Quindicesima edizione per PorchetTIAMO, un evento cresciuto negli anni che celebra la porchetta, un tesoro tutto italiano.
Nei giorni 16, 17 e 18 maggio, a San Terenziano (Gualdo Cattaneo – PG), si potranno gustare i grandi classici delle porchette umbre accanto a novità gastronomiche che ogni anno stuzzicano le papille di migliaia di partecipanti.

Ho seguito la conferenza stampa di presentazione alla Camera dei Deputati, dove il sindaco di Gualdo Cattaneo, Enrico Valentini, ha raccontato l’anima di questa manifestazione.
Alla base c’è un sapere autentico, fatto di famiglie e tradizioni: non semplici macellai, ma veri e propri mastri porchettai, una tradizione secolare tramandata di generazione in generazione, dove ogni famiglia custodisce la propria ricetta e il proprio metodo.

L’evento cresce di anno in anno, pur restando legato alla realtà del borgo che lo ospita: un paese di circa seimila abitanti che, in quei tre giorni, si vede letteralmente invaso da decine di migliaia di visitatori.

Quest’anno il festival si arricchisce ulteriormente. Al centro c’è anche il percorso per ottenere il riconoscimento IGP per la porchetta umbra, un progetto partito due anni fa che richiede tempo ma in cui si crede con forza.

Ma perché la porchetta è così radicata in questo territorio? Perché, essendo una zona esposta ai venti, conservare la carne era difficile: l’unica possibilità era cuocerla e consumarla poco per volta. Da qui la nascita di una vera arte, trasformata nel tempo in cultura gastronomica.

All’incontro ha partecipato anche un entusiasta on. Francesco Battistoni, vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera.
“PorchetTIAMO non è solo cibo ma arte, storia, tradizioni e promozione turistica e territoriale”, ha dichiarato “e la porchetta è un prodotto sostenibile: del maiale non si butta nulla”.

Anna Setteposte, ideatrice e organizzatrice, ci ha poi raccontato che l’idea le è venuta… mangiando una porchetta. Si è chiesta come potessero dialogare fra loro le diverse tradizioni italiane legate a questo piatto: stessa radice, ma infinite declinazioni.

E infatti, per tre giorni, a San Terenziano arrivano produttori da tutta Italia: Sicilia, Sardegna, Lazio (con Ariccia in primo piano), e poi la sezione “In punta di porchetta”, dove chef e gastronomi reinterpretano questo prodotto in chiave moderna.

Non solo gastronomia: PorchetTIAMO propone anche escursioni a piedi e in bici, concerti, degustazioni di birre artigianali e vini locali, e un evento speciale pre-apertura, “Sua maestà il maiale”, con lo storico dell’alimentazione Guido Farinelli, in scena il 9 di maggio.

Molti gli aneddoti emersi con l’interneto di Farinelli come il fatt che già Apicio parlasse del maiale, ma è nel Medioevo che diventò centrale per l’alimentazione popolare. I boschi venivano additittura misurati in base a quanti maiali potevano nutrire.
E sul piano religioso? Il cattolicesimo, a differenza di altre fedi, ha sempre valorizzato il maiale come simbolo di abbondanza, non a caso, Sant’Antonio – protettore degli animali – è spesso raffigurato con un maiale accanto. Il maiale era così fondamentale per i contadini che perfino la distanza tra i solchi dell’aratro si misurava in “porche”.
E poi c’è la colazione di Pasqua: un tripudio di salumi e sapori forti che rompeva il lungo silenzio quaresimale.

PorchetTIAMO è tutto questo: storia, gusto, cultura e orgoglio di un territorio che ha fatto della porchetta un vero ambasciatore dell’identità umbra.

Il sito della manifestazione: www.porchettiamo.com

 

 

 

 

 

 

 

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