Archivio Storico 2011-2017

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Enoteca Pinchiorri, il Sogno

01 Luglio 2016

Il racconto di un'esperienza sensoriale e umana con Annie Féolde

Sì, è proprio così. Cenare all’Enoteca Pinchiorri di Firenze è stato un sogno realizzato. Io e mio marito arriviamo al ristorante alle 19,55. Sostiamo lì davanti, incerti; l’appuntamento è alle 20 precise. Un signore sembra sulla porta proprio per accogliere i clienti e ci invita ad entrare. “La Signora Annie è uscita per una commissione, ma tornerà presto” ci dice con un sorriso.  In questo ambiente lontano dalla nostra quotidianità, ci sentiamo un po’ spaesati. Si avvicina il Signor Giorgio per un saluto e ci affida ai consigli della figlia. Ci chiede se abbiamo qualche preferenza o allergie alimentari. “No, no”, mi affretto a rispondere con arrendevole entusiasmo “a noi piace tutto!”  Arriva la Signora Annie, si scusa per il piccolo ritardo e ci dà il benvenuto.

I tavoli della sala sono tutti occupati e Lei non trascura nessuno. Si avvicina con discrezione, si informa con un sorriso e spiega ogni portata con competenza. 

Iniziamo con un paio di stuzzichini molto particolari, un biscotto alla zucca e un maccherone “cacio e pepe” così croccante da sciogliersi letteralmente in bocca.

Il cestino dei piccoli pani è accompagnato da un’emulsione di olio extravergine toscano; una vera golosità! 

Si continua con una serie di antipasti apparentemente semplici. Lo chef  Riccardo Monco e il suo braccio destro Alessandro Della Tommasina ci sorprendono con tagliata di tonno e cozze marinate, uovo in camicia, gamberi rossi con asparagi appena scottati e insaporiti da delicate creme di verdure. Provo a fare qualche foto, ma il maitre molto gentile e altrettanto severo mi chiede di non usare il flash. La luce è soffusa e la mia modesta piccola Nikon senza il lampo è praticamente inutile. Annie mi sussurra, quasi complice: “Non si preoccupi, la mia assistente le invierà le foto giuste.” 

Seguono gli spaghetti alla chitarra più deliziosi che io abbia mai assaggiato; conditi con seppioline, calamaretti, pomodorini e bottarga, vorresti che non finissero mai! I ravioli di coniglio accompagnati da cicoria ripassata sono una sorpresa per il palato e  maialino di razza Mora Romagnola con radicchio è perfetto!

Mancano solo i dolci serviti con un Vin santo aromatico... Tra tutti il più “coreografico” è l’uovo di cioccolato bianco ripieno di salsa di fragole, ma le piccole gelatine e  macarons dal cuore liquido sono indimenticabili. Un cameriere ci invita a scegliere tra cioccolatini e praline. Ah, mi sembrava che mancasse qualcosa! 

Dopo la cena il sommelier, un giovane di soli 24 anni, ci accompagna a visitare la cantina, meravigliosa e fornitissima. Sembra sia la più grande al mondo al servizio di un ristorante. Che meraviglia! Migliaia di bottiglie ordinatamente disposte riposano a temperatura controllata in attesa di essere stappate. Faccio molte foto, quaggiù il flash non è proibito! Il piano superiore è dedicato all’ospitalità, un Relais molto accogliente arredato con raffinata eleganza.

È arrivato il momento dello scambio dei doni. Annie mi regala il libro “Pinchiorri a due voci” con le ricette storiche dell’Enoteca e i vini di Giorgio. Questa sera la realtà ha superato ogni immaginazione. 

Il motto di Annie è “semplicità”; nelle ricette, nella presentazione dei piatti e anche nei rapporti umani, ma, come aggiunge sempre lei, “Semplice è molto difficile”, perché cadere nella banalità è facilissimo! E qui, di banale non c’è proprio nulla; tutto, anche le piccole cose, diventano speciali, mantenendosi spontanee e naturali. 

È tempo di andare; ci salutiamo con calore, oserei dire con affetto e stima. Grazie a tutti per le tante attenzioni che ci avete riservato.

Sono le 23 ma le vie di Firenze sono ancora affollate, i piccoli locali pieni di giovani. Tornando al nostro albergo camminiamo lentamente come a prolungare il piacere della cena appena conclusa. Domani si torna a Montagnana e io ho un altro sogno. Spero tanto che i signori Pinchiorri possano venire nella mia città come miei ospiti. Chiedo troppo? Forse, ma i sogni a volte si realizzano!

Ah, dimenticavo, gli occhi di Annie non sono azzurri; d’altra parte se lo fossero stati sarebbe stato un po’ banale, non vi sembra?

 

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