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Mangiare meglio e lentamente

02 Marzo 2012
Le corrette abitudini a tavola passano anche dall'orologio
Mangiare in fretta, per effetto dei ritmi serrati imposti dai turni di lavoro, dalle pause pranzo ridotte, dai rientri serali ad ore tarde è purtroppo una delle cattive abitudini più comuni degli italiani.

I bambini ed i ragazzi non sono meno esposti degli adulti al consumo eccessivamente veloce del pasto quotidiano. La prima colazione viene troppo spesso presa al volo, a volte in piedi, quando non viene addirittura saltata a piè pari. Preziosi minuti riservati alla merenda a volte sono sacrificati dagli insegnanti di turno ad esigenze didattiche – copiare il tema all'intervallo è un classico – o organizzative (le lunghe file ai pochi bagni funzionanti o spesso monopolizzati dai fumatori clandestini fagocitano il tempo del break). Spesso, poi, i nostri figli ci parlano di lunghe code di attesa col vassoio in mano nelle mense scolastiche, persino alle elementari, cosa che ovviamente sottrae tempo prezioso al pranzo; la merenda è uno snack pasticciato e sbocconcellato distrattamente con la penna ancora in mano, o sul pullman al rientro da casa. Alla sera il ritornello delle corse puntualmente si ripresenta: se le mamme nostrane hanno orari di lavoro sono poco flessibili, il tempo per organizzare la cena è scarso; si mangia quindi tardi, cercando di finire in fretta, dando troppa importanza a quel che viene 'dopo': un programma televisivo, la palestra, le equazioni che proprio non vengono. Insomma, pare che la tranquillità a tavola ormai sia diventata per molte famiglie un miraggio, una cosa difficile da ripristinare se non nel fine settimana (e a volte nemmeno in quello).

Quale che sia la ragione della fretta a tavola, vuoi per cattiva abitudine vuoi per effettive esigenze organizzative, è noto da tempo che un pasto consumato velocemente ed una masticazione frettolosa e poco accurata predispongono a diversi rischi, dal consumo frequente di junk food (cibo spazzatura) e di cibi preconfezionati poco controllabili in termini di qualità, sino alla temutissima obesità: questo sia per quanto riguarda gli adulti, sia a livello infantile.

Mangiare in fretta equivale sempre e comunque a mangiare male, e questo anche se il cibo è genuino, perché ne viene compromessa la buona digestione. In più mangiare velocemente, molto spesso va di pari passo con l'ingurgitare troppo cibo: sembrerebbe un controsenso, ma non è affatto così. Noi genitori abbiamo il dovere di insegnare al bambino, ovviamente con l'esempio, a mangiare adagio, masticando bene: si sa, uno dei giochi preferiti a tavola dei piccini è quello di 'mandar giù' senza masticare, per sfida, per deglutire il più velocemente possibile un cibo antipatico o anche solo per velocizzare il noioso rito della tavola, percepito spesso come un coatto intermezzo in attesa di riprendere a giocare o di sintonizzarsi sui cartoni preferiti.

Masticare lentamente permette di regolare in maniera corretta il meccanismo della sazietà, la quale dipende da una serie di stimoli meccanici, chimici e termici. Questo sistema di autoregolamentazione metabolica, che richiede alcuni minuti per essere attivato, è strettamente legato alla velocità della masticazione. Banalmente, il senso di sazietà sopraggiunge in maniera corretta quando mangiamo alla corretta velocità, né troppo lentamente né troppo velocemente, in modo da masticare bene i cibi prima di deglutirli. In questa maniera si pongono dei limiti ben precisi all'introduzione delle calorie, che arrivano invece essere ad essere quadruplicate velocizzando il processo di metabolizzazione. Mangiare in fretta significa quindi disinnescare o comunque 'riprogrammare' il senso di sazietà, con le tristi conseguenze, trasportate nel tempo, che possiamo immaginare.

Per far mangiare bene e vivere meglio i nostri figli dobbiamo quindi fare necessariamente un passo indietro. Puntare la sveglia un quarto d'ora prima al mattino, per assicurare ai nostri figli una serena colazione da seduti, è un'ottima partenza per il metabolismo, cosa che si ripercuote ovviamente sul rendimento e sulla serenità della giornata. Chiedere all'insegnante di non demolire il quarto d'ora dedicato alla merenda è doveroso perché uno spuntino spezzafame consumato con quattro chiacchiere è una boccata di ossigeno per lo studente; indagare sulle corrette procedure delle refezioni scolastiche nel servizio dei pasti è quantomeno consigliabile; non trascurare una pausa alimentare in tranquillità durante il pomeriggio è sicuramente un sano 'aperitivo' per la futura cena, la quale dovrebbe essere sempre un sereno incontro familiare all'insegna del cibo sano ed appetitoso, del colloquio pacato fra i commensali, senza televisione o telefonini accesi, possibilmente senza compiti urgenti da ultimare o lezioni da studiare perché nel pomeriggio si è preferito far posto ad altro.
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