Archivio Storico 2011-2017

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L’importanza di ogni singola storia…

12 Agosto 2013
alla scoperta dei “piccoli” amici di Ippoasi
Cavolini e Cavoline, ciao a tutti.
Avevate lasciato me e mia cugina sul cancello di Ippoasi, intente ad intervistare Christian che ci raccontava l’avventura quotidiana di chi ha fatto, o vorrebbe fare, di Ippoasi il suo progetto di vita.
Addentrandoci all’interno della struttura, ci siamo invece fatte raccontare le storie degli animali che sono giunti, a volte in maniera anche piuttosto rocambolesca, ai cancelli di quello che Christian ha definito il “laboratorio della pace”.

Christian, come arrivano qui da voi gli animali che ospitate?

Dunque, come già ti avevo detto a Genova siamo sempre in contatto con le associazioni del territorio che ci segnalano casi di maltrattamenti, sui quali cerchiamo di intervenire nel modo più tempestivo possibile.
In alcuni casi riusciamo a prelevare gli animali maltrattati senza troppe discussioni, in altri, come nel caso delle ultime due mucche arrivate, dobbiamo andare per vie legali e i tempi si allungano.
Comunque, ognuno dei nostri amici ha una storia spesso degna di un film, alle spalle.
Vieni con me, te ne racconterò qualcuna…

(Entriamo nel primo recinto di Ippoasi, dove una costruzione fatta di fieno e teli di plastica fa bella mostra di sé sulla sinistra – vedi foto)

Allora, questa è la prima area che mostriamo ai visitatori che vengono a conoscere Ippoasi.
Per ora è solo abbozzata, ma vorremmo attrezzarla al più presto come punto di accoglienza, con un punto info, dei tavoli di legno, e magari uno spazio per le cene benefit e le manifestazioni a sfondo benefico.
In questo momento ospita la casa dei cani, dove posso farti conoscere i primi quattro ospiti della nostra associazione.

(Si china su uno stupendo esemplare di Basset Hound, accanto al quale vi sono un bel cagnolone marrone dal muso simpatico e due adorabili Beagle).

Nestore è uno degli esempi della crudeltà umana, benché non abbia alle spalle una storia di maltrattamenti.
Come tu certamente sai, i cani sono discendenti più o meno diretti dei lupi, ed alcune razze hanno mantenuto delle caratteristiche estetiche abbastanza compatibili con i loro antenati.
Ci sono invece razze che sono state selezionate in maniera così brutale, evidenziando caratteristiche estetiche talmente assurde, da risultare non solo completamente diverse dai loro progenitori, ma anche con una qualità di vita assolutamente tremenda.
Guarda il nostro Nestore, ha le orecchie che toccano per terra, che gli finiscono nella ciotola e sotto le zampe. La pancia spesso gli striscia contro il terreno, provocandogli escoriazioni e piaghe.
La gente prende un cane come lui sull’onda della moda, poi si lamenta che è sporco.
E tutto questo perché? Perché quelli come lui andassero a stanare la selvaggina ai cacciatori?

(Si volta verso il cagnolone marrone, che mi guarda scodinzolando e decide che devo essergli simpatica, perché quando mi chino per terra mi infila il testone sotto l’ascella…)

Desmond invece è l’esempio vivente di quello che è un cane con l’intervento umano ridotto al minimo.
E’ stato portato da uno dei nostri volontari dalla sua mamma, che poi è andata via per “sistemare” anche i suoi fratellini. E’ nato randagio, e qua ovviamente non ha certo subito tutte le fisse che hanno certi padroni con i loro cani. Niente giochini per addestrare al riporto, niente esercizi da acrobata.
Come per gli altri ospiti di Ippoasi, noi abbiamo cercato di instaurare con lui un rapporto paritario, che non chiede nulla che lui non desideri fare.
Desmond si comporta nel modo che ritiene più giusto, e questo ci dimostra che anche senza “addestramento” un cane è più che in grado di comportarsi “bene”.
Desmond gioca se vuole giocare, dorme se vuole dormire, senza comportamenti aggressivi di nessun genere. La prova del fatto che è nato, cresciuto e rimasto una creatura libera, è che se lo portiamo in macchina o lo chiudiamo temporaneamente in uno spazio chiuso, va in ansia.
Non lo sopporta.

