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La guerra del pomodoro

27 Settembre 2010
Ricarichi del 1700e passa % da pomodoro a passata: una vergogna!
Venerdì scorso una notizia pubblicata dal Corriere online ha attirato la mia attenzione: "Nel passaggio da pomodoro a passata il prezzo aumenta del 1.733%, a fronte di un prezzo pagato al produttore del Sud Italia di 5 centesimi/kg. E' quanto denuncia la Coldiretti in occasione della manifestazione di protesta organizzata a Roma davanti alla sede dell'Antitrust dalle associazioni dei consumatori aderenti a Casper (Adoc, Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori), a cui partecipa anche il presidente della Coldiretti Sergio Marini".
Più volte abbiamo discusso e ci siamo scandalizzati per la presenza, frequente quando non spropositata, del pomodoro cinese sulle nostre tavole, negli scaffali dei supermercati e in certi pubblici esercizi.
Più volte la stampa si è scagliata contro questo malcostume, adducendo soprattutto l'incontrovertibile verità che l'Italia è uno dei maggiori produttori di pomodoro. E soprattutto, i nostri pomodori sono buoni. BUONI!
Poi si legge che il pomodoro da sugo, che qualsiasi massaia compera a 1 euro al kg al mercato rionale, se si vuole fare la passata in casa, al produttore viene pagato pochi centesimi. E già ci sarebbe materiale sufficiente per arrabbiarci, e denunciare i rincari della filiera. Ma non è questo l'argomento del contendere. Non parliamo di un ricarico di "appena" il 30 o il 50%. Parliamo del 1.733%. Millesettecentotrentatrè...
Mi scandalizza leggere, nel sito della Coldiretti, questo: "In alcuni casi i pomodori italiani sono stati pagati dalle industrie ai coltivatori delle regioni del centro sud, a prezzi inferiori rispetto a quelli riconosciuti ai cinesi''. Lo denuncia in una nota il vicepresidente di Coldiretti, Mauro Tonello che ha preso parte, insieme al vicepresidente di Unci-Coldiretti, Marco Crotti, all'audizione alla Commissione Agricoltura della Camera sulle criticità della campagna del pomodoro da industria.
Secondo Tonello ''si tratta di un'assurda situazione di un mercato a due velocità, dove gli industriali e le cooperative corrette, che pagano i prezzi pattuiti, devono sopportare la concorrenza sleale, non solo di chi trasforma il prodotto cinese in Made in Italy, ma anche di chi pretende di produrre in Italia, a prezzi cinesi, per poi andare sullo scaffale con i prezzi italiani''.
Ora non mi si venga a dire che c'è la crisi, e che gli italiani non possono permettersi di pagare qualche centesimo in più un barattolo di pomodori pelati o di passata veramente fatta in Italia con veri pomodori italiani. Quelli buoni.
Sarebbe ora di riflettere seriamente sulla difesa del prodotto nazionale, difesa che spetta agli organi competenti, ma anche a tutti noi. Una difesa fatta partendo dal basso. Basta esigere che sulle confezioni ci sia l'origine del pomodoro. Sull'olio troviamo la scritta: prodotto con olive italiane. E allora, esigiamolo anche sui pomodori!
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