Archivio Storico 2011-2017

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Jacques Beaufort

27 Marzo 2012
Biodinamico per caso: meglio maestri o allievi?
Ti accoglie con il sorriso sornione di chi la sa lunga. E sa anche di essere un pioniere, che molti ammirano e molti altri nel contempo invidiano. Il che forse è la stessa cosa, se è vero ciò che scriveva Khalil Gibran, ovvero 'l'invidioso mi loda senza saperlo'.
Il sorriso consapevole di chi ha precorso i tempi, anticipando quelle mode che apertamente detesta. Biodinamico per caso, e da quel caso in poi, per convinzione. A tutti i costi, contro tutti.

Negli anni 1970 Beaufort rischia la vita a causa di un'allergia dovuta al contatto con prodotti chimici di sintesi impiegati nelle vigne; quell'episodio spingerà la famiglia verso una meticolosa ricerca di trattamenti alternativi, studiati nel rispetto della salute e dell'ambiente circostante.
Da quel momento, infatti, essi adotteranno, per la coltivazione della vite, le regole della 'agrobiologia'; a seguire, sperimenteranno aromaterapia e omeopatia.
Non usano zolfo dal 1992 e stanno provando in tutti i modi a eliminare il rame.

Jacques ama e rispetta la natura sopra ogni cosa.
Con la spocchia tipica di coloro che vogliono fare gli esperti di vino, tentiamo di parlargli di percentuali da disciplinare di produzione, di composizione del terreno, di procedimenti.
Da vignaiolo autentico qual è, lui non vuole sentir parlare di tutto ciò, non gli interessa, c'è qualcosa di superiore da onorare nella sua mente e nella sua filosofia. E' la natura che deve sempre fare il suo corso, che deve regnare sovrana, protagonista indiscussa. Al punto che sarà la natura, di stagione in stagione, a decidere come verranno i suoi vini. Beaufort non usa lieviti selezionati, preferendo sfruttare al massimo le potenzialità di quelli indigeni. Durante la vendemmia gli capita di rinvenire, qua e là, qualche acino attaccato dalla botritis: non lo elimina, anzi lo lascia prendendosene cura, e in premio ottiene per i suoi champagne aromi che evocano vagamente il Sauternes.
Apparentemente un ossimoro, in realtà note preziose e inconfondibile.
Dice di affidarsi a un enologo, ma confessa anche che gli preferisce sempre il responso della natura. E l'enologo non si offende, conosce e ama Jacques anche e soprattutto per questa sua schiettezza.
Il risultato? Ogni bottiglia è diversa dall'altra, ciascuna è una creatura unica e inimitabile, un'opera d'arte mai uguale a un'altra. Come ciascuno dei suoi 9 figli (quasi tutti vignerons), e come ciascuno dei suoi 16 nipoti.Vignerons da generazioni e chissà per quante altre generazioni...

Offre in degustazione anche i vini prodotti dai suoi figli, dei quali sa poco, ma non così poco da non amarli almeno quanto i suoi. A chi gli dice che spesso gli allievi superano il maestro, risponde 'bene, ciò significa che il maestro e' bravo!'.
Dei suoi vini conosce molto di più, ma rifugge tecnicismi e classificazioni.
In spregio alle basilari norme in materia di temperatura di servizio, propone i suoi champagne a 12-13°C, per consentire a tutti gli aromi di schiudersi.
Minimo comune denominatore dei suoi vini una spiccata acidità, che emerge nonostante l'alta temperatura, lasciando piano piano spazio al nutrito ventaglio di sfacettature olfattive.
Non importa se le bottiglie sono già aperte da un po': se la natura ha lavorato bene, l'anima del vino si manifesta comunque, grazie anche alla garanzia conservativa regalata dall'acidità, che li rende sempre piacevoli e freschi seppur in presenza di notevole residuo zuccherino.
Alla fine propone un demi-sec, e qualcuno dei presenti gli contesta che sa di tappo.
'Bouchon? No, non e' bouchon. E' oxydation!'
Del resto si tratta di un vino d'annata... Basta solo saper aspettare qualche minuto, e l'odore individuato se ne va.
E Jacques si stupisce che noi (saccenti) non abbiamo la pazienza di aspettare ma pensiamo subito e solo a stanare difetti. E allora lui chiude, regalandoci ancora una volta quel sornione sorriso iniziale, e un consiglio: ognuno di noi ha una sensibilità diversa, c'è chi e' in grado di apprezzare la complessità del vino senza pregiudizi, spjnto solo dalla pazienza e la curiosità di andare a individuare il singolo profumo e poi apprezzarlo unito agli altri, nell'insieme.
C'è chi invece vuole tutto e subito, e si perde inevitabilmente molto, la maggior parte.
Touchè Jacques...Colpiti e affondati.
Ovviamente hai ragione tu. La nostra è pura presunzione, ma chi sa fare il vino non siamo di certo noi.
Grazie per la lezione Maestro. E grazie per il tuo sorriso di uomo puro.
primi sui motori con e-max.it
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