Archivio Storico 2011-2017

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Brandisio, il vino dell'ammiraglio

04 Ottobre 2011
Intervista a Oreste Tombolini, Ammiraglio della Marina Italiana con la passione per la viticultura
Nell'ampio panorama del mondo vitivinicolo nazionale e non, è possibile scoprire piccole realtà sconosciute, ma non per questo meno interessanti. Per caso, sono venuta a conoscenza di una storia singolare che mi ha molto colpito. È una storia vera, fatta di ricerca e passione, non tratta dal mondo delle favole.
Dopo una lunga carriera al servizio della Marina Italiana, l'ammiraglio Oreste Tombolini giunto alla pensione, si reinventa vitivinicultore, riprendendo una vecchia tradizione di famiglia in qualità di produttori di vino biologico. Smessa l'uniforme di servizio veste dunque i panni del produttore, la sua prima creatura viene battezzata con il nome del nonno materno 'Brandisio' un vino prodotto esclusivamente con uve Primitivo, il vitigno per eccellenza della provincia di Taranto.

Qual è la caratteristica di questo vino?

È un vino che coniuga le caratteristiche organolettiche con il contenuto salutistico. Tale risultato, è confermato dai contatti che ho avuto con il CRA-ENO (Centro di Ricerca per l'Enologia) di Asti. È stato ottenuto applicando in campagna alcune tecniche di agricoltura naturale e in cantina moderne metodologie di vinificazione. Il protocollo applicativo di tali tecniche è ora oggetto di studio e non è escluso che a breve si estenda a livello europeo.

Questa filosofia di produzione a cosa si ispira?

I risultati ottenuti in vigna sono la diretta conseguenza dell'applicazione delle scoperte di due scienziati giapponesi: Teruo Higa e Masanobu Fukuoka . Questi ultimi propugnano da sempre il concetto fondamentale del rispetto della natura limitando gli interventi sul terreno e sulle piante a quelli indispensabili. I risultati che si ottengono in tal modo non sono quantitativamente rilevanti in termini di resa per ettaro ma il prodotto migliora in termini di qualità.

Qual è la differenza rispetto a un vino prodotto con la metodologia tradizionale?

L'aspetto degno di nota è l'aumento del contenuto di polifenoli (resveratrolo, catechine, antociani, tannini, proantocianidine) nell'uva e nel vino e quindi delle conseguenti qualità salutistiche. Sono ormai noti da anni gli effetti benefici dei polifenoli che insieme con l'alcol (ingerito nelle giuste quantità) producono omega 3 che si oppongono al processo di invecchiamento cellulare e non solo. Alcuni polifenoli sembra che abbiano effetti benefici sul cuore e sulla circolazione sanguigna ed altri che contrastino l'insorgenza di alcuni tumori.

E in merito alle tecniche di vinificazione cosa mi dice?

Per quanto riguarda le metodologie di vinificazione, il controllo della temperatura durante la fermentazione sulle bucce che dura almeno 15 giorni e l'affinamento in barriques di rovere francese, non fanno altro che facilitare ancor di più l'estrazione dei polifenoli dall'uva. Ho rilevato un aumento dei polifenoli totali nel vino affinato nelle barriques rispetto a quello tenuto in acciaio. Ho inoltre avviato un'ulteriore sperimentazione sottoponendo il vino in barricaia alle note di alcuni brani di musica classica e di canti gregoriani.

Non resta dunque che assaggiarlo...
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