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Cosa mangi, Elvio?

03 Agosto 2012
Un elefantino, una scimmia e...
Proprio un bel libro, la nuova favola per bambini della scrittrice torinese Anna Vivarelli, uscito fresco fresco nel luglio scorso. Bello per tanti motivi, a cominciare dalle illustrazioni naif della bravissima Francesca Di Chiara (http://francescadichiara.blogspot.it/), ottima scelta per incantare il piccolo lettore a partire dall’aspetto visuale. Sì, perché il libro è uno di quei lavori scritti per un pubblico che si appresta a leggere le prime righe in autonomia, e deve essere guidato nella lettura da immagini a tutto campo, importanti ma nello stesso tempo discrete. Così come è visivamente discreto il testo che completa in perfetta sinergia i bei disegni: in stampatello maiuscolo a caratteri leggermente ingranditi, poche e semplici frasi a costituire una storia completa e intelligente. In realtà la collana Arcobaleno del Battello a Vapore, concepita per queste esigenze di lettura, ha già circa cinque anni di storia e comprende quasi quaranta titoli in catalogo, principalmente di autori italiani, come la Vivarelli ma anche Anna Lavatelli, Lia Levi, Emanuela Nava e il mitico Roberto Denti, il gestore della famosa Libreria dei ragazzi di Milano, nonché stranieri come il grande illustratore inglese Tony Ross.

Elvio è un elefantino giocherellone a cui piace farsi altalena con i rami degli alberi. Ma Elvio è un pochino grassottello, e un giorno, mentre canticchia la nota cantilena degli elefanti che si dondolano sul filo della ragnatela, arrivato ai sette elefanti spezza il ramo e inaspettatamente cade. Decide così di andare dai suoi anici a racimolare consigli per dimagrire: secondo la giraffa dovrebbe cibarsi solo delle foglie che stanno più in alto, secondo la rana dei fugaci insetti, secondo il coccodrillo di pesci, l’alimento sano per eccellenza. Ma nessuna di queste diete fa per lui: troppa fatica per non riuscire a mettere sotto la proboscide niente di niente, e per giunta ritrovarsi pure di continuo una grandissima sete.

Sul più bello sopraggiunge una scimmia, sua compagna di giochi, il deus ex machina della situazione. Si fa raccontare da Elvio i fatti, e tutta giuliva gli comunica la soluzione: basta cambiare ramo! Così Elvio, fatta finalmente una bella merenda con una banana, può tornare a dondolarsi allegramente su un nuovo ramo più robusto. E gli elefantini della cantilena diventano otto…

Un libro bello, dicevamo, che sa parlare al cuore dei bambini ma che dovrebbe far riflettere innanzitutto le madri. Oggi non si fa che sentir parlare dei pericoli legati all’obesità infantile, su giornali, a scuola, in televisione; fioriscono gli studi scientifici che demonizzano il problema e diventano argomento d’attualità su tutti i media nazionali; si spendono fiumi di parole sulla promozione di settimane mondiali dedicate (la prossima sarà in ottobre, per chi non ne fosse ancora al corrente).

Comunque lo vogliamo chiamare, terrorismo mediatico da un lato, ossessione dall’altro, questo atteggiamento coinvolge in maniera corale il mondo del giornalismo di settore, i ricercatori, le case produttrici, e miete quotidianamente vittime fra le madri, già sapientemente ammaestrate vuoi dall’etere catodico, vuoi dalle riviste femminili al fanatismo dell’equazione del magro-a- tutti-i-costi uguale sano uguale bello, sperimentato in primis su se stesse. Madri asservite alle diete, ortoressiche, e iperpalestrate e puntellate e finte giovani a tutte le età, madri che invece che vivere un sano rapporto col cibo e con la propria dimensione materna, ne fanno un tabù sul quale scaricare le proprie ansie da prestazione, e coinvolgono nel progetto insano la prole e le figlie femmine in particolar maniera come loro diretta emanazione: e poi vanno raccontando in giro che la colpa è tutta delle Barbie e delle Winx per scaricarsi la coscienza.

Dal canto loro, ecco i bambini, esposti a questo martellamento incessante sin dalla tenera età, all’idea terrificante per cui se a sei anni sei un po’ cicciottello, sei out. Bambini lasciati in disparte dai coetanei perché un pochettino sovrappeso – un pochettino, non esageratamente - , bambini classificati dalle loro stesse madri come obesi quando invece sono semplicemente paffutelli, bambini che si vedono già a sei anni irrimediabilmente grassi e non si accettano. A sei anni, come è stato recentemente dimostrato da uno studio dello Schools Health Education Unit su un campione di circa 30.000 bambini americani, come se ci fosse bisogno di studi per arrivare a capire che la società occidentale sta trasmettendo un’angoscia eccessiva nei confronti del cibo in generale e in particolare sulle generazioni del futuro, perché del cibo, che tale società possiede in abbondanza e uguale in tutte le stagioni, regioni e situazioni, si è persa la valenza sacrale, mentre lo si considera tristemente come sola funzione dei propri modaioli appetiti.

Gioverà ricordare allora, al di là di tutto, che mangiare, per l’essere umano, è prima di tutto un’attività sociale; persino il pasto di molti animali che vivono in comunità ci dovrebbe essere d’esempio in questo. Proiettando tutto su un discorso di matrice dietetica o peggio ancora estetica si rischia di compromettere non solo il buon rapporto fra i nostri piccoli e la pappa sin dai primi assaggi, ma anche l’accettazione di se stessi all’interno di un contesto civile che, come è noto, ha sempre fatto delle situazioni conviviali, in primis quella familiare, uno dei principali momenti aggregativi. Un bambino un po’ grassottello non necessariamente vive una dieta sbagliata; a volte sono i motori della crescita che lo rendono un po’ più in carne. Logicamente diverso, ma purtroppo la logica è solo un’opinione quando subentra il lavaggio mediatico del cervello, è il caso di un bambino effettivamente obeso, caso limite che va gestito in maniera chiaramente medica. Ma si tratta, appunto, di casi limite, mentre pare che l’unico criterio di valutazione odierno siano le taglie forzate imposte dalla moda baby di grido.

Il libro di Anna Vivarelli apre con intelligenza, ironia e gentilezza uno squarcio in questo triste panorama. La morale della favola è chiara: al bambino si deve insegnare che per divertirsi e stare bene con gli altri non serve assomigliare per forza ad un modello falso e preconfezionato, magari (anzi facciamo pure senza il magari) visto in televisione; i veri valori sociali vengono prima dell’estetica fine a se stessa, e in primis sarà opportuno far funzionare i neuroni per instaurare rapporti intelligenti. Del resto se si osservano i problemi da un’altra prospettiva, spesso si riesce anche a risolverli, e chi è in grado di affrontare i casi della vita con spirito d’iniziativa personale non solo non perde l’ottimismo ma appare anche brillante, positivo e bello agli occhi altrui.
Anna (www.annavivarelli.it) è una scrittrice molto prolifica. Premio Andersen come Miglior Autore nel 2010, ha iniziato con il teatro e la radio, per poi approdare alla letteratura per ragazzi una quindicina di anni fa. Famosissimo è il suo racconto “La frittata”, contenuto in “Storie da mangiare” (Interlinea edizioni), scritto a quattro mani con Guido Quarzo.

Anna Vivarelli
Cosa mangi, Elvio?
Il Battello a Vapore, Serie Arcobaleno, dai 4 anni.
Ill. di Francesca Di Chiara
Euro 7,50
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