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Il bensone

14 Ottobre 2010
La vera tradizione modenese
Il bensone (“bensòun” in dialetto) è il dolce modenese più classico. L’etimologia del nome potrebbe derivare dal francese “pain de son”, cioè pane di crusca, perchè nei secoli scorsi per la sua preparazione si utilizzava la farina non setacciata. Nel XIII secolo, il primo dicembre, giorno dedicato a Sant'Eligio (patrono degli orafi e dei fabbri), la comunità modenese lo offriva in dono alla corporazione di cui facevano parte questi artigiani. C’è ancora chi ricorda che Sant'Eligio, divenuto "Sant'Alò" nella storpiatura popolare (forse una deformazione del francese “Saint Elois”), era spesso ricordato in una cantilena per bambini che diceva, fra l'altro, "Sant'Alò prémma al murè po' al s'amalò e al caschè zò da la schèla ch'al ridìva ch'al sé sbudlèva" (prima morì, poi si ammalò e cadde giù dalle scale mentre si sbudellava dalle risate). In tempi passati, inoltre, era consuetudine fare benedire il dolce in chiesa, in occasione del Sabato Santo e di altre feste religiose. Pane di benedizione, quindi, la cui etimologia potrebbe fors’anche derivare dal francese “pain de bénédiction”.
La ricetta primigenia prevedeva un impasto di farina, uova, burro, latte e miele. Quest'ultimo ingrediente lasciò il posto allo zucchero, di canna prima e di barbabietola poi, dopo che nel 1747 Sigismondo Margraff scoprì nella "Beta vulgaris" l'esistenza del saccarosio.
Il bensone è un dolce che si può gustare anche a merenda; magari, nei mesi invernali, insieme a una calda tazza di tè. È soprattutto, comunque, il tipico, tradizionale dolce modenese di fine pasto, quando nei bicchieri di vino - preferibilmente lambrusco Grasparossa - è piacevole inzuppare un po' alla volta la pasta dorata e morbida, che diventa subito viola.
Anche se il mercato, da parecchio tempo, ha il vizio di proporre nuove e fantasiose varianti (con ripieno di marmellata o, addirittura, di nutella o yogurt), occorre tenere ben presente che il bensone non prevede alcun tipo di ripieno. È un dolce semplice, quasi spartano, buono così com’è.

Un ringraziamento a Sandro Bellei per la fotografia.
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