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Avventura semiseria di una mamma, Rodari e una fetta di torta

11 Luglio 2013
Quando una merenda diventa letteratura
Capita, a volte, che una mamma sia così stanca da non aver voglia di scendere al parco con i suoi bambini, soprattutto se sono sei e se il papà è di guardia tutto il giorno. Così i bambini rassegnati si mettono a giocare chi alle carte di Yugi-Oh chi alle bambole chi con l’orsetto Cannavacciuolo.

E la mamma, intanto, per smaltire i sensi di colpa, nonostante il caldo si piazza in cucina a preparare una torta al cioccolato. E intanto i bambini sbuffano. E la torta esce dal forno calda, anzi fumante, che se già faceva caldo prima, adesso in casa ci saranno quaranta gradi.

No, non si può proprio rimanerci, in quella casa. Alla mamma basta un cenno e tutti corrono ad infilarsi i sandalini, coi piedini belli "vunci" di balcone. La mamma prende la torta, acchiappa la borsa, infila le prime scarpe che le capitano e mentre apre la porta per uscire, una mano impegnata a reggere il piccolo di casa, sente che la borsa pesa un po’ troppo ma non ha tempo né modo di svuotarla perché i bambini quasi la travolgono. Infila le chiavi nella toppa e tutti giù di corsa per le scale, e poi via alla volta del parco.

Un parco molto particolare. Un parco da sistemare. Un parco bello eppure malandato, con tante panchine divelte, pochissimi giochi, altalene rubate, persino un dirupo senza protezione. Eppure è così popolato, quel parco, unico sfogo per tutti i bambini del quartiere, sia che abbiano un giardino privato sia che non lo possiedano. E’ il giardino di tutti quelli che vogliono passare qualche ora con i loro amici vicino a casa: mamme, nonne, papà e bambini.

La mamma in questione vede un’amica e si siede accanto a lei. Istintivamente apre la borsa per vedere cos’è che pesa così tanto e ne escono alcuni libri. Sì, li aveva portati in treno qualche giorno fa e non aveva ancora avuto modo di toglierli. Uno è un testo universitario, un bel mattone, ma l’altro le ammicca e le chiede di essere aperto proprio lì e di essere letto davanti a tutti: si sa, i libri a volte parlano prima ancora di essere aperti. Del resto è un libro molto particolare: le “Favole al telefono” di Gianni Rodari. La mamma ci è molto affezionata e anche i suoi bambini.

La mamma dà retta al libro, apre a caso e inizia la lettura ad alta voce. Intanto Teresa, la sua bambina più grande, fa le parti della torta e iniziano ad avvicinarsi alcuni compagni di scuola che la vedono da lontano. Si forma un gruppetto al fresco di una betulla, un’altra mamma toglie qualche cartaccia di troppo e fa spazio. «A Sant’Antonio, sul Lago Maggiore, viveva una donnina tanto brava a fare la marmellata, così brava che i suoi servigi erano richiesti in Valcuvia, in Valtravaglia, in Val Dumentina e in Val Poverina» recita la mamma, e poi – dopo aver ricostruito idealmente la geografia con i bambini, e scherzato anche un po’, procede nella lettura dell’Apollonia della marmellata.

I piccoli, intanto, la bocca piena di torta, sgranano gli occhi e si appassionano a questa donnina che sa fare le marmellate anche con i ricci delle castagne, anche con i sassi – “Anche tu ne saresti capace?” chiede qualcuno - , e si chiedono quella signora sia veramente esistita.

Quella mamma spiega loro che è un personaggio di fantasia, e che lo scrittore aveva scritto persino una grammatica, della fantasia. Già che c’è, racconta loro qualcosa su quello scrittore che a scuola si fa così fatica oggi a leggere se non per due filastrocche trite e ritrite, ma che era proprio di Varese, anzi di Gavirate, e il suo papà faceva il fornaio. I bambini chiedono un’altra storia e un’altra ancora e quella mamma è tanto felice e va avanti con la lettura.

La settimana dopo si ripresenta con delle tortine alla ricotta e marmellata – alla fine la volta prima la torta la si grattava via dal contenitore con le mani - e inizia a leggere “Le avventure di Pierino” di Piero Chiara, altro grande narratore per ragazzi, luinese di nascita. Spiega che sono i cent’anni da questa nascita e che proprio per questo lei vuole leggere la storia dell’Evaporazione delle angurie. La dividerà in alcune parti perché è una storia lunga e i bambini, si sa, dopo un po’ vogliono andare anche a giocare.

Fa così anche la settimana successiva e farà così per tante settimane ancora. Perché questa è una storia vera e succede a Varese ogni venerdì pomeriggio d’estate, verso le 16:30. Il parco esiste veramente e si chiama Parco Molina, ed è un polmone verde incastonato a metà fra i quartieri varesini di Biumo e Belforte. Nato di recente, a metà degli anni Novanta,è stato ricavato dall’incolto comunale già parco privato dell’ex villa Molina, gli illustri benefattori bosini. Un’area ripetutamente oggetto di vandalismi, trascurata dall’amministrazione comunale forse perché afferente ad un quartiere povero, ad alto tasso di immigrazione.

Quella mamma continuerà a fare le sue merende letterarie con Rodari, Piero Chiara e tanti altri autori locali ancora per dire a tutti che il parco Molina esiste ma che soprattutto esistono i bambini del parco Molina e che hanno diritto a giocare anche loro in un posto pulito e ben tenuto. E che le mamme e le nonne sono tante Apollonie della marmellata e si scambiano le ricette fatte di niente, ma così buone, ma così buone che voi non sapete proprio.

Quella mamma, sì, proprio quella mamma delle merende sono io che scrivo e che mi occupo, un po’ per lavoro, e un po’ tanto per piacere, di letteratura per bambini.
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