E i due Beagle?

Loro sono Trombino e Pompadour, e come puoi immaginare arrivano da Green Hill.
Loro sono l’esempio pratico di quanta bontà ci sia nei cani, perché nonostante abbiano avuto una vita certamente difficile, sono dolcissimi, giocherelloni ed equilibrati.
In pratica, come puoi vedere, qui abbiamo tre casistiche emblematiche di quello che può provocare l’intervento più o meno forzato dell’uomo sulla vita canina.
Vieni, passiamo all’altro recinto.

(Ci spostiamo nell’area “pollaio”)

Dunque, le galline, i galli e le anatre che ospita Ippoasi arrivano quasi sempre da situazioni di allevamento illegale, oppure da condizioni di allevamento intensivo, che è una delle peggiori barbarie nel mondo dell’allevamento, anche se noi sosteniamo che non possa esserci un allevamento “giusto”.
All’interno degli allevamenti, soprattutto in quelli a sfondo ovaiolo, la selezione dei pulcini viene fatta alla nascita, che avviene in incubatrice. I maschi, che non possono fare uova, vengono uccisi subito dentro enormi trituratrici, spesso ancora vivi…

(Ringrazio Dio che ho lo stomaco forte…)

…le femmine invece vengono tutte “sbeccate”, cioè gli viene spuntato il becco perché non si uccidano tra di loro quando verranno messe nell’allevamento intensivo.
Infatti, al momento in cui passano nelle “batterie” o nei capannoni, si trovano in uno stato di prostrazione psicologica tale da diventare aggressive le une verso le altre.
Alcune di loro, quando arrivano qui, muoiono dopo pochi giorni perché hanno il sistema nervoso è a pezzi.
E se le osservi da vicino, puoi accorgerti che il becco di molte è spuntato...

(Confermo…)

Anche le galline sono un esempio pratico della crudeltà umana, oltre alla situazione orribile a cui sono state sottratte. Infatti, quando sono giunte da noi, molte di loro sono diventate grosse al punto da accusare problemi di artrite e podoflemmatite.
Questo accade perché sono selezionate per ottenere il massimo rendimento a livello commerciale, e naturalmente non viene messo in conto che vivano a lungo…
Fortunatamente, dopo un inizio spesso drammatico, le più tante sono riuscite a raggiungere un equilibrio che ha consentito loro di sopravvivere.
L’area pollaio per noi è molto importante a livello didattico, perché riteniamo doveroso illustrare alle persone da dove arrivano la coscia di pollo e le uova per la frittata.
Nonostante oggi molti dichiarino che le loro galline non sono allevate in batteria ma “a terra”, bisogna essere coscienti del fatto che non si tratta di allevamento a terra nell’aia, come nelle fattorie dei film americani, dove la vecchietta distribuisce il granone con il fazzoletto in testa e il grembiulino a fiori.
L’allevamento a terra vuol dire migliaia di galline pigiate dentro un capannone, che mangiano in mezzo ai loro stessi escrementi, che vengono imbottite di antibiotici per non prendersi altro che aviaria, che quando non fanno più uova vengono appese a testa i giù su un nastro trasportatore, tramortite con una scossa elettrica e decapitate per poi essere mandate alla lavorazione.
E’ necessario che la gente sappia, perché è solo la conoscenza che ti consente di fare una scelta ad occhi aperti, che in questi allevamenti vengono uccise in maniera sbrigativa, sempre per avere il massimo rendimento al minor costo possibile, dalle 30000 alle 60000 galline al giorno.
E’ questo l’allevamento da cui arrivano buona parte della cosiddetta “carne bianca” e delle uova in commercio, e lascio a te le conclusioni mentre ci spostiamo nell’area dei grandi animali.
Una cosa che però voglio farti notare è che la vecchia regola dei “due galli in un pollaio” è aria fritta.
I galli ospiti di Ippoasi coabitano in maniera più che pacifica, segno che quando gli animali hanno una vita serena non hanno bisogno di sviluppare rivalità che sono invece caratteristiche tipiche dell’animale “umano”.

