Archivio Storico 2011-2017

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Bere tutta la bottiglia senza avere il mal di testa

02 Marzo 2015

A voi lettori, appassionati, consumatori veri, i consigli del sommelier errante

"Scrivere per me è una cosa seria", lo diceva la Fallaci nel suo libro La Rabbia e L'Orgoglio quando sosteneva che si sentiva uno spirito libero, lontana da lecchini e marchettari. "perchè non è uno svago o uno sfogo, perchè non dimentico mai che le cose scritte possono fare un gran bene come anche un gran male, possono guarire ma anche uccidere". Scusate ma amo queste parole. 

Ho voluto esordire su Cavolo Verde con un articolo di introduzione all'aspetto biologico nel settore dei vini, perchè ossessionato dal desiderio di comunicare volevo fare un po' di luce nel caos di questo argomento. 

Per chi non l'avesse letto ho cercato di recensire, seppur dimenticandomi metrica e ritmo da giornale, il modus operandi di certi produttori e come essi si relazionino al discorso del bio. 

Oggi volevo invece presentarmi, come sommelier errante e concentrare l'attenzione sulla regola n.1 che soddisfa tutti, coloro che lo bevono, coloro che lo vendono e coloro che lo producono: bere tutta la bottiglia senza avere il mal di testa. 

La piacevolezza signori miei è l'aspetto più importante e non si traduce bevendo a canna un magnum di ottima Barbera di Tortona, ma, nel fatto una volta terminato, di poterne ordinare un altro, di lasciare un ricordo, di poterne parlare con amici, di poterne diffondere la conoscenza, di pensare a una bella canzone da abbinarci insieme. 

Questo è il vino, è la sua definizione, viene prodotto una volta all'anno con le uve di un'annata con caratteristiche differenti di anno in anno, cambia, è vivo, evolve, lo assaggi oggi sa di frutta domani avrà sensazioni speziate, dopo ci sentiremo la gomma e via così fino ad avere il classico sentore "marsalato"  ma che rivela la fine della sua esistenza, il suo trapasso per avere comunque un'altra utilità. Perchè parlare male degli aceti!

Quindi è solo lavorando bene, con accorgimenti in vigna, aiutando la terra a produrre, raccogliendo un frutto sano, lavorandolo in cantina senza rovinare nulla, facendolo fermentare a basse temperature, maturandolo in serbatoi in botti e anche parlandoci insieme che si ottiene che voi lettori appassionati non abbiate il mal di testa. 

I tanto detestati solfiti sono solo marginalmente interessati dalla gogna, in realtà vengono prodotti naturalmente nella fermentazione dell'uva e non sono quelli a darvi fastidio, il più arriva da quello che viene aggiunto a fine lavorazione come alcune sostanze conservanti del colore e della stabilità. Come fare per ridurre la probabilità di passare una serata di inferno con un dolore in mezzo alla fronte? 

Comprare il vino sempre in Enoteca. Perchè? Perchè per essere venduto nei supermercati, il vino deve conservare, per esigenze di mercato, sempre negli anni lo stesso gusto, di vigna ne vede molto poca, è un lavoro di cantina che nella maggior parte dei casi si realizza con mosti realizzati in laboratorio,  che nulla hanno a che fare con il lento lavoro operato da madre natura nel suo ciclo vegetale.

Ho un amico che in Sicilia produce una bollicina di un vitigno autoctono il Grillo, vino difficilissimo da ottenere stabile appunto, in quanto non esistono grandi freddi a Marsala, ma, andando a vendemmiare nell'ora precisa della notte di settembre dove c'è maggiore escursione termica, ottiene l'acidità necessaria. L'ha chiamato Due Dei, l'alternanza di Terra e Mare lo rendono unico e stabile senza un'aggiunta considerevole di anidiride solforosa, continua a ripetermi che il suo vino si fa da solo, ma non sarà anche un po' merito suo? 

Quindi sarà cosi, niente marchette ma solo esempi di viaggio per cantine in questa bella Italia che ha solo bisogno di una scossa dal basso per tornare competitiva, cercherò di emozionarvi con sfide enogastronomiche e interventi a volte un po' taglienti, ma vorrei davvero portarvi alla conoscenza di un bel mondo fatto di gusto, piaceri sani ed emozioni. A presto!

 

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