Archivio Storico 2011-2017

x5

Una mela al giorno

26 Novembre 2013
Un pop up per insegnare ai bambini a mangiare bene
Il classico libro che fa una gola pazzesca ai bambini e che difficilmente rimarrà intatto per più di un pomeriggio nelle loro mani: “Una mela al giorno” è l’ultima, simpatica trovata di Patricia Geis (http://www.patriciageis.es/bb), illustratrice e grafica specializzata nell’editoria infantile che nel suo paese, la Spagna, spara cartucce a ripetizione su svariati temi educativi.

I suoi graziosi e variopinti cartonati pop up – questo è uno dei più voluminosi - da qualche stagione hanno conquistato anche i mercati francesi e quelli nostrani, opportunamente tradotti ma lasciati tutto sommato invariati nella loro impostazione originale.

In Italia è Editoriale Scienza per i tipi della Giunti ad ingolosirsi del nuovo libro didattico che spopola oltralpe. Pubblicato nel 2012 da CombelEditorial col titolo di “¡A comer sano!”, il libro della Geis, dalla rassicurante copertina verde come una mela (da cui probabilmente l’idea di modificarne il titolo originario) è un’opera didattica destinata nelle intenzioni dell’autrice sicuramente ad una fascia d’età in grado di leggere speditamente in stampatello minuscolo (pur con caratteri debitamente ingranditi) e soprattutto di comprendere le dinamiche di base del corretto meccanismo alimentare.

E’ comunque un libro decisamente attraente anche per i più piccoli, sin troppo oserei dire, al punto che le schede degli alimenti da staccare e da inserire nei vari scomparti, essendo di materiale cartaceo, sono piuttosto fragili (la copia su cui sta lavorando chi scrive è stata già abbondantemente “usurata” dai suoi recensori in erba: segno di alto gradimento, indubbiamente, anche se forse per una nuova edizione sarebbe da mettere al vaglio una versione plastificata…).

Il libro si compone di poche pagine essenziali (resistenti, per fortuna, nel loro complesso!),dalla grafica pulita ed intrigante. Vengono analizzati di volta in volta argomenti chiave: il cibo come fonte di energia e la relativa scelta consapevole di mangiare bene o male; la dieta corretta, che dev’essere mirata a farci stare bene; il prospetto dei principi nutrizionali – carboidrati, grassi, proteine, vitamine e minerali – in relazione agli alimenti che li contengono.

Il cuore del lavoro è costituito da un gioco, adatto sia ai più piccini veicolati da mamma e papà sia ai più grandicelli, che consiste nel decidere, con una lista della spesa in mano, cosa comperare al supermercato conoscendo a priori le porzioni di latticini, frutta e verdura, cereali, pasta o patate e infine carne, pesce, uova o legumi adatte alle singole età. Un gioco divertente, sicuramente coinvolgente ed istruttivo, ma forse con qualche limite che sarà opportuno prendere in considerazione.

Innanzitutto, il tentativo di globalizzazione delle abitudini alimentari in certi casi lascia un po’ perplessi i bambini (“Mamma, ma la polenta non c’è?” “E perché nei pesci non c’è la trota?” “Cos’è la coda di rospo?”) e alimenta qualche dubbio anche nei genitori: possibile che un mazzo di asparagi sia proposto come porzione singola (un mazzo intero? Ma da quanto? E quali asparagi, poi? Io che scrivo dalla terra degli asparagi di Cantello non ho mai visto uno dei miei figli mangiarne più di una mezza dozzina a pasto). Anche sulle idee portanti per cui siamo quel che mangiamo o che lo sport è indispensabile per un corretto stile di vita, ci sarebbe da lavorare un po’, specialmente in epoca di crisi economica e di giornate affastellate di impegni, che possono decisamente remare contro: il più delle volte è già un successo se in una classe di venti bambini ce ne sono tre che possono permettersi di frequentare la piscina una volta la settimana.

Giusto, piuttosto, alternare il concetto generico di attività fisica e moto a quella di sport inteso come allenamento mirato ad una disciplina, come fortunatamente il testo suggerisce in alcuni punti. Veramente discutibile, invece, il punto in cui si dichiara che stiamo bene solo se siamo normopeso: la propaganda funesta sull’obesità infantile è pericolosissima se associata ad un disconoscimento della singolarità del bambino, che va ben oltre la dichiarazione della bilancia e degli isterismi collettivi delle madri ormai educate da un paio di generazioni alle curve di crescita d’oltreoceano.

E ancora: è, per carità, doveroso segnalare che la dieta variata è alla base di una crescita armoniosa oltre che di un’educazione alimentare completa, ma non sarebbe stato più opportuno inserire anche una postilla sull’opportunità di evitare gli sprechi e sul cibo che ha un valore sacro al di là del mero conteggio delle calorie? Perché se anche la mamma ricicla il risotto o propina per due colazioni di fila la stessa torta, il valore affettivo del gesto di cura supera sicuramente i numerosi limiti di una cucina casalinga ripetitiva per cause di forza maggiore.

Il quadro generale che se ne ricava è, per carità, positivo; ma è da chiarire che si tratta di un libro che va assolutamente interpretato ed integrato nella lettura assieme ad un adulto. Siamo quel che mangiamo nella misura in cui si dà al fattore alimentare una dimensione funzionale allo stile di vita, sicuramente, per cui ad esempio il discorso delle porzioni va collocato nei giusti modi. Il salvataggio in corner tramite il suggerimento di godersi i pasti con la famiglia o gli amici è un’indispensabile chiosa che ci sarebbe stata meglio, in tutta onestà, come premessa. Perché l’ortoressia è altrettanto pericolosa quanto le abitudini scorrette a tavola, ed entrambe le situazioni esprimono il disagio, sovente di origine infantile, per cui il cibo è vissuto in maniera autoreferenziale e non come rito corale, occasione sacra, gioiosa e affettiva prima ancora che come soddisfazione di un bisogno primario.

Una mela al giorno
Patricia Geis
Editoriale Scienza
€ 15,90
Dai 4 anni
primi sui motori con e-max.it
primi sui motori con e-max.it