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Mattia Vezzola, enologo in Franciacorta

11 Giugno 2015

Il vino è saper ascoltare, saper aspettare e cogliere, saper raccontare ed emozionare

Ho incontrato Mattia Vezzola su indicazione di Gianni Vittorio Capovilla, noto distillatore di Vicenza. Ricordo che durante i nostri discorsi d’un tratto mi disse: “Cinzia, devi conoscere un enologo che crede nel territorio, si chiama Mattia Vezzola”.  

Direttore ed enologo dell’Azienda Bellavista a Erbusco, in Franciacorta, e Consigliere regionale e nazionale dell’Associazione Enologi ed Enotecnici Italiana.Insieme al fratello conduce l’Azienda vitivinicola di famiglia Costa Ripa, a Moniga del Garda. 

Fatta questa premessa vi posso solo dire che seguo sempre i buoni consigli. Quindi sono andata e l’ho conosciuto, chiacchierando davanti ad un calice di vino, come piace a me.

D) Mattia, tutto parte dalle nostre origini. Come è iniziata la tua avventura nel mondo del vino?

R) Per tradizione; la mia famiglia coltiva la vigna e produce vino dal 1936 a Moniga del Garda.

D) Sei grande conoscitore del territorio, dei vitigni e dei vini Gardesani. Me li puoi raccontare brevemente?

R) Sono quattro i vitigni:  Groppello, Marzemino, Sangiovese e Barbera. Rispettivamente eleganza, sapidità, piccoli frutti e più frutta rossa, più complessità e più freschezza. Il vino principe è il Valtènesi Chiaretto che proviene dai quattro vitigni con maggioranza Groppello.  E’ tra i vini più setosi e papati del mondo.

D) Il vino per me è molto di più di una bevanda: il vino è storia, è pensiero, è filosofia di vita. Cos’è per te il vino?

R) Il vino è saper ascoltare, saper aspettare e cogliere, saper raccontare ed emozionare, è tempo passato, presente e futuro, è un modello di vita, è regola e disciplina, è rispetto della natura.  La storia di intere famiglie, di intere generazioni.

D) Amo visitare i piccoli produttori, passeggiare con loro in vigna e sentirne le loro storie. Io vivo così il vino. Mi capita spesso però di sentire gli esperti sostenere che un piccolo produttore difficilmente è in grado di fare un vino di qualità, per la poca tecnologia che queste realtà possono sostenere. Lascio a te continuare.

R) Le dimensioni non sono significative, ma è importante, per potersi avvicinare alla costanza qualitativa, avere la possibilità e la competenza di saper scegliere. L’eccellenza sta nel pensiero e non nella dimensione.

D) E’ un momento difficile per questo settore. Cosa ritieni possano fare le istituzione per aiutare i produttori in modo concreto?

R) Concedere istituzionalmente le responsabilità delle scelte e la guida delle filosofie a persone di provata e consolidata esperienza.

D) Che consigli daresti ad un giovane che vuole iniziare in questo settore?

Studiare, amare, e avere la fortuna di incontrare il mondo estero.

D) E’ ormai tendenza diffusa classificare i vini. Non pensi che si possa confondere ulteriormente il consumatore?

Direi di no;  il bio dovrebbe essere un pre-requisito da non dichiarare, il resto è nel conoscere e saper fare. C’è una grande attenzione da parte delle cantine alla qualità del proprio prodotto e non solo, oggi si pensa anche alla salute del consumatore e da qui un percorso di produzione non necessariamente biodinamico o biologico, ma il più naturale possibile.

D) I consorzi sono nati per unire le singole forze e tutelare i vignaioli. Spesso criticati, cosa ne pensi?

R) Il consorzio come primo compito ha quello di definire le regole e farle rispettare. Secondo, tutelare e valorizzare la vocazionalità del territorio e del proprio prodotto, attraverso tutti i mezzi di comunicazione a disposizione. Terzo, utilizzare, al fine di ottenere il consenso generale del consumatore e una credibilità sempre più rafforzata, le potenzialità di ogni produttore, esaltando ogni singola peculiarità, che in un quadro generale d’insieme dia forma ad un progetto definito e concreto di crescita e sviluppo. Quarto, lavorare per ottenere dalle istituzioni quei riconoscimenti e quei sostegni indispensabili, per essere sempre più competitivi sui mercati sia consolidati che emergenti. In sintesi, legare la terra al mercato.

D) Qual è la vostra realtà in Franciacorta relativamente alla promozione vinicola?

R) Il consorzio, attraverso la sua organizzazione e relativo ufficio stampa, da alcuni anni si adopera per diffondere la denominazione Franciacorta con ogni mezzo che si identifichi nella qualità dell’immagine, della comunicazione, e del linguaggio, anche attraverso una forma diretta che è quella del Festival del Franciacorta itinerante.

In attesa del prossimo Festival itinerante, un grazie particolare a Mattia Vezzola.

 

Si ringrazia per la foto Il Giornale di Vicenza

 

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