Archivio Storico 2011-2017

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Si fa presto a dire miele

27 Settembre 2011
Ma noi del Cavolo vogliamo andare oltre...
Un'estate anomala, fin troppo fresca prima, fin troppo calda poi, sta lentamente spegnendosi verso l'autunno. La stagione fresca sarà occasione per la ripresa di un cucinare più lento, più caldo, più da stufa e da forno.
Proprio qui, nella cucina invernale, trova lo spazio a lui più usuale e convenzionale un alimento che in molti credono di conoscere, ma forse non è proprio così. Sto parlando del miele.
Nei dolci, tisane magari salutiste, forse in qualche intingolo, il miele per una strana ragione in inverno torna. Qui sta già un primo inspiegabile atteggiamento diffuso: perchè relegarlo all'inverno, perchè in estate no? Ma di questo dolce dei dolci, di questo strano alimento, e delle api che lo producono, quanto se ne sa e cosa si sa?
In genere poco. Quel poco che si legge sui siti cucinieri o in giro per cuochi, salvo rare eccezioni, è sempre scontato, trito e ritrito, spesso errato... Vecchio.
E se CavoloVerde, ed io per primo, proponessimo di portarvi in stanze del miele nuove e sconosciute? E se volessi introdurre un punto di vista strano e folle su questa magia delle api? Siate affamati di conoscenza, siate folli auspica Steve Jobs.
Noi... lo ascolteremo. Laura, il Direttore, mi ha provocato... E mò io 've spiego', potrei dire parafrasando il grande Albertone. Con questo primo passo vediamo di lanciare un Cavolo di mieli nello stagno, per non limitarci a parlare di mieli del cavolo.
Primo passo, prima domanda. Cosa significa questo miele, parola al singolare? Sarebbe come dire: cosa significa vino, cosa olio? Ma in Italia non si può mai parlare al singolare. In Italia, terra di vini si deve dire vini, oli, e anche finalmente un termine ben scandito e preciso: mieli. Solo il plurale deve caratterizzare questi alimenti, perchè centinaia sono in Italia le nostre cultivar di vite e di ulivo, centinaia sono i fiori e le piante da mieli. Perciò sempre e solo mieli. Sempre e solo al plurale. Parliamone al singolare, solo quando arriveremo a doverne definire uno, speciale,unico, quello scelto con criterio tra le decine di tipi di mieli. Facciamolo allora con nome e cognome, come faremmo per un vino, per un olio E.V., per un alimento laicamente sacro.
Mieli perciò, solo mieli, please! Ma... Quanti sono, vi chiederete questi mieli, e qual è il senso di tutto questo 'melenso' panegirico? Ve lo dico subito, dando i numeri. In Italia, unico paese al mondo, le nostre api - principalmente di tre razze: Apis Mellifera Ligustica, Sicula e Carnica (quest'ultima in piccole quantità in zona Friuli) - creano ben 59, dicasi e leggasi cinquantanove, tipi di mieli diversi, non tre o quattro come siamo abituati a vedere sugli scaffali dei vari Iper, Super ecc.
Dal famoso Miele di Acacia e dall'invadente Millefiori sino ai più rari Asfodelo e Coriandolo, Carrubo e Nespolo, Cipolla e Corbezzolo, Marasca del Carso. Ora secondo voi, per farne un uso appropriato, come si fa a non tener conto di tutto ciò? In un grande ristorante se il sommelier vi proponesse un vino rosso, senza nome, abbinato ad un grande brasato voi cosa direste? Oppure : 'Signore, su questo dentice freschissimo le consiglierei un bel vino bianco italiano...' Prego ?? Cosa?? Nessuno dotato di un minimo di gusto e preparazione di-vina rimarrebbe zitto.
Ma spesso, invece, di fronte ad una citazione che dice miele italiano di... e basta o in una qualsiasi ricetta o in un abbinamento con un formaggi o altro nessuno fiata, nessuno chiede, come fosse normale, ci si accontenta. Stessa sorte purtroppo accade anche agli Oli EVO, ma di questo parleremo in altra futura pagina magari. Perciò da qui tanta strada, tanta sulla via della conoscenza, rimane da percorrere sui mieli.
Ma avremo tempo e spazio su CavoloVerde per questo spero.
Alla prossima puntata!
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