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Vitovska: un vino da riscoprire

07 Luglio 2014

A Trieste una grande manifestazione

Trieste Mare Morje Vitovska tenutasi per l’ottavo anno consecutivo a Trieste appunto il 6 e 7 giugno scorsi, è stata l’occasione per poter meglio conoscere ed apprezzare il vitigno della vitovska.

La manifestazione ha visto, tra l’altro, una serie di eventi collaterali di importanti degustazioni, convegni, conferenze stampa, cene ed anche visite in cantina che hanno impegnato la città e le zone limitrofe per tutta la settimana.

La vitovska, prodotta da uve a bacca bianca autoctone, è infatti coltivata nella zona del Carso, ma anche oltre confine, in Slovenia, dato che prima della seconda guerra mondiale qui vi erano delle terre che facevano parte della provincia di Trieste.

Vitigno antichissimo, conosciuto fin dall’antica Roma e stimato in periodi più recenti anche presso la Corte di Vienna, è in realtà molto poco visibile oggigiorno al di fuori della sua regione.

Coltivato attualmente in un territorio molto ristretto (solamente 500 ettari), ha visto diminuire la propria superficie vitata di circa quattro volte nell’arco degli ultimi sessant’anni, a causa dell’aumento dei boschi e dell’abbandono delle campagne nell’ultimo dopoguerra.

Oggi si punta sulla qualità degli impianti e sui metodi di vinificazione, per rilanciare un prodotto che sta piacendo sempre di più ed ha avuto una crescente richiesta, soprattutto nel Friuli Venezia Giulia. In un epoca in cui, da diverso tempo ormai, i vitigni autoctoni riscuotono i maggiori consensi, persino questo vino poco popolare, è riuscito ad essere esportato (anche se in maniera limitata) oltreoceano, in Paesi come gli USA, il Giappone, l’Australia ed il Brasile.

Forti di questi successi, i produttori invocano ora alla regione nuove aree dove poter espandere la superficie, aumentando così la produzione. Produzione peraltro eroica, quasi estrema, caratterizzata da forti terrazzamenti, spesso direttamente sul mare, che ne costituiscono un vero e proprio paesaggio culturale.

In questa terra così dura ed aspra, battuta in inverno dai venti della bora, con un terreno calcareo importante, cresce la vitovska, grazie a dei vignaioli testardi come la pietra del Carso, eroici mediatori della natura ed artefici di una viticoltura estetica. Vitigni di piccole dimensioni e molto sparsi sul territorio, generalmente circondati da muretti a secco e dalla boscaglia.

Queste tipicità conferiscono a questo vino qualità, acidità spinta e freschezza, data da un suolo ricco di minerali e da un clima con una buona escursione termica tra giorno e notte che abbassa il grado di umidità e che evita un uso consistente di trattamenti degli impianti.

Sono solo trenta i produttori di questo vitigno che viene vinificato con diversi stili, ma dove emerge sempre il territorio. Molte cantine infatti lo realizzano facendo macerare le bucce dell’uva nel mosto (che è fra l’altro la tecnica più tradizionale, quella usata dai nostri nonni), mentre altri preferiscono una vitovska più elegante e più fresca, che gli dona anche una maggiore modernità.

La vitovska presenta inoltre dei bei sentori fruttati e floreali, è sapida e salmastra (a ricordarci la sua vicinanza con il mare) ed è di buon corpo.

La consigliamo infine come aperitivo e come abbinamento ad antipasti magri di pesce, ma anche a piatti più complessi, fino ad arrivare a carni bianche come il coniglio.

 

Daniela Scaccabarozzi

 

Crediti fotografici viticoltoridelcarsokras

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