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Landaschaftshonig, un'esperienza austriaca

22 Marzo 2013
cosa significa leggere e raccontare un terroir?
Ci sono affermazioni che si sentono ripetere spesso legate al cibo. Tra queste, la più conosciuta e forse anche inflazionata è quella riferita alla capacità di un cibo di saper leggere e raccontare un territorio, meglio sarebbe dire un "terroir" per tutto ciò che di complesso e affascinante questo termine contiene e significa. Avere perciò, da parte di un cibo, vino,olio o miele che sia, il potere quasi magico di farci viaggiare con la mente e il corpo dei sensi nel tempo e nello spazio, è dote rara e preziosa. Dote che riesce a scatenare dentro di noi reazioni potenti e arcaiche che ci portano a sentire veramente ciò che un vino, un olio, un miele vogliono comunicarci. Ma una domanda nasce spontanea rispetto a questi aspetti che ci fanno amare il cibo oltre la sua capacità di semplice nutrimento.

La domanda è: cosa significa leggere e raccontare un terroir? Chi lo fa veramente? Come e perchè? Voglio provare a dare una risposta a questa domanda. La risposta è quella che io,oggi, ho trovato. Quella che mi soddisfa di più nel tempo presente. Forse domani nuovi elementi perfezioneranno il mio punto di vista, anzi ne sono certo, ma per ora esprimo il mio parere "qui e adesso" senza la pretesa di un arrogante "nunc et semper"; un parere che voglio condividere con voi.

Una nuova scienza mi ha appassionato molto negli ultimi anni e un divulgatore come io cerco di essere, scrivendo di ulivi e dei loro oli,di sciami d'api e dei loro mieli, non poteva non avvicinarsi a questo nuovo ambito di conoscenza e studio. Sto parlando della Neurobiologia Vegetale le cui ricerche e il cui studio mi hanno fatto conoscere, capire e vedere gli esseri viventi vegetali - grandi alberi, piante e fiori - con conoscenze e sguardi completamente diversi da quelle del mio passato da ignorante, specialmente guardando proprio alle più recenti scoperte della Neurobiologia Vegetale, le più stupefacenti.

Qui:
http://www.linv.org/images/popular_science_pdf/alcuni%20aspetti.pdf
Qui:
http://m.youtube.com/watch?v=P56VZcH_mL8&feature=related

Ma voglio proseguire con ordine nel racconto, introducendo dei precisi riferimenti nei miei ragionamenti.
Il nostro piccolo pianeta terra è senza dubbio da sempre dominio degli "esseri viventi vegetali", grandi alberi e piante in maggioranza angiosperme. Esseri viventi, certo, come noi. Alcuni di loro sono tra i più grandi esseri viventi sul pianeta. In questo senso un bell'esempio sono le gigantesche sequoie. Anzi direi di più. Direi che tutto il restante mondo vivente animale, noi compresi, deve a loro, ai grandi alberi e alle piante, la propria sopravvivenza e il proprio sviluppo, in parte la propria evoluzione. Qualcuno afferma che furono gli alberi ad invitarci, forse manipolandoci gentilmente da quando siamo apparsi come ominidi sul pianeta, ad un'ininterrotta collaborazione al loro servizio. Collaborando con loro per la loro vita, la cui espansione non poteva essere affidata al solo e mutabile vento o agli insetti. Qualcun altro essere doveva collaborare. A me piace pensare che quel qualcun altro, preferito dagli esseri vegetali, fossimo proprio noi e che le piante ci abbiano scelto... per amore della vita, dando poi a noi potenza di vita.

La Neurobiologia Vegetale afferma nei propri studi che alberi e piante fiorite hanno forme sofisticatissime di intelligenza che utilizzano al meglio per vivere e progredire sul pianeta, conquistando possibilmente sempre nuovi territori. Per farlo le piante possono contare sulla loro capacità di misurare parametri per noi non misurabili, troppo limitati i nostri 5 sensi. Loro infatti di sensi, di sensori attivi verso la vita in azione, ne hanno una ventina, questi almeno quelli per ora scoperti e verificati.

Possono valutare e misurare parametri elettrici, magnetici, chimici e fisici. Possono tra loro comunicare con sofisticatissimi meccanismi scoperti e chiariti grazie alla Neurobiologia Vegetale e con l'ausilio della fisica quantistica. Sottili interazioni sono state scoperte sottoterra, movimenti a sciame delle radici che assomigliano incredibilmente nella loro costruzioni sotterranee alle nostre reti Web. Un Internet vegetale primigenio, efficientissimo e vecchio di milioni di anni. Fanno tutto questo per vivere e per diffondersi abbiamo detto. Ma tutto ciò lo devono fare da milioni di anni, è bene ricordarlo, vivendo saldamente e stabilmente piantati in un luogo preciso del pianeta, longitudine e latitudine immutabili per la loro intera vita. Le piante non possono fuggire davanti ai nemici o dai loro luoghi di nascita. Per questo il loro cervello vegetale, la loro parte pensante, l'hanno da sempre protetta mettendola sotto terra, lontana e nascosta ai nemici di passaggio. I loro pensieri, potremmo dire, sono radicati nella terra, nei suoli. Ragionano da sempre con i loro terreni di nascita. Lo fanno benissimo da milioni di anni.

