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Doggy Bag e ipocrisia

25 Luglio 2014

Vergognarsi della modernità? In Italia succede.

La prima fu la borsa per fare la spesa.

Nei lontani anni novanta, l'innominabile usanza di portarsi dietro delle borse di tela o di stoffa che sostituissero la busta in plastica non riciclabile del supermercato era conosciuta a tutti ma praticata da pochi, guardati male da chi, vivendo nell'agio sfrenato, non si preoccupava delle poche lire usate per acquistare le buste della spesa alle casse dei supermercati. 

Anzi.

Le buste erano quasi un vessillo di nobiltà: più eri ricco e più buste chiedevi alla cassiera una volta pagato il conto. 

"Mi dia 3 buste donzella, che oggi v'è da portar provviste al castello e non si fanno rinunzie alla comodità”. I più oculati, quelli che trovavi a far i conti per arrivare a fine mese, magari si concedevano una busta sola, e finivano per rimpinzarla di provviste, lacerarla di li a poco e tornare indietro alla cassa con la coda tra le gambe chiedendo aiuto e magari riuscendo a scucir un paio di buste gratis alla commessa, mossa a compassione.

E poi c'erano i tirchi. I tirchi veri. Quelli che si presentavano alle casse con in mano queste buste di stoffa, che le brandivano come armi con la scusa dell'ecologia ma che, ve lo dice la società dell'epoca, erano solo il marchio del taccagno. 

E che sarà mai, dar qualche centesimo per una busta usa e getta, suvvia, perché rischiare tali figure, magari nelle ore di punta, magari nel supermercato del quartiere dove ci conoscono tutti. 

Oggi invece, oggi che la busta di plastica riciclata è di tendenza, oggi che la salvaguardia dell’ambiente è una priorità assodata e assoluta allora sì, sì che va bene acquistar sacchi di tela, di stoffa, in plastica di mais, brandizzati o meno. Se la società da il via libera allora tutti noi possiamo risparmiare e nessuno si sente più in difetto per questo, la caccia alle streghe è finita, o meglio, si è spostata. Sulle doggy bag.

È notizia di pochi giorni fa, ripresa in maniera pittoresca da alcune testate giornalistiche, che un cliente di un albergo, dopo essersi visto rifiutare dall'albergatore la possibilità di riempire la borraccia con la bottiglia di acqua avanzata a tavola e di portarsi a casa gli avanzi dello stesso, sia sbottato sostenendo che il comportamento dell'hotel era "schifoso". Di qui la causa, persa, per ingiuria, con la precisazione fatta da parte della Corte di Cassazione che la richiesta del cliente non era certo scandalosa ma faceva parte di "regole comunemente accettate nella civile convivenza".

Peccato che la civile convivenza in Italia non coincida ancora con la quotidianità. 

Si perché, dopo le buste di cui sopra, oggi sono le doggy bag (termine anglofono con cui si identifica la scatolina di cartone che contiene gli avanti del pasto consumato nei locali che i clienti portano a casa, per sfamare se stessi e/o i loro amici a quattro zampe e che in molti paesi del mondo è usanza più che lecita e riconosciuta) il fantoccio contro cui lotta l'ipocrisia dell'Italietta. Un paese dove, se mangi al ristorante e lasci qualcosa il tuo avanzo dev'essere gettato nei rifiuti, perché siamo troppo fighi per portarci i resti a casa, perché non sia mai che qualcuno pensi che invece di darli al cane li mangiamo noi. I cani poi, i migliori amici dell'uomo dopo i gatti (a legger le percentuali) vuoi mai che si nutrano di bistecche o fettuccine fredde del giorno prima? Giammai, per loro solo il meglio, solo scatolette di paté, soufflé, sushi (new entry, segue link perché...purtroppo non sto scherzando...) http://www.sushicat.eu/it/home.html

Parliamoci chiaramente, siamo sinceri per una volta, ma a quanti di noi non sarebbe piaciuto portarci a casa quel filetto e scaldarcelo il giorno dopo, quella mezza pizza del localino in centro, quante pause pranzo ci avrebbe risolto?

E invece no, non si può, non è concesso, la società italiana per ora dice ancora no, dice che se chiedi la doggy bag con gli avanzi sei un pezzente, che si nutre di avanzi evidentemente. 

O meglio, oggi dice questo perché si tratta di doggy bag ma da domani, ehilà, tutti a scrivere articoli su articoli per parlare di come ti riciclo la pasta del giorno prima o di quant'è buona la frittata di maccheroni che mi fa mia zia con gli avanzi del pranzo della domenica.

Idiosincrasie, forse ipocrisia, forse solamente stronzaggine di un popolo, l'italiano, che ancora si crede migliore degli altri, un popolo che pensa che un passato fatto di uomini gloriosi possa pulire tutte le sue macchie e farlo vivere di rendita.

E intanto che l'italiano medio si crogiola nelle sue illusioni, il resto del mondo va avanti, evolve, non solo è al passo con i tempi ma li scandisce lui, quei tempi e noi li, a rincorrerli, ad arrivarci sempre troppo tardi, sempre stentatamente. Ieri erano le buste ecologiche, oggi sono le doggy bag, per il fallimento culturale di domani si accettano scommesse.

 

 

 

 

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