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Il brandy armeno

23 Luglio 2013

Il segreto della longevità di Churchill

Durante un recente viaggio in Armenia ho avuto modo di conoscere una realtà alla quale non ero assolutamente preparata, quella del brandy armeno.

Le origini di questo prodotto risalirebbero al XV-XVI secolo quando i mercanti olandesi ricorsero alla distillazione del vino bianco per fare in modo che non si alterasse durante i lunghi viaggi. La leggenda narra che a causa dell'instabilità politica alcune botti d brandy fossero rimaste ferme per anni nella città francese di Cognac e che quando questo vino distillato, invecchiato involontariamente, venne assaggiato dai mercanti locali fu trovato talmente buono da dare origine ad una nuova bevanda alcolica che fu appunto chiamata Cognac.

Secondo alcuni storici il brandy armeno vanta origini ben più antiche, risalirebbe addirittura alla metà del V secolo, quando a Roma arrivarono botti di antico vino distillato con il sigillo di Dvin, l'antica capitale del regno Armeno.

Quello che è vero è che la produzione commerciale di brandy in Armenia fu iniziata da Nerses Tairyants, su consiglio di suo cugino Vasily Tayrov, noto produttore di vino della Russia zarista, che avviò l'attuale distilleria Ararat.

Nerses Tairyants studiò il metodo francese Charentais, con doppia distillazione, e nel 1887 avviò la produzione di brandy armeno con questa tecnica.

Nel 1900 i fratelli Shustov, che avevano acquistato la distilleria nel 1899, parteciparono all'Expo di Parigi e vinsero il Gran Prix.

Nel corso del XX secolo il brandy armeno divenne molto popolare in Europa, soprattutto in Russia, dove offrirlo era simbolo di buon gusto e raffinatezza.

Uno dei suoi più grandi estimatori fu Winston Churchill che si dice consumasse una bottiglia al giorno di Dvin per sè e i suoi ospiti.

Esistono due aneddoti legati a questo famoso consumatore, si narra che un anno degustando la prima delle 365 bottiglie che la distilleria era solita inviargli Curchill trovò che il brandy non aveva il consueto sapore, indignato chiamò immediatamente Stalin per esporgli le proprie rimostranze, e questi, sapendo il motivo di tale differenza, richiamò immediatamente in Armenia l'enologo che lui stesso aveva esiliato in Siberia.
Il secondo dice che una giornalista chiedendo a Churchill, allora già pluriottantenne il segreto della sua longevità si sentì rispondere "Bevo una bottiglia al giorno di brandy rigorosamente armeno, fumo solo sigari cubani e non faccio sport"...

Oggi a Yerevan è possibile visitare con relativa degustazione la distilleria dell'Ararat Brandy Company che dal 1998 è di proprietà della Pernod Ricard, tra le botti nelle quali invecchia il liquore se ne trova una speciale, che porta le firme di tutti i più importanti personaggi del mondo e che sarà aperta solo quando sarà risolta la questione del Karabakh. Nella distilleria è inoltre possibile vedere botti di invecchiamento private di numerosi personaggi importanti.

Rimanendo nel campo dei vini e distillati si narra che i primi vigneti siano stati piantati addirittura da Noè nelle pianure ai piedi del monte Ararat, recenti progetti di cooperazione hanno spinto a cercare in Armenia le origini di alcuni vitigni autoctoni di regioni italiane quali la Calabria e il Veneto, anche il Sagrantino è un vino originario dell'Armenia in cui vitigni sono stati importati in Italia circa 600 anni fa dai cappuccini e che originariamente era usato solo per le messe, e da questo pare derivi il nome.

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