Fanno ciò che noi non potremo mai fare, lo fanno con le loro terminazioni nervose attive proprio sotto terra, negli apici radicali e a contatto con i terreni. Conoscono e memorizzano nel tempo i venti dominanti nei terroir abitati dalle loro comunità vegetali, misurano le temperature locali e i loro sbalzi. Vivono catturando l'energia del sole e prevedendo in parte anche il clima dei luoghi. Parametrando tutto ciò vivono in sintonia con i loro terroir, ne sono consonanti. Nel caso degli ulivi ad esempio, alberi antichissimi a noi cari e speciali, questi vivono su suoli spesso aridi ed aspri alla vista, ma per loro amici e senza segreti. Vivono a volte per migliaia di anni, gli ulivi, nello stesso luogo. Segno questo, credo, di grande intelligenza vegetale, di diplomazia,di buon senso vegetale anche.

I grandi alberi sostengono ed espandono la loro vita, e la vita in generale sul pianeta, senza tristezze, senza esitazioni già molti anni prima della nostra apparizione sulla terra. Questi potenti esseri sono poi anche esseri sociali, costituiscono e organizzano comunità fraterne, le foreste. Hanno poi visto apparire al loro fianco, con lo scorrere delle varie ere geologiche, molte altre forme di vita "mobile" alle quali hanno regalato aiuto, protezione, sostanza alimentare e, direi, chiesto collaborazioni. In particolare hanno da sempre, secondo me fin dalla nostra apparizione, amato molto noi esseri umani. Hanno aspettato, nella loro immobilità, che noi imparassimo in vari modi ad entrare in contatto con loro. Questo noi uomini lo abbiamo fatto già molti anni fa, ma iniziamo solo oggi a comprendere bene il mondo e i "pensieri" dei vegetali e le loro capacità di lettura e racconto dei luoghi, dei terroir. Oggi noi uomini andiamo molto al di là della semplice e primitiva raccolta dei loro frutti, dell'approfittare delle loro altezze per metterci al sicuro o delle ombre salvifiche rispetto al sole cocente. Ad un certo punto noi uomini nella nostra storia evolutiva abbiamo capito che la vita esigeva collaborazioni tra gli esseri viventi, vegetali ed animali, cooperazioni molto complesse.

Poi ad un certo punto del nostro cammino di evoluzione come specie e nella nostra ricercata collaborazione coi vegetali ecco apparire, qualche migliaio di anni fa, nuovi e complessi alimenti. Cibi che nascevano da un collegamento molto intimo tra noi e gli esseri vegetali. Bevande antiche come l'idromele e il vino. Condi-menti antichi come gli oli da olive e ancora molto tempo prima alimenti dolci come i mieli, tutti racconti certamente vegetali. Ma non voglio parlare subito dei mieli perché questi meritano alcune considerazioni a parte, essendo l'alimento centrale del mio ragionare sui rapporti di collaborazione tra noi e le piante. Questi alimenti da noi nel tempo scoperti, vini, oli, mieli, ci mettevano, e oggi ancora sempre più ci pongono, in stretto contatto proprio con alcune piante.

L'uomo scopre dalla vite e dai suoi frutti la possibilità di ricavarne il vino. Incontra l'ulivo e dai sui frutti l'olio. Lo estrae con intuizioni precise e manualità straordinaria. La vite e l'ulivo trovarono nell'uomo, dopo aver aspettato per milioni di anni, un essere animato sul quale poter contare. Per questo donarono all'uomo vini e oli che poi noi abbiamo saputo nel tempo far divenire alimenti "sacri", alimenti e che ci hanno permesso di capire le anime dei vegetali da cui venivano. Vino e olio ci hanno dato le chiavi di lettura per comprendere i racconti che sono dentro le piante da sempre, racconti nati proprio dalle loro precise letture dei suoli e dei luoghi. Hanno imparato a far questo milioni di anni prima di noi. Solo loro lo sanno fare così bene e ci nutrono con le parole edibili dei loro ragionamenti che per noi sono vini, oli, mieli.

A questo credo si aggiungano anche strane vibrazioni energetiche provenienti dalle piante che ci fanno sentire lo spirito della terra, il suo canto. Noi uomini poi entriamo a volte con prepotenza a far parte del terroir con le nostre intuizioni, i nostri pensieri, che diventano insieme ai loro pensieri vegetali tradizione e storia di quei luoghi. Uno strano equilibrio dei ragionamenti degli uni e degli altri che per noi si traducono negli equilibri della salute, del benessere.
Entriamo così in una vera comunione salutare con vite e vigneti, ulivo e uliveti, foreste e mieli.

