Archivio Storico 2011-2017

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Aspettando il SEICENTO

16 Luglio 2012
Garganega, durello, sauvignon...
“Ti porterò qui, dove le nubi sono le regine del cielo.
Respirerai aria fresca e ti sentirai sovrano della pianura, e il tuo sguardo non avrà impedimento fino all’infinito orizzonte. Il tuo animo poetico si colmerà di gioia allo spettacolo del vento che compie il suo percorso, tra le creste, là dove l’universo, pian piano, si tramuta in terra”.

Non conosco l’autore di queste righe, ma, chiunque sia, ha saputo fotografare il progetto che Sandro ha cullato per anni: onorare vulcano e montagna e dedicare ai colossi un vino che li rappresenti entrambi.

Il Seicento.

Il neonato è ancora in culla, ma è quasi pronto per i primi vagiti. Mentre aspettiamo impazienti che apra gli occhi al mondo, impariamo a conoscerlo.
Blend di uve di alta collina, quasi di montagna, di quelle vigne che si distendono fino a toccare il cielo con i rami più alti.
60% di garganega del comune di Brenton (500 mt slm), la zona più alta del Soave. Vigna piantata nel 2005.
Le restanti provengono da vigneti vicini, tutti alti, tutti tra le nuvole, quelli quasi irraggiungibili, o che solo gli eroi possono raggiungere, per dare vita a qualcosa di unico, di prezioso, di irripetibile.
30% di durella, antica e tenace uva bianca dal colore ancora verdognolo e dalla sferzante acidità.
10% di sauvignon del Monte Calvarina.
Tutti i vigneti sono coltivati a guyot, tranne la durella che e' a pergola, “vecchia” di 40 anni…

Il procedimento di vinificazione rispetta appieno la filosofia della cantina: vendemmia manuale con prima selezione dei grappoli, ulteriore selezione, diraspatura, pressatura soffice in saturazione di azoto, macerazione pellicolare per 6/8 ore, decantazione statica del mosto.
Solo acciaio, per evitare intrusioni di agenti esterni.

E perché proprio queste uve?
Garganega in altitudine per garantire struttura.
Durello per dare freschezza.
Sauvignon per le sfumature odorose.
E ancora.
Sole forte.
Notevole escursione termica tra giorno e notte.
Buon drenaggio del terreno.
Ottima ventilazione.
Ambiente incontaminato.

Nel rispetto quasi religioso di natura e ambiente, non si fa ricorso a diserbanti, preferendo la lavorazione interfila meccanica. Biodinamicità nella sostanza, nonostante non ci sia certificazione: a volte, contano più i fatti del pezzo di carta.
Passiamo all’abito, anche se non fa il monaco: etichetta bianconera, l’essenza dei colori.
Fondo bianco perlato, come la luce del sole sparata sui vigneti.
Scritta nera, come il basalto sul quale crescono le piante.
Matrimonio perfetto. Dal quale è nato questo bimbo, alto sì, anche se è ancora piccolino. Ma circondato da tanto amore, quindi promette bene.

E con tanta pazienza noi aspetteremo che cresca.
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