Archivio Storico 2011-2017

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«Mamma, giochiamo che ero un cuoco?»

11 Maggio 2013
Natalia Cattelani racconta la sua cucina con i bambini
(LPL) «Ciao Natalia, e grazie mille per averci concesso l’intervista. Raccontaci qualcosa di te e della tua famiglia numerosa. Come e quando nasce la tua passione per i fornelli?»

(N. Catt.)«Mah, mica lo so, sono passioni che si hanno dentro, immagino come tutte! La mia fortuna è stata quella di avere avuto una mamma che l'ha capito da subito lasciandomi fare fin da piccola senza spaventarsi del disordine, del tempo perso insieme, e dei risultati all'inizio alquanto debolucci, diciamo! Per quanto riguarda la mia famiglia numerosa, ho 4 figlie femmine che vanno dai 21 anni della più grande fino ai 7 dell'ultima, quel tanto che basta per diversificare tutto quello che facciamo. Le attività spaziano dalle lezioni per prendere la patente a quelle dei pomeriggi trascorsi al parco... un bello stimolo per mantenersi sempre giovani e attivi!»

(LPL) «E’ semplice cucinare per una famiglia composta da tante persone? Come ti organizzi?»

(N. Catt.) «Sì, è semplice, se si è disposti ad accontentarsi! La mia cucina apre con un piatto unico alle 13,30 per le piccole e il papà e finisce alle 15 con l'arrivo della liceale, che naturalmente trova la sua porzione da riscaldare nel microonde. La cena ci vede invece tutti insieme e lì le cose possiamo anche farle un po' più sul serio! Qui si mangia di tutto, almeno ci si deve provare, anche se cerco di accontentare a turno tutte le figlie. E' da quando sono piccole, comunque, che il menù è unico e consumato insieme: credo molto nella condivisione di questo tempo. Non è mai esistito in casa mia, ad eccezione del primo anno di vita delle bambine, che le piccole mangiassero prima e da sole: lo trovo tristissimo e anche diseducativo. Come facciamo a dare l'esempio se non creiamo un confronto diretto? Ovviamente ci si deve venire incontro. Mio marito per esempio si è sempre impegnato a tornare prima e la cena a casa nostra è da sempre fissata per le 20,00».

(LPL) «Conosciamo i tuoi manicaretti grazie al blog «Tempo di Cottura» (www.tempodicottura.it) e ad altre collaborazioni: ti leggiamo infatti sul sito dei «Piccolini»Barilla, ma anche sulla carta stampata (come il magazine «A Tavola») e ti vediamo anche in TV alla “Prova del Cuoco”. Come e quando nasce l’idea di dedicarti al baby food e in che misura, secondo te, si può trovare un accordo quotidiano fra la cucina per i grandi e quella per i bambini?»

(N. Catt.) «Non esiste per me baby food. Certo, possiamo rallegrare la nostra tavola con preparazioni colorate e accattivanti, come del resto fanno i cuochi stellati per i loro avventori, ma i bambini si devono abituare a mangiare di tutto, ad assaporare a distinguere i cibi e gli ingredienti: solo così impareranno a riconoscere la qualità e a sceglierla poi durante la loro vita. Facendoli mangiare sempre le stesse cose non li aiutiamo a creare un bagaglio culturale in fatto di alimentazione. Se curassimo di più questo aspetto, che personalmente ritengo fondamentale, potremmo risparmiarci un sacco di complicazioni in fatto di salute. Quindi ben venga una cucina per tutti, stagionale e di qualità».

(LPL) «Nei tuoi libri proponi di coinvolgere in cucina gli stessi bambini. Quali benefici traggono i piccoli dal mettere le mani in pasta?»

(N. Catt.) «Coinvolgere i nostri bambini ci permette prima di tutto di instaurare un legame di condivisione fortissimo, come del resto capita quando li coinvolgiamo nelle nostre passioni: un papà che parla di sport al proprio figlio, una mamma che viaggia e porta nelle sue avventure i propri bambini, la pratica insieme di un'attività artistica sono tutti momenti preziosi di crescita con i figli. Nella cucina è la stessa cosa: si raggiungono traguardi insieme e magari si riescono anche a cancellare certi tabù in fatto di gusti di cibo. Vuoi mettere la soddisfazione di mangiare un piatto elaborato insieme?»

(LPL) «Stanno aprendo le selezioni per Masterchef Junior. Giusto o sbagliato portare in tv a cucinare i bambini?»

(N. Catt.) «Io non sono contraria alle apparizioni in tv dei bambini, ma per loro deve rimanere un gioco, un divertimento. Non so se questo tipo di trasmissione risponda a questi canoni: ho davvero i miei dubbi! Poi faccio molto fatica a pronunciare la parola “chef” applicata ai bambini. I bambini sono bambini e devono comportarsi come tali. Lo chef è la professione di un adulto; l'esperienza in cucina di un bambino deve essere diversa e rimanere assolutamente fuori dalla competizione».

(LPL) «Ci dai qualche dritta per far mangiare la verdura ai bambini?»

(N. Catt.) «Intanto mangiarle noi! Quando vedo bambini che non mangiano le verdure indago in famiglia e spesso e volentieri scopro che anche gli stessi genitori non le gradiscono. Non dobbiamo arrenderci: bisogna proporle sempre, sfruttando momenti strategici come quando ti dicono che hanno fame e vogliono fare merenda. Ecco, se offriamo loro delle belle carote tenere o dei finocchi saporiti da sgranocchiare potremmo avere una chance in più. Poi, mi raccomando, scegliamo sempre verdure fresche e saporite: a nessuno andrebbe di mangiare roba avvizzita o di bassa qualità. E se dicono di no una volta non dobbiamo arrenderci; dopo un po' proviamo a riproporle. Alla fine l'avremo vinta! Siamo noi che dobbiamo comandare e decidere, non farci sottomettere dai nostri bambini. Loro sono nelle nostre mani!»

(LPL) «Ultimissima e… interessata: e per i cavoli?»

(N. Catt.) «Il cavolo crudo l'avete mai fatto provare ai vostri bambini? Niente di più buono: dividetelo in cimette, preparate una salsina a base di yogurt, maionese e un pochino di senape, o anche un po' di olio d'extravergine di oliva, sale e aceto balsamico e fate intingere la vostra verdura: si leccheranno i baffi!»
Grazie e un caro saluto a tutti i lettori del “Cavolo Verde”!»
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