(Usciamo da un cancello e ci spostiamo in un grande prato, con molti cumuli di tronchi e assi, dove troviamo caprette, pecore e tre maiali che riposano all’ombra. Christian si china vicino ad uno con il manto maculato, gli gratta la pancia ed ottiene per risposta parecchi grugniti soddisfatti)

Lui è Gorgo, ed è uno degli animali “simbolo” di Ippoasi. Il suo nome deriva da Gorgona, l’isola carcere dove i detenuti lavorano all’allevamento di mucche da latte, capre, pecore e maiali. Ovviamente, i capi allevati sono destinati al macello.
Io mi ero recato sull’isola per un lavoro da maniscalco, il pareggio degli zoccoli di alcuni cavalli, e per compenso, invece dei soldi, ho chiesto di poter prelevare uno dei maialini.
Così Gorgo è arrivato ad Ippoasi, e per molto tempo è stato l’unico esponente della sua specie.
Non avendo alle spalle un passato di crudeltà e maltrattamenti, è cresciuto dolce e coccolone, ed è la dimostrazione vivente che i maiali non sono “brutti, sporchi e cattivi”, ma sono animali molto puliti e socievoli.
Certo che dal maiale che cresce nella porcilaia, dormendo nel letame, non è che puoi pretendere…
Successivamente è arrivata Peppa, che è invece un classico esemplare da allevamento intensivo, come testimonia il taglio della coda. E’ arrivata da noi non sappiamo da dove, e per questo motivo l’avevamo tenuta in quarantena per scongiurare il pericolo delle tipiche malattie “da recinto”.
In seguito lei e Gorgo sono diventati inseparabili, e vederli riposare insieme all’ombra è uno degli spettacoli più teneri che si possano vedere… Alfred invece è l’ultimo arrivo, ed è stato cresciuto in una cascina che ad un certo punto non ha più potuto ospitarlo.
Anche lui fortunatamente non ha alle spalle una storia dolorosa, e si è inserito molto bene nel nostro ecosistema.

Ci sono moltissime caprette…

Si, alcune sono nate proprio qui. Lolita e Lolito sono giunti qua dall’allevamento dove la piccola pony Lola lavorava con i bambini. Lolita in particolare viveva nello stesso box di Lola, perché spesso le caprette vengono inserite nei box dei cavalli più stressati, a titolo di compagnia.
Quando sono arrivati qui erano assieme a Lola e a Lollo, il loro primo cucciolo.
Lolito e Lollo non si lasciano toccare, segno che il ricordo del loro rapporto con l’uomo non deve essere per niente gradevole, ma Lolita da poco ha stabilito che ci ha “accettato”, e ha deciso di lasciarsi avvicinare.
Ad Ippoasi sono nati Lele e Lula, maschio e femmina, che hanno ereditato la diffidenza dai loro genitori e che per ora non si fanno toccare.
Lì abbiamo Rachele, Camilla e Rosa, che sono rispettivamente nonna, madre e figlia e che sono state regalate ad un nostro amico attivista da un pastore che dismetteva l’allevamento.
Rachele è diffidente, mentre Camilla è più socievole.

(In effetti, sta correndo appresso a Selena perché pare molto interessata alla macchina fotografica)

Rosa invece è nata qui. E laggiù abbiamo Giulia, che ha alle spalle la storia più dolorosa di tutte le caprette ospiti di Ippoasi, perché quando l’abbiamo recuperata la frase che ci ha rivolto il suo “padrone” è stata “o la prendete voi o stasera le taglio la gola…”

Alla faccia del ricatto…

Già, e naturalmente non abbiamo avuto dubbi. Ma come scoprirai tra poco, le storie più avventurose le potrebbero raccontare i cavalli.

(continua…)

Nella foto di testa, la casa dei cani, all’inizio del percorso di visita.

Foto di Selena Pisaroni

www.ippoasi.org
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Via Livornese 762 – San Piero a Grado – Pisa
Tel. 389/7629476

Per vedere su youtube il filmino di Ippoasi con il trasferimento nella nuova Sede, potete cliccare su:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=x46FTSViQVc
primi sui motori con e-max.it
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