Cibo e Vino per condividere una regione, un piacere, un sogno, un territorio, una storia fatta di uomini e di donne.

“Tutto il merito di una buona frittura deriva dalla sorpresa”, scriveva Brillat-Savarin, ovvero dallo choc, simile a un flash fotografico, che subisce l’alimento immerso nell’olio incandescente.

Il cibo ha la sua storia, metodi e tempistica, la sua fantasia di interpretazione, il vino è diverso, la terra è diversa, la terra è viva e ti chiama, ha dei tempi, delle esigenze, la terra ha un’anima, fatta di lavoro e parole di gente antica, che ci ha consegnato un’eredità, un luogo che chiede cura e lavoro e passione.

E in un settore totalmente maschilista, nel 1988, una trentina di anni fa, questo concetto “romantico” è stato recepito da un gruppetto di donne, che è via via aumentato, e dal concetto romantico è passato – con grande successo – al concetto commerciale, professionale, culturale.

Oggi il vino è anche donna, la terra è anche donna, le Donne del Vino diventata una realtà, importante, 800 associate, passeggere di un viaggio che percorre le regioni italiane in cui si fondono ricordi, sapori e amore per le loro terre.

L’Associazione de Le Donne del Vino, presieduta da Donatella Cinelli Colombini, un faro e un esempio nel settore del vino sia per nascita che per cultura, è la chiara dimostrazione che sono la passione e l’impegno il motore per promuovere il ruolo delle donne nella filiera produttiva del vino.

Ma c’è anche la comunicazione e la presenza sempre più assidua delle Donne del Vino alle Fiere di tutto il mondo per promuovere ad esperti mondiali la cultura del vino, come quello in Canada, che ha visto Antonella Cantarutti e Lilly Ferro selezionate per il concorso enologico internazionale a maggio in Quebec.

Incontriamo Antonella Cantarutti nella sua cantina, tra vasche datate e grandi botti.

Qui, mi dice, è il cuore dell’Azienda, dove invecchia il vino dai nomi fantastici, Canto, Poema, Carato Epilogo, Prologo di Cantalfieri, le scale in pietra corrose dal tempo, contadini che fanno su e giù per le scale, uva, barrique, e profumo del legno, dei vini, della storia della mia famiglia, per me è come essere a teatro.

Vedi, mi dice, i migliori prodotti nascono sempre dalle emozioni, parlare solo di vino senza richiami storici, culturali non avrebbe senso. Io ho assimilato culturalmente il vino da mio padre e oggi ho mio marito Fabrizio e mio figlio al mio fianco, che hanno colto colori ed esperienze che nascono dalla creatività, studiando tradizioni ma anche reinterpretandole con invenzioni personali.

Poi effettivamente quello che conta sono le sensazioni e le emozioni che ogni vino trasmette, e capire anche che, in un mondo ormai globalizzato, sia il vino che il cibo sono un grande veicolo di comunicazione in grado di diffondere le tradizioni e la cultura passando da generazione in generazione.

Ti racconto il nostro ultimo vino, nato da una gita di lavoro con mio marito e un’intuizione, una forma di complicità amorosa, perché ogni prodotto che nasce in cantina è anche una forma d’amore.

Io e Fabrizio abbiamo iniziato a pensare al progetto rosato già da 5 anni, facendo prove di raccolte e vinificazioni adeguate ed attente.

Lo scorso anno poi Fabrizio mi ha accompagnato al Festival Sorrento Rosè e per noi è stata una straordinaria esperienza degustativa tant’è che Fabrizio ha subito colto le caratteristiche più particolari per far nascere un prodotto che potesse avere un certo richiamo, quindi non un vino scontato, che avesse e mantenesse una fragranza, che fosse si facile beva ma non banale, che gradisse il posizionamento nella glacette, che potesse essere servito al bicchiere.

Io sono intervenuta con le mie competenze per affrontare l’aspetto gustativo: un vino con una gradazione equilibrata, con una bella acidità e che fosse davvero bevibile. Io l’ho addirittura definito “pericoloso”. ne bevi, ne bevi e non ti accorgi di averlo bevuto, anzi te ne rendi conto quando hai “seccato” la bottiglia.

Lo sai da cosa deriva il termine vino? ha origine dalla parola sanscrita vena, che significa amare, e da cui derivano anche i termini Venus e Venere, ecco il perché il Rosato è amato dalle donne, sai chi è stata una delle prime estimatrici del Rosato? Negli anni ’60 Brigitte Bardot, l’idolo che ha fatto sognare il mondo, bellissima e con tanta voglia di vivere con Gigi Rizzi che viveva il sogno di ogni 20enne, soldi, auto, notti, belle donne, jet set, successo e ….Brigitte Bardot.

Si parlava, già allora, di vino rosè, vino prodotto con uve a bacca rossa vinificate in bianco, lasciando però le bucce a macerare con il mosto per un tempo più o meno breve, ecco perché è rosa.

Gigi Rizzi (Playboy) Erano le dieci di mattina e Brigitte Bardot mi chiese ” Tea o Caffè? Un bicchiere di Rosè, grazie.”

Un grazie di cuore a Sara Carmignola per le foto scattate direttamente in azienda Cantarutti Alfieri a San Giovanni al Natisone.

Antonella Cantarutti

Azienda Cantarutti Alfieri sas

Via Ronchi, 9 33048 San Giovanni al Natisone (Udine)

Tel. +390432756317 Fax +390432936471

Skype: antonella.cantarutti

www.cantaruttialfieri.it

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