Ma ecco ora i mieli.
Ho preparato l'approdo ai mieli conducendovi in questa lunga ma indispensabile ouverture arborea lasciando questi di proposito come ultimi. Perché i mieli, questi potenti ali-menti, sono per me il vero spirito della natura tramutato in cibo. Sono anche loro come vini e oli racconti vegetali originali che il sole scrive sulla terra e non si possono capire e amare i mieli se non si amano e non si capiscono i fiori e i grandi alberi. C'è nei mieli però una grande specificità che li rende immensamente unici.

Se nei vini e negli oli da olive la mano dell'uomo entra di forza nella traduzione delle lingue sottili degli alberi, incidendo molto nel racconto finale, nei mieli questo non accade. Nei mieli il racconto dei terroir emerge in purezza, senza intermediazioni umane. Con i mieli noi possiamo giungere al cuore vivo e profondo degli esseri vegetali senza trasformare qualche loro essenza liquida. Nei mieli però non lo facciamo da soli, non possiamo farlo da soli. Lo possiamo fare solo se ci affidiamo ad un altro essere vivente speciale che da milioni di anni, perciò molto, molto tempo prima che noi fossimo, aveva instaurato con le angiosperme un legame vitale, profondissimo, unico, simbiotico, definitivo: l'ape. I primi ominidi alcune migliaia di anni fa incontrarono l'ape e un alimento speciale fatto da questo organismo strano, un super organismo, formato da un insetto che nella sua singolarità tale rimane, ma nel suo vivere in comunità forma uno sciame, divenendo così ciò che viene definito un superorganismo, un essere vivente più simile ad un mammifero che ad una comunità degli insetti.

Lo sciame di api è il superorganismo che vive in perfetta simbiosi con gli esseri immobili vegetali da milioni di anni. Dalle loro linfe, che sono le anime dei suoli, dai loro nettari e della potenza del sole le api ricavano una strana sostanza che è energia solare resa compatta e commestibile e nello stesso tempo è racconto. Noi chiamiamo questo alimento miele. Lo sciame di api ha capito prima di noi, milioni di anni fa, come poter immagazzinare l'energia del sole insieme ai suoi racconti dei luoghi, attraverso la collaborazione con le uniche vere centrali solari viventi: le piante. I mieli perciò sono in assoluto i racconti vegetali più precisi dei suoli e insieme scintille di stelle, i racconti più vivi e profondi. Gli sciami di api traducono per noi questi racconti senza nulla aggiungere, facendo solo in modo che noi possiamo leggerli. Li leggiamo da sempre con la nostra bocca. La bocca, che è sede in cui nasce la parola, diviene per i mieli sede della lettura delle parole espresse da migliaia di "dialetti locali dolci" che sono i mieli. Un dolce antico che rimane da sempre il sapore più intimo per l'uomo. Mieli perciò come dialetti puri dei terroir.

Le traduzioni per noi di questi dialetti locali sono proposte poi dalle api in decine di questi mieli-racconto, racconti molto diversi tra loro legati intimamente ai luoghi di provenienza, legati alle vite di piante e fiori specifici di una località. Tanti i luoghi della terra nei quali fiori e piante, organizzati come tanti strani social network, sono pronti a cogliere complessi impulsi energetici locali che vengono poi interiorizzati dalle acacie di quel particolare terroir, da quegli abeti, da quei castagni, dal trifoglio e dal tarassaco di quei luoghi. Canti proposti dalle querce e dai tigli di quella vallata, dalla cipolla e dal limone di quella baia. Sensazioni colte dall'asfodelo e dal cardo, amori e passioni del corbezzolo e del timo, del rosmarino e dell'elicriso che hanno dentro l'impronta unica dei loro luoghi di nascita, e quell'impronta è disegnata nei loro nettari che solo l'ape può raccogliere e poi con arte e intelligenza tramutare in mieli. Lo sciame di api può mettere in un favo il senso di una intera foresta o il concerto di quello speciale prato millefiori, sempre diverso ogni anno nel suo vivere ed essere fotografia precisissima di quel luogo. Una biblioteca di racconti vegetali è ciò che possiamo cosi organizzare invasettando questi racconti, portando la foresta e i grandi prati sulle nostre tavole ogni giorno.

Questo sono i mieli. Veri libri di racconti vegetali dei terroir, immagini saporite, quadri dolci e profumati di un terrirorio. Questa è anche l'essenza che vogliamo farvi trovare nei vasetti dei nostri Landschaftshonig.
Noi apicoltori attenti e appassionati, innamorati dei loro sciami, li abbiamo avuti in regalo, in dono, dalle nostre api. Unici sono i mieli, originali come ognuno di noi.
primi sui motori con e-max.it
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