralpe, è “ronde en bouche” e permette di giocare con tanti abbinamenti fra cui anche il farsulé di melanzane sapientemente cucinato in modo molto leggero.

L’annata 2005 è molto più complessa, con profumi che vanno dalle spezie dolci, al tabacco biondo per tornare, come fosse un segno di appartenenza, all’anice stellato che lo rende molto intrigante e foriero di belle aspettative al gusto.

In effetti si tratta di uno spumante con caratteristiche da vino. Pieno, potente, seducente persino.

La persistenza qui ha un ruolo fondamentale perché il vino tiene il tempo, lo scandisce lasciando in bocca tanta freschezza e mineralità. Segno evidente che il tempo non lo ha scalfito, anzi, lo ha reso ancora più forte e interessante.

Perfetto anche lui sulla faraona disossata ma anche, ce lo avrei visto molto molto bene, su una bella tagliata di Angus appena appena cotta.

Un plauso particolare a Daniela per gli gnocchi con baccalà e pomodoro. Non mangio baccalà, non mi piace. Beh, questi gnocchi li ho divorati come non vi fosse un domani. Segno evidente che quando la materia prima è buona e c’è qualcuno che la sa cucinare rispettandola, il risultato non può che essere un successo.

Un ringraziamento particolare ai 4 moschettieri dell’Oltrepo’ per il lavoro che stanno facendo con tanta passione. 

L’O.P. può piacere molto o non piacere per nulla. Ma non si può dire che regali solo vini d’annata, non dimenticando che un paragone con le altre terre da vino italiane sarebbe improprio e ingiusto, così come lo sono i preconcetti su questo splendido giardino lombardo.

 

Aspetto, curiosa, il prossimo invito a una di queste bellissime serate. Dopotutto devo confermare le mie impressioni. E sono sicura che lo farò senza indugi.

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