Archivio Storico 2011-2017

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Biagioli e la biodinamica

20 Ottobre 2015

Pazienza, arte e determinazione nel Casentino

Ornina è un sogno, scrivo direttamente seduto nel patio di una delle casette in pietra che costituiscono il piccolo agriturismo che comprende anche una bella piscina immersa nel verde. 

Sono in cima a una collinetta molto ventilata che risente degli apporti a nord est della valle del Casentino, che collega Arezzo con il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. 

Luoghi ricchi di storia, già Dante nel canto politico del Purgatorio scriveva del Casentino come di una valle chiusa. Sul Monte della Verna, poco distante, dove nacque Michelangelo Buonarroti, San Francesco ricevette le stimmate e sorge ora in suo ricordo un'imponente basilica all'interno di una foresta antichissima, fitta e buia in alcuni tratti, costituita da alberi secolari. 

A nord, a Camaldoli, ecco il Monastero dei Monaci Benedettini, un Eremo immerso nella Foresta fondato da San Romualdo nel 1012: mille anni di storia e di ospitalità benedettina aleggiano all'interno dei suoi locali. 

Ma il Casentino è anche terra vocata all'agricoltura e al vino e uno dei pionieri di questa riscoperta è Marco Biagioli. Figlio e nipote d'arte, già il bisnonno produceva vino ad Ornina, riscopre la passione del vino fin da piccolo quando accompagna il padre nelle vigne facendo germogliare in sè la passione per la potatura, per la vigna, per i diversi tipi di terreno e impara, respirandolo in famiglia, il profondo senso del rispetto per la natura arrivando dopo anni a laurearsi enologo e a dare una profonda connotazione biodinamica alla sua azienda. 

Ad Ornina riprende in mano la vigna vecchia con piante di 43 anni, circondata da boschi e qui, anche sacrificando la sua vita e gli amici, vivendo la maggior parte del tempo isolato, ricomincia il tradizionale lavoro del contadino, apportando però vita e nutrimento al terreno, alternando sovesci e lasciando libera la pianta di autoregolarsi. Su una superficie di 2 ettari circa, con una resa di 30 quintali per ettaro, produce due vini, l'Ornina (Sangiovese e Malvasia Nera) e il Trigono (Sangiovese, Canaiolo, Ciliegiolo, Colorino e Pugnitello) andando a imbottigliare il vino che produce nella parte apicale dove il terreno è costituito da galestri e argilla (vedi foto, l'uva delle parti più chiare e quindi più argillose viene usata per produrre il Trigono) e l'erba non riesce a crescere in mezzo ai filari. L'azienda comprende anche un vigneto di Pinot Nero e uno di Malvasia Nera. 

La restante parte di uva va ad alimentare un altro rosso il Valle Chiusa (chiamato così in onore del Casentino) che è costituito da Sangiovese, Merlot, Canaiolo e un parte di Trebbiano Toscano (uvaggio arcaico del Chianti in cui oggi non è più permesso aggiungere vitigni bianchi ma che fa parte da sempre delle tradizioni toscane e che serve per apportare maggiore freschezza nei vini rossi). 

Ma la determinazione di Marco non termina qui: più a valle rispetto alla vigna antica, decide di piantare la vigna nuova, sperimentando alcuni vitigni internazionali, tra gli altri i non così diffusi Petit Manseng e Viogner. 

Inoltre dedica parte del suo tempo e della sua esperienza alla produzione dei vini dell'Azienda dei Monaci di Camaldoli. Crede molto nel suo territorio e nela possibilità di poter ospitare turisti e persone appassionate di vino nel suo agriturismo: un'occasione unica per poter davvero apprezzarne la rusticità e il vero senso del prodotto genuino.

Qui scienza e natura si uniscono e si perpetuano imparando un po' le une dalle altre, la prima a portare rinnovamento e la seconda, come ogni anno a prendere l'aiuto e a trasformarlo in qualcosa di diverso. Quanto sono differenti qui le annate, tanto da indurre Marco un po' per necessità e un po' per spirito di curiosità a pensare all'annata 2014 non come a un fallimento della natura ma come un valore aggiunto e quindi raccoglie prima il suo sangiovese per farne una base spumante. Chissà come sarà. 

Nel frattempo lasceremo al tempo fare il suo corso, ma quello di Marco resta uno straordinario esempio di come si possa costruire un qualcosa dal nulla mettendoci pazienza, arte e determinazione. Credo tornerò ad Ornina, in questo posto fuori dal tempo dove i ritmi sono ancora contadini e l'orologio non mi è mai servito. Tornerò anche e soprattutto per assaggiare i nuovi frutti di questa piccola grande Azienda. 

 

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