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Social eating: una nuova frontiera del cibo 2.0?

04 Marzo 2016

Lo abbiamo chiesto a Barbara Carbone, ideatrice della piattaforma Slurpdinner

 

Il piacere della gola risiede nella squisita delicatezza del palato e nella molteplice sottigliezza del gusto, che può solo comprendere un anima sensuale cento volte raffinata.

(Guy de Maupassant)

Il social eating è un fenomeno di moda o un business in crescita? Stando a un articolo di Alessandra Borella *, i numeri di tale fenomeno sono interessanti: un fatturato annuo di 7,2 milioni e 300 mila persone coinvolte. L’approccio al cibo è di sharing economy, modello economico – sociale che si basa sulla collaborazione, la condivisione, l’equità e la solidarietà. Un approccio contro la crisi e lo spreco, che valorizza le risorse tangibili e intangibili. Lo scambio economico diventa peer2peer per cui le competenze sono condivise in modo equo e condividendo si impara, si apprende, si migliorano qualità e capacità. Un’economia che si rafforza proprio grazie al contributo di tutti, perché tutti sono capaci di portare risultati.

Diversamente non poteva essere: la filosofia sharing coinvolge il cibo che è di per sé esso stesso condivisione, convivialità, momento di incontro, esperienza di scambio, è rito, è immagine.

È così? Il cibo è social? È questa l’ultima frontiera del web 2.0? Con quale commensale condividerai il tuo appetito? Con chi assaggerai e con chi scambierai quattro chiacchiere?

Lo abbiamo chiesto a Barbara Carbone, che al suo attivo ha due case editrici (Trenta Editore e Il Mangelo Editore), una rivista online internazionale (foolmagazine.com) e un progetto sul vino (Milano Wine Garden). Giornalista professionista e autrice di libri di cucina, in questa veste, si presenta come ideatrice della piattaforma di social eating, Slurpdinner, vera e propria novità per i golosi 2.0.

D) Cos'è il social eating?

R) Si tratta di eventi saltuari tra persone che non si conoscono, il cui scopo è esclusivamente quello della socialità. Sono riservati a chi ha prenotato ed è stato accettato dal cuoco, senza alcuna organizzazione imprenditoriale; sono iniziative che vivono della spontaneità e dell'improvvisazione che sono proprie della "sharing economy" (condivisione delle spese). Il social eating è quindi un'attività amatoriale: chi crea un evento culinario accetta il denaro da parte dei suoi ospiti, ma il suo non è classificabile come lavoro vero e proprio, e rimane quindi un'attività conviviale.

D) Come funziona Slurpdinner?

R) Slurpdinner è un nuovo modo di condividere la passione per il cibo, per la tavola, i suoi ingredienti e quei sapori che ancora non si aveva avuto modo di assaggiare.

E’ l’occasione per mettersi alla prova con le ricette che più ci hanno incuriosito, per provare a ripetere i piatti di un grande chef, per sperimentare gli abbinamenti di quella cucina etnica che ci ha colpito o per creare nuove ricette sulla base delle proprie esperienze: il tutto condividendo una passione e soprattutto i costi!

Nessun limite alla fantasia, al prezzo, al numero dei piatti, alle persone da coinvolgere: occorre solo registrarsi – gratuitamente – scegliere se essere Lord (padrone di casa) o Slurper (ospite) e iniziare il gioco. 

Ogni evento è caricato direttamente dal Lord che sceglie il titolo, il menu, il prezzo, il giorno, l’orario e il numero dei partecipanti; una volta definito tutto, è la piattaforma a metterlo online in modo che gli Slurper possano iscriversi. 

Prenotare un evento è semplicissimo: basta scegliere l’evento e pagare la Quota di partecipazione per riservare il proprio posto a tavola; il saldo dell’evento verrà dato direttamente al Lord a fine serata.

E via a un nuovo evento…

D) Chi è l'utente tipo della piattaforma?

R) Chiunque. La piattaforma è aperta a utenti di ogni parte del mondo, età, professione, gusti e passioni: quello che conta è la voglia di conoscere nuovi amici a tavola, condividendo i costi di una vera e propria cena in casa.

 

*Alessandra Borella, Il ristorante a casa propria e sul web: il social eating è un business in crescita, La Repubblica 18 ottobre 2015.

 

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