Archivio Storico 2011-2017

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Un Caseificio Tradizionale Pugliese a Genova

03 Gennaio 2013
“Da Zio” il paradiso dei golosi
A volte le novità arrivano quando meno te lo aspetti, e soprattutto dove meno te lo aspetti.
Certosa ad esempio, il quartiere della periferia genovese dove vivo da sempre e che spero nei miei articoli di avervi fatto un po’ conoscere, è di solito una zona allergica alle novità.
Situato tra due zone morte, quasi un paese, è popolato da persone che vivono insieme da almeno tre generazioni, accoglie con piacere gli stranieri se hanno voglia di integrarsi, e soprattutto ama la pace.
Quindi, le anomalie sono sempre guardate un po’ con sospetto, soprattutto dopo l’invasione dei banchi oro e delle case slot, ma è proprio vero che a volte, in fondo, basta solo l’idea giusta…

E’ il caso della “new entry” del nostro popoloso quartiere, il “Caseificio Tradizionale Pugliese Da Zio”, inaugurato a pochi giorni dal Natale e già meta obbligata degli amanti del buon formaggio.
Poteva la vostra inviata genovese mancare all’appello? Ovviamente no, ed eccomi quindi in prima linea il giorno dell’inaugurazione, a carpire per i nostri lettori (ma soprattutto lettrici!) i retroscena di questo nuovo innesto nella vita della periferia genovese.

Come nella migliore tradizione della storia di Certosa, quartiere multietnico per eccellenza (negli anni infatti, agli emiliani, pugliesi, sardi, siciliani e napoletani si sono aggiunti in maniera sorprendentemente spontanea e per nulla bellicosa anche albanesi, equadoregni e cinesi…), il negozio nasce da un’idea dei coniugi Sinanaj, Elonic e Zenel, che con il loro nipote Adriatic (per gli amici Adri), hanno deciso di iniziare questa nuova avventura puntando su prodotti che, c’è da dirlo, rappresentano una bella novità nel panorama gastronomico genovese.

Decisa a saperne di più, dopo aver fatto un giretto nella zona produttiva accompagnata dal gentilissimo Sig. Zenel, mi precipito ad intervistare Adri, vero artefice delle delizie esposte sul bancone.

Allora, cominciamo come nelle Iene, nome?

Adriatic Yzeiraj, per gli amici Adri che è più facile (ride).

Adri, perché aprire un caseificio tradizionale pugliese in pieno quartiere?

Perché questo tipo di attività a Genova manca quasi del tutto, siamo i secondi in tutta la città, e abbiamo voluto puntare su una produzione che potesse essere sotto gli occhi dei clienti, con prodotti che a Genova sono difficili da trovare.

Come si svolge il vostro lavoro?

Allora, alle 4 arriva il latte fresco e viene lavorato immediatamente.
Possiamo offrire tutta la varietà di formaggi della tradizione pugliese, e dopo qualche ora abbiamo già pronti ricotta, mozzarelle e primo sale. Ovviamente produciamo anche formaggi stagionati, come taleggio e caciocavallo, e tutto viene prodotto qui, nella zona di lavorazione, secondo i metodi tradizionali.

Dove prendete la materia prima?

Presso la Centrale del Latte “Liguria”, che ce lo consegna fresco ogni mattina, praticamente alle 3 il nostro latte è ancora dentro le mucche… (ride).

Adri, ha senso aprire un’attività di questo tipo in tempo di crisi?

(Annuisce). Si, ha senso perché in tempo di crisi la gente, se non può evitare di spendere, almeno vuole spendere meglio, e sono molte le persone che cercano la genuinità dei prodotti tradizionali piuttosto che spendere la stessa cifra, o poco meno, nella grande distribuzione.
Io penso che è in momenti come questi che si riscoprono i sapori genuini, perché la gente cerca di più la qualità.
Ancora una domanda e poi ti lascio ai tuoi formaggi, secondo te il mondo della produzione artigianale può essere uno sbocco valido per i giovani in cerca di lavoro?
(Annuisce ancora).
Certo, anzi con la crisi delle grandi industrie cercare di specializzarsi nei mestieri “antichi” può far riscoprire degli sbocchi lavorativi abbandonati da molti anni.
Io faccio questo lavoro da quando avevo 16 anni, ho lavorato per un po’ di tempo in Puglia, poi presso un caseificio qui a Genova, e solo adesso ho voluto tentare l’avventura con i miei zii.
Certo bisogna essere coscienti che è un mondo duro, dove si fatica e dove c’è sempre da imparare. Io mi alzo alle 3.
Però, se hai voglia di provare, è un mondo che dà un sacco di soddisfazioni perché fai veramente le cose con le tue mani. Bisogna solo avere il coraggio di cominciare.

Saluto Adri e vado a salutare i coniugi Sinanaj, alle prese con i clienti.
Mentre lascio il negozio, portando con me un omaggio di prodotti tipici che, dal profumo, non vedo l’ora di far assaggiare ai miei, osservo l’esercizio illuminato e sorrido.

Questa simpatica famiglia di origine albanese ha fatto una scommessa con sé stessa e con la crisi, iniziando una strada non facile ma che spero li porterà lontano, perché ha voluto dimostrare che anche quando le cose vanno male non bisogna arrendersi ad una situazione che non ci piace, ma avere il coraggio di tentare, magari con attività che altrimenti potrebbero essere dimenticate.
Ha dimostrato che anche chi non è italiano di origine può e deve portare avanti le tradizioni del nostro Paese, in un continuo scambio di culture e tradizioni, che rendono italiano chi magari non lo è e cittadino del mondo chi invece lo è.

Ha dimostrato che c’è sempre spazio per chi ha voglia di scommettere sul futuro, e dalla coda che vedo nei giorni successivi, posso azzardarmi a dire che la famiglia Sinanaj la sua scommessa l’ha già vinta.
Ed è con questo articolo che parla di speranza e fiducia che voglio cominciare il 2013, facendo un augurio affettuoso all’Italia, a Genova e al mio quartiere, che da oggi ha una famiglia “certosina” in